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Un semplice test del sangue supera il colesterolo nel prevedere il rischio cardiaco

Uno studio Chalmers-Harvard dimostra che misurare apoB e lipoproteina(a) è più preciso del tradizionale esame del colesterolo

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Esame del sangue - Foto Shutterstock
Esame del sangue - Foto Shutterstock

Per quasi 60 anni, la misurazione del colesterolo nel sangue è stata lo standard per individuare i soggetti ad alto rischio di malattie cardiovascolari. Ora, una nuova ricerca condotta dalla Chalmers University of Technology in Svezia e dall’Università di Harvard negli Stati Uniti propone una svolta importante. Secondo lo studio, pubblicato sull’European Heart Journal, combinare la misurazione di due marcatori lipoproteici tramite un semplice esame del sangue consente di prevedere il rischio di malattia cardiaca con maggiore precisione rispetto al solo test del colesterolo, potenzialmente salvando molte vite.

Come funzionano le lipoproteine e perché colesterolo da solo non basta

Il colesterolo è essenziale per il nostro corpo, ma livelli eccessivi possono favorire la formazione di placche nelle arterie, aumentando il rischio di infarto e ictus. Viene trasportato nel sangue da particelle specializzate chiamate lipoproteine, divise in quattro classi principali. Tre di queste, caratterizzate dalla presenza della proteina apolipoproteina B (apoB), trasportano il cosiddetto "colesterolo cattivo". La quarta classe, al contrario, aiuta a rimuovere il colesterolo in eccesso, ed è nota come il "colesterolo buono".

Attualmente, il rischio cardiovascolare viene valutato misurando i livelli di colesterolo totale. Tuttavia, poiché il colesterolo non può danneggiare le arterie senza le sue lipoproteine trasportatrici, gli scienziati hanno iniziato a considerare che misurare il numero di particelle di lipoproteine "cattive" potrebbe offrire una valutazione più precisa del rischio.

Il numero di particelle apoB è il miglior indicatore di rischio cardiaco

Gli studiosi hanno analizzato campioni di sangue di oltre 200.000 partecipanti della UK Biobank senza precedenti di malattie cardiache, misurando numero e dimensioni delle lipoproteine contenenti apoB. Seguendo i pazienti fino a 15 anni, hanno individuato quali modelli lipoproteici fossero più associati a futuri eventi cardiaci.

“Abbiamo scoperto che l'apoB è il miglior marcatore per valutare il rischio di malattie cardiache,” spiega Jakub Morze, autore principale dello studio. “Poiché l'apoB indica il numero totale di particelle di 'colesterolo cattivo', la sua misurazione fornisce un test più accurato rispetto al colesterolo tradizionale. Questo non significa che i test convenzionali siano inutili, ma circa un paziente su dodici potrebbe vedere il proprio rischio sottostimato." Passare al test dell'apoB, secondo Morze, "potrebbe migliorare la precisione delle diagnosi e salvare vite umane".

Nel grafico i tre tipi di lipoproteine trasportatrici di "colesterolo cattivo", tutte caratterizzate dalla presenza della particella apoB come elemento strutturale distintivo. Crediti: Chalmers University of Technology | Jakub Morze

Il ruolo della lipoproteina(a) nel rischio cardiovascolare

Un altro elemento emerso dallo studio riguarda la lipoproteina(a), una particolare forma di lipoproteina "cattiva". Anche se mediamente rappresenta meno dell'1% delle lipoproteine totali nella popolazione generale, livelli geneticamente elevati possono aumentare notevolmente il rischio di malattie cardiache.

Come sottolinea Clemens Wittenbecher, co-autore e Professore Assistente di Medicina di Precisione e Diagnostica alla Chalmers, “i nostri risultati indicano che la conta delle particelle apoB potrebbe sostituire i test standard del colesterolo e che anche la lipoproteina(a) dovrebbe essere misurata per avere un quadro completo del rischio lipidico cardiovascolare. I test per questi due marcatori sono già disponibili sul mercato, economici e semplici da implementare”.

I risultati dello studio:

European Heart Journal

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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