Vitiligine, trattamento innovativo promette di ripristinare la pigmentazione della pelle
Uno studio della Northwestern University mostra risultati incoraggianti

La vitiligine è una condizione autoimmune che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, causando la progressiva perdita di pigmentazione della pelle. Oggi, una nuova ricerca della Northwestern University suggerisce che un composto naturale, derivato da batteri intestinali benefici, potrebbe rallentare la progressione della malattia e favorire il ripristino della melanina. Lo studio, condotto su modelli animali, ha mostrato risultati promettenti, aprendo nuove strade per lo sviluppo di terapie innovative.
Un trattamento sperimentale che promette risultati concreti
I ricercatori della Northwestern University hanno testato un prodotto microbico su topi predisposti alla vitiligine, osservando una riduzione della depigmentazione cutanea del 74% dopo un ciclo di trattamento di 18 settimane. L'efficacia del composto è dovuta alla sua capacità di ridurre l’azione delle cellule T killer, che attaccano i melanociti, e aumentare le cellule T regolatrici, che proteggono la pelle dalla progressiva perdita di colore.
“I risultati sono stati sorprendenti”, ha dichiarato la professoressa I. Caroline Le Poole, a capo dello studio. “Abbiamo osservato un cambiamento significativo nei modelli animali trattati, e crediamo che questa terapia possa funzionare anche sugli esseri umani”.
Vitiligine e trattamenti attuali: quali sono i limiti?
Al momento, l’unico farmaco approvato per il trattamento della vitiligine è la crema Opzelura (ruxolitinib), autorizzata dalla FDA. Tuttavia, le statistiche mostrano che solo il 30% dei pazienti ottiene una ripigmentazione significativa della pelle. Questo significa che la maggior parte delle persone affette da vitiligine non ha ancora una cura realmente efficace.
La possibilità di un trattamento microbico naturale potrebbe rappresentare una svolta, offrendo una soluzione più sicura e meno invasiva per chi convive con questa condizione. “Molti pazienti si sentono impotenti di fronte alla progressione della malattia. Stabilizzarla potrebbe davvero migliorare la qualità della loro vita”, ha aggiunto Le Poole.
Un problema che colpisce soprattutto le persone con pelle scura
La vitiligine può manifestarsi in qualsiasi individuo, ma ha un impatto particolarmente forte sulle persone con pelle scura, dove la perdita di pigmentazione è più evidente e può causare maggiore disagio psicologico e sociale. Inoltre, chi soffre di vitiligine ha spesso un rischio aumentato di disturbi cardiovascolari, endocrini e autoimmuni.
Le Poole ha dedicato oltre 30 anni di ricerca allo studio della vitiligine e ha sottolineato come l'accettazione della malattia sia soggettiva. “Alcune persone, come modelle e celebrità, hanno imparato a convivere con la vitiligine, sfidando gli standard estetici tradizionali. Tuttavia, chi desidera un trattamento deve avere a disposizione una soluzione efficace”.
Quali sono i prossimi passi della ricerca?
Il prossimo obiettivo del team di ricerca sarà quello di adattare il trattamento all’uomo, trovando una soluzione più pratica rispetto alle attuali iniezioni settimanali utilizzate nei test sui topi. “Stiamo esplorando alternative come un integratore alimentare o un unguento topico”, ha spiegato Le Poole.
Inoltre, gli scienziati ritengono che questa terapia potrebbe avere effetti positivi anche su altre malattie autoimmuni, in particolare quelle che coinvolgono le cellule T killer della pelle. “Il nostro obiettivo è ottimizzare questo composto e verificare se può essere combinato con i trattamenti già esistenti”, ha concluso la ricercatrice.