Alzheimer, scoperto un meccanismo chiave che potrebbe rallentare o persino arrestare la progressione della malattia
Ricercatori svelano il doppio ruolo della microglia nel cervello: un’importante scoperta apre la strada a nuovi trattamenti per combattere l’Alzheimer
Un'importante scoperta potrebbe rivoluzionare il trattamento dell'Alzheimer, la malattia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Un team di ricercatori, guidato dal Graduate Center della City University di New York, ha individuato un meccanismo chiave nel cervello che coinvolge la microglia, le cellule immunitarie del sistema nervoso centrale. Lo studio, pubblicato sulla rivista Neuron, dimostra che queste "guardiane" possono giocare un ruolo ambivalente: mentre proteggono il cervello dalle minacce, in situazioni di stress possono produrre molecole tossiche che aggravano la neurodegenerazione. I primi test sui topi hanno mostrato risultati promettenti, aprendo nuove prospettive per rallentare, o addirittura fermare, la progressione della malattia.
Il doppio ruolo della microglia: guardiana o nemica?
La microglia, componente fondamentale del sistema immunitario del cervello, è costantemente in movimento alla ricerca di minacce. Tuttavia, lo studio ha rivelato che in condizioni di stress alcune cellule microgliali possono diventare "nocive". Analizzando campioni di tessuto cerebrale prelevati post-mortem da pazienti affetti da Alzheimer, i ricercatori hanno osservato che queste cellule producono molecole tossiche costituite da grassi, che danneggiano i neuroni e peggiorano la progressione della malattia. Questo comportamento è stato riscontrato con una frequenza doppia nei pazienti rispetto ai soggetti sani della stessa età, confermando il ruolo potenzialmente devastante di questa tipologia "cattiva" di microglia.
Test sui topi: due strategie per fermare la progressione
Per approfondire il meccanismo, i ricercatori hanno condotto esperimenti su modelli animali. Due approcci si sono dimostrati promettenti:
- Blocco dell’attivazione della microglia in condizioni di stress
- Inibizione della produzione delle molecole tossiche
Entrambe le strategie hanno portato a risultati significativi: i neuroni sono stati protetti e si è impedito l’accumulo della proteina tau, considerata uno dei marcatori principali della malattia di Alzheimer.
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Nuove prospettive per trattamenti farmacologici
I risultati dello studio rappresentano un passo avanti nella comprensione del legame tra stress cellulare e malattia di Alzheimer. “Questi risultati rivelano un legame cruciale tra stress cellulare ed effetti tossici della microglia in modelli della malattia di Alzheimer", afferma Anna Flury, prima firmataria dello studio. La ricerca potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci in grado di colpire questo meccanismo. “Colpire questo meccanismo potrebbe portare a nuovi trattamenti farmacologici”, aggiunge Flury. Leen Aljayousi, co-autrice dello studio, sottolinea inoltre come tali terapie possano dare speranza a milioni di pazienti e alle loro famiglie, rallentando in modo significativo la progressione della malattia.
Il farmaco "anti-Alzheimer" e le speranze per il futuro
La scoperta arriva in un contesto di grandi novità nel trattamento dell’Alzheimer. Dopo Stati Uniti, Regno Unito e Giappone, anche l'Unione Europea ha approvato il primo farmaco capace di rallentare la malattia nelle fasi iniziali. Il parere positivo dell’Ema, l’Agenzia Europea per i Medicinali, rappresenta un importante passo avanti. Tuttavia, in Italia, sarà necessaria anche l'approvazione dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Questi sviluppi alimentano speranze concrete per migliorare la qualità della vita dei pazienti, sottolineando l’importanza della ricerca scientifica nella lotta contro l’Alzheimer.
Fonte:
Neuron