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Sclerosi multipla, scoperto un nuovo bersaglio terapeutico

Uno studio dell’Università di Bonn e dell’Ospedale Universitario di Bonn (UKB) identifica la proteina MLC1 come potenziale antigene target nella sclerosi multipla

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Sezione cerebrale di un paziente con sclerosi multipla, i neuroni sono visualizzati in verde e l'antigene target MLC1 in rosso. Foto Ospedale Universitario di Bonn (UKB)
Sezione cerebrale di un paziente con sclerosi multipla, i neuroni sono visualizzati in verde e l'antigene target MLC1 in rosso. Foto Ospedale Universitario di Bonn (UKB)

Un team di ricercatori dell’Ospedale Universitario di Bonn (UKB), dell’Università di Bonn e dell’FAU Erlangen-Norimberga ha individuato nella proteina di membrana MLC1 un potenziale bersaglio antigenico per la sclerosi multipla (SM). Utilizzando un approccio innovativo basato su tecniche avanzate di analisi immunologica, gli scienziati hanno fatto luce su un aspetto finora poco chiaro della patologia.

I risultati dello studio, pubblicati su Neurology Neuroimmunology & Neuroinflammation, suggeriscono che la proteina MLC1 potrebbe essere coinvolta nella risposta autoimmune alla base della malattia, aprendo nuove prospettive per la diagnosi e le terapie future.

Il ruolo delle cellule B nella sclerosi multipla

La sclerosi multipla è caratterizzata da un'infiammazione cronica del cervello e del midollo spinale, causata dall’attacco delle cellule immunitarie contro la mielina, la guaina che riveste i nervi. I trattamenti attuali, come le terapie che riducono la presenza delle cellule B, hanno dimostrato un'efficacia significativa nel rallentare la progressione della malattia.

"Il bersaglio antigenico della sclerosi multipla è stato a lungo un mistero e non sembra esserci un singolo antigene definito", afferma la Prof.ssa Stefanie Kürten, direttrice dell’Istituto di Anatomia dell’UKB.

MLC1, un nuovo candidato chiave nella sclerosi multipla

Negli ultimi anni, la proteina GlialCAM è stata identificata come un potenziale antigene associato alla sclerosi multipla, specialmente in relazione all’infezione da virus Epstein-Barr, considerata un possibile fattore di rischio per lo sviluppo della malattia. Ora, il nuovo studio indica che MLC1, un’altra proteina di membrana, potrebbe svolgere un ruolo cruciale nel processo autoimmune.

"Uno dei principali bersagli individuati è stato MLC1, motivo per cui abbiamo concentrato su di essa le nostre ricerche", spiega Raffael Dahl, co-primo autore dello studio presso la FAU Erlangen-Norimberga.

Alicia Weier, co-prima autrice e dottoranda in Neuroanatomia all’Università di Bonn, aggiunge: "MLC1 è un candidato molto interessante perché è espresso sia sugli astrociti che sui neuroni. Inoltre, è un partner di legame di GlialCAM".

Un’autoimmunità complessa e diversificata

Gli esperimenti condotti hanno confermato un aspetto chiave della sclerosi multipla: la risposta autoimmune è estremamente variegata. I ricercatori hanno riscontrato una significativa risposta anticorpale contro MLC1 nelle colture di cellule B e nei campioni di siero prelevati da pazienti con SM.

Inoltre, titoli anticorpali elevati contro MLC1 sono stati osservati anche nel liquido cerebrospinale di pazienti affetti da malattie neuroinfiammatorie di origine virale, suggerendo un potenziale ruolo di questa proteina in diverse patologie del sistema nervoso centrale.

Verso nuove prospettive terapeutiche

Gli studi futuri dovranno chiarire il valore diagnostico e prognostico degli anticorpi anti-MLC1 nelle malattie neuroinfiammatorie come la sclerosi multipla e approfondire il ruolo della proteina nei neuroni e negli astrociti.

"Sarà interessante capire come MLC1 e GlialCAM interagiscono tra loro, quale funzione svolgano e se esista una sequenza temporale nella loro attivazione durante il decorso della sclerosi multipla", afferma Prof.ssa Kürten. "Inoltre, MLC1 potrebbe avere rilevanza clinica anche al di fuori della SM".

Fonte:

Neurology Neuroimmunology & Neuroinflammation

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