Addio alle ricette cartacee: la rivoluzione digitale cambia la sanità italiana tra innovazione e difficoltà per gli anziani
Con la nuova legge di bilancio, le ricette elettroniche diventano obbligatorie. Dubbi per gli anziani e i farmaci non dematerializzabili
Le ricette mediche in formato cartaceo diventano un ricordo del passato: con l'entrata in vigore della nuova legge di bilancio, tutte le prescrizioni dovranno essere emesse in formato digitale. La misura, resa definitiva dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, rappresenta un passo importante verso la modernizzazione del sistema sanitario italiano. L'obiettivo principale è migliorare il monitoraggio delle terapie e alimentare il Fascicolo Sanitario Elettronico, fornendo una visione completa della storia clinica del paziente.
Una transizione graduale per evitare disagi
Nonostante l’introduzione dell’obbligo di ricette elettroniche dal 1° gennaio 2025, il Ministero della Salute ha previsto un periodo di transizione per consentire l’adattamento graduale di cittadini e operatori sanitari. Durante questa fase, sarà ancora possibile utilizzare ricette cartacee in casi specifici, garantendo la continuità del servizio e riducendo al minimo eventuali disagi.
Impatti per medici e farmaci non dematerializzabili
Per i medici di famiglia, la digitalizzazione non rappresenta una novità assoluta, visto l’uso delle ricette elettroniche durante la pandemia. Tuttavia, permangono alcune criticità, come sottolineato da Sergio Bartoletti, vice segretario della Fimmg: “Non tutti i farmaci nelle ricette bianche sono dematerializzabili: ad esempio non lo sono sonniferi e tranquillanti”. Bartoletti ha aggiunto: “Chiediamo che anche tutti gli altri medici specialisti, compresi i dentisti, facciano le ricette digitali e non ci obblighino a fare i tipografi contoterzisti facendo materialmente le prescrizioni al loro posto”.
Sfide per i pazienti anziani e misure necessarie
L’introduzione della ricetta digitale ha suscitato preoccupazione tra le associazioni che rappresentano i pensionati, come evidenziato da Tania Sacchetti dello Spi Cgil: “Il rischio è quello di creare un nuovo elemento di esclusione sociale”, aggravato dall’assenza di sportelli dedicati o servizi di assistenza. Durante la fase di transizione, i medici continueranno a stampare le ricette per i pazienti che ne hanno bisogno, ma resta fondamentale implementare misure di supporto per garantire un accesso equo al servizio sanitario.