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Propranololo efficace contro i tremori del Parkinson, il medicinale funziona in situazioni di forte stress

Il Propranololo, un farmaco betabloccante, si dimostra efficace nel ridurre i tremori del Parkinson, persino in condizioni di stress. I risultati della ricerca e le sue implicazioni

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Propranololo - Foto Shutterstock
Propranololo - Foto Shutterstock

I tremori sono uno dei sintomi più comuni e debilitanti del morbo di Parkinson. Molte persone colpite dalla malattia riferiscono che i tremori peggiorano in situazioni stressanti, come ha spiegato il neurologo Rick Helmich del Radboud University Medical Center: "I tremori agiscono come un barometro dello stress". Questa osservazione ha spinto i ricercatori a indagare il legame tra il sistema dello stress e i tremori, individuando nel Propranololo una possibile soluzione quando il trattamento standard con Levodopa si dimostra inefficace.

Propranololo: un farmaco dal doppio utilizzo

Il Propranololo è un betabloccante utilizzato da decenni per il trattamento di ipertensione, aritmie cardiache e tremore essenziale. Recenti studi hanno dimostrato che può essere efficace anche contro i tremori causati dal Parkinson. A differenza della Levodopa, che agisce sul sistema della dopamina, il Propranololo inibisce l’azione della noradrenalina, un ormone dello stress che sembra amplificare i tremori.

Lo studio pubblicato su Annals of Neurology ha coinvolto 27 pazienti con Parkinson. A ciascuno di essi è stato somministrato Propranololo in un giorno e un placebo in un altro. Durante l’esperimento, i tremori sono stati misurati sia a riposo che durante un compito stressante, come svolgere calcoli matematici.

Cosa rivela la ricerca: il Propranololo riduce i tremori anche a riposo

I risultati dello studio sono chiari: il Propranololo riduce l’intensità dei tremori sia durante lo stress che a riposo. Le scansioni MRI hanno mostrato una diminuzione dell’attività nel circuito cerebrale responsabile dei tremori dopo l’assunzione del farmaco.

Secondo Helmich, la noradrenalina agisce come un “amplificatore” che intensifica i tremori. Il Propranololo inibisce questo effetto, migliorando la qualità della vita dei pazienti. Anche la ricercatrice Anouk van der Heide ha sottolineato un aspetto sorprendente: il sistema dello stress sembra attivo non solo in situazioni di tensione, ma anche durante il riposo, contribuendo alle fluttuazioni spontanee dei tremori.

Quando il Propranololo può essere un’opzione terapeutica

Il trattamento di prima linea per il Parkinson rimane la Levodopa, efficace su una vasta gamma di sintomi. Tuttavia, circa il 40% dei pazienti non ottiene miglioramenti significativi sui tremori. In questi casi, il Propranololo può essere considerato una valida alternativa, soprattutto per gestire i tremori associati allo stress.

È importante, però, prestare attenzione agli effetti collaterali del farmaco, come il rischio di ipotensione. I medici valutano attentamente il dosaggio e le condizioni cliniche del paziente prima di prescriverlo.

Stress e stile di vita: il ruolo della consapevolezza

Lo stress è un fattore scatenante importante nei tremori del Parkinson, e anche situazioni apparentemente banali, come dubitare di aver chiuso la porta di casa, possono innescare una risposta allo stress. Per questo, il team di Helmich sta esplorando strategie complementari come la consapevolezza.

Le tecniche di mindfulness potrebbero aiutare i pazienti a ridurre le reazioni allo stress e, di conseguenza, attenuare i tremori. Si tratta di un approccio integrato che combina farmaci e cambiamenti nello stile di vita per migliorare la gestione della malattia.

La nuova speranza

Il Propranololo offre una nuova speranza per i pazienti con Parkinson, soprattutto quando i trattamenti tradizionali non riescono a controllare i tremori. La sua capacità di agire sul sistema dello stress apre nuove prospettive per comprendere e gestire questa complessa malattia. Accanto ai farmaci, l’adozione di tecniche di consapevolezza potrebbe rappresentare una svolta nella lotta ai sintomi legati al Parkinson.

Fonte:
Annals of Neurology

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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