E’ in arrivo una nuova influenza, sarà la peggiore degli ultimi vent'anni
Ma intanto a fare paura, ed è N1H1, che invece sta circolando come non mai, tanto che Matteo Bassetti spiega: “Mai avuti così tanti casi di influenza a cavallo del Capodanno”
C’è una sigla che fa paura, ed è H3N2, cioè il virus influenzale che quest’anno non ha ancora circolato. Mentre c’è un’altra sigla che continua a fare paura, ed è N1H1, che invece è il virus che sta circolando come non mai, tanto che Matteo Bassetti, direttore della clinica universitaria di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, l’ospedale più grande d’Europa, spiega: “E’ la peggiore stagione influenzale di sempre. Mai avuti così tanti casi di influenza a cavallo del Capodanno”.
Il Covid
Bassetti prova anche ad andare alla ricerca delle motivazioni di numeri così alti: “Ma perché così tanti casi? La colpa è dei soliti catastrofisti del Covid: hanno detto alla gente fatevi il tampone e se negativo state tranquilli, partecipate ai pranzi e ai cenoni senza problemi. Ecco il risultato: moltissima gente con il virus dell’influenza e con altri virus respiratori è andata in giro raffreddata con la falsa sicurezza del tampone negativo per il Covid”.
Le cure
E non finisce qui, perché c’è anche un errore relativo alle cure con cui si affronta la malattia: “ E’ paradossale che molti di quelli che hanno paura dei vaccini, quando hanno l’influenza, dopo due giorni di febbre e di mal di gola, si imbottiscono di antibiotici e di altri farmaci. Gli antibiotici vanno utilizzati solo nelle infezioni batteriche e non in quelle virali. I danni del loro uso improprio sono rappresentati dalla selezione di batteri resistenti che causano milioni di morti nel mondo”.
Il virus
Insomma, è la tempesta perfetta: il virus peggiore degli ultimi vent’anni, da quando si è cominciato a fare il censimento dei malati per l’influenza; il danno della sovrapposizione con il Covid e dei sintomi praticamente uguali, quindi con il rischio di curarli in modo sbagliato e l’abuso di antibiotici.
La socialità delle Feste ha amplificare i contagi
Poi, certo, la socialità delle Feste ha contribuito ad amplificare i contagi e Filippo Ansaldi, direttore generale di Alisa, una sorta di Asl delle Asl, che coordina le politiche sanitarie in Liguria – la regione che prendiamo sempre a modello per raccontare queste storie, perché è la più anziana d’Italia e quindi i contagi sono più gravi proprio perché i soggetti anziani e fragili sono quelli più a rischio - spiega la situazione. Ansaldi ha quasi un doppio ruolo. Da un lato, infatti, è medico, ma dall’altro è uno statistico, abituato ad elaborare numeri, studiando i dati e riflettendo sui “plateau”, che nell’occasione non va inteso nel senso dei golosi, cioè un vassoio, ma in quello del linguaggio scientifico e tecnico, cioè – cito la Treccani - “il riferimento al diagramma rappresentativo di una grandezza, ogni tratto del diagramma stesso, il quale abbia un andamento più o meno parallelo all’asse delle ascisse”. Quindi il punto in cui la curva ascendente – in questo caso dei contagi – si stabilizza.
In attesa di un nuovo virus
Insomma, spiega Ansaldi, “come era stato anticipato, dopo una iniziale fase di plateau di inizio di dicembre, la diffusione di virus respiratori è tornata a crescere nelle festività, spinta anche dalle relazioni sociali connesse al periodo natalizio. Ci troviamo ora in prossimità del picco influenzale collegato soprattutto al virus che ha circolato fino ad ora, ma non possiamo escludere che nelle prossime settimane si verifichi un nuovo incremento di casi legato alla diffusione dell’altro virus influenzale che quest’anno non ha ancora circolato. Anche per questa ragione, è ancora utile vaccinarsi per mettersi in sicurezza dalle forme più gravi dei virus che circolano e circoleranno ancora. In questo quadro, nel quale anche la diffusione del Covid ha fatto la sua parte, possiamo affermare che il sistema ha tenuto”.
L’assalto ai Pronto soccorso
E qui arriviamo al secondo punto. Complici le molte festività, che cadevano anche in giorni feriali, gli studi dei medici di medicina generale sono stati spesso chiusi (il contratto fra l’altro prevede giorni di libertà anche prefestivi) e quindi i Pronto soccorso sono stati presi d’assalto un po’ ovunque, con attese a volte di giorni interi per i codici meno gravi. E, ovviamente, anche medici, infermieri e Oss dei Pronto hanno diritto alle ferie e come capita durante le Feste le hanno giustamente chieste. E anche le Regioni messe meglio nelle classifiche di Agenas, una specie di garanzia di qualità della sanità italiana, come la Toscana e l’Emilia-Romagna hanno dovuto registrare un boom di accessi ai punti di primo intervento.
Gi accessi impropri
In più c’è il problema, serio, degli accessi impropri, cioè gente che va al Pronto soccorso anche per un dolorino all’unghia, che sono doppiamente pericolosi: per quelli dell’unghia, che rischiano di ammalarsi sul serio, stavolta, e per gli altri che hanno davvero bisogno di cure e si trovano le strutture intasate. In Liguria, stavolta, è andata un po’ meglio perché sono stati istituiti i “Flu Point”, una sorta di mini-Pronto soccorso per i casi meno gravi e un accordo con i medici di famiglia ha permesso di tenere aperti alcuni ambulatori, anche per i cittadini non mutuati di quei medici di medicina generale. E questi “centri a bassa intensità” hanno visto un afflusso di 500 persone per il ponte dell’Immacolata e di 800 pazienti nel solo week-end di Capodanno, tutti numeri che hanno evitato di gravare ulteriormente sul Pronto soccorso.
Il caso della Liguria
E a commentare questa scelta è un tecnico che più tecnico non si può, visto che Angelo Gratarola, assessore alla Sanità della giunta regionale di Giovanni Toti, fino al primo gennaio è stato primario del Pronto Soccorso del San Martino, per l’appunto il più grande ospedale d’Europa, e coordinatore del dipartimento regionale di emergenza-urgenza, cioè tutti i Pronto soccorso e i reparti di terapia intensiva della Liguria: “Quello dei pronto soccorso affollati – spiega Gratarola – è un tema nazionale, come dimostrano le notizie che arrivano da ogni parte d’Italia: la concomitanza tra il picco influenzale, le festività natalizie e le criticità diffuse legate alla carenza di personale negli ospedali italiani, ha provocato una congestione del sistema di emergenza-urgenza. In Liguria, grazie alle misure adottate, abbiamo certamente contenuto i disagi e, come programmato, abbiamo continuato a lavorare anche per incrementare i posti letto per la bassa complessità. Sul territorio genovese sono oltre una decina e saliranno ad una trentina nel giro di pochi giorni: saranno utili a dimettere pazienti che hanno terminato il loro percorso acuto ospedaliero, ma non sono ancora pronti per tornare a casa”.
La medicina territoriale
E qui arrivano i problemi: cioè, che, nonostante la lezione del Covid, la medicina territoriale è ancora carente e quindi occorre rimediare con succedanei: l’accelerazione delle dimissioni di pazienti che, invece, fino a qualche anno fa restavano in ospedale anche due o tre giorni essere guariti (e questa è ovviamente una scelta buona e giusta) e la creazione di reparti più soft, un po’ come era avvenuto per i pazienti Covid meno acuti. In questo modo – spiega il medico-assessore – “il grado di affollamento e di attesa nel fine settimana è stato sovrapponibile a quello degli altri periodi dell’anno e il numero totale di accessi nel weekend di Capodanno è risultato essere inferiore del 9 per cento rispetto alla media di quelli avvenuti nelle cinque settimane precedenti.
Le misure
Anche il numero di trasporti in ambulanza registrato è in linea con quello dello scorso anno. Tra le misure che hanno consentito di contenere le difficoltà, nonostante l’elevato numero di casi legati alle sindromi influenzali, ci sono l’attivazione di 115 posti letto straordinari per i pronto soccorso della Liguria, le unità di crisi attivate dagli ospedali, e i “Flu point” con cento medici di famiglia coinvolti negli ambulatori e negli studi medici a disposizione dei cittadini nei giorni festivi”. In attesa del prossimo picco influenzale e della prossima sigla a contraddistinguere un virus.