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Svolta nella cura del tumore al fegato, nanoparticelle autoassemblanti rivoluzionano la terapia

Il trattamento sembra esser sicuro ed efficace contro tutti i tumori epatici. Le nanoparticelle vengono eliminate dai reni

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Gli scienziati hanno sviluppato una nuova strategia di terapia fototermica (PTT) contro i tumori al fegato, sfruttando nanoparticelle d'oro ultrasmall capaci di autoassemblarsi direttamente all'interno del tessuto tumorale. Queste nanoparticelle, grazie alle loro dimensioni inferiori a 3 nanometri, possono essere rapidamente eliminate dai reni, evitando l'accumulo tossico nel fegato, che rappresentava uno dei principali ostacoli delle terapie precedenti. Come riportato su Science Advances, la nuova tecnologia mira a migliorare l’efficacia terapeutica aumentando la precisione dell’azione antitumorale, senza danneggiare i tessuti sani circostanti.

Come funziona l'autoassemblaggio delle nanoparticelle nel tumore

Miglioramento della terapia fototermica e chemoterapia combinata

Il cuore di questa innovazione risiede nel meccanismo di autoassemblaggio intratumorale. Due tipi di nanoparticelle d’oro, chiamate AuNP-1 e AuNP-2, sono stati progettati per interagire tra loro tramite legami ospite-ospite basati su ciclodestrina e adamantano. Dopo il targeting attivo del tumore da parte di AuNP-1, l'introduzione di AuNP-2 provoca la formazione di nanoaggregati nel microambiente tumorale.

Questa struttura autoassemblata non solo migliora l’assorbimento della luce NIR, fondamentale per la terapia fototermica, ma consente anche il rilascio controllato della doxorubicina – un agente chemioterapico – in risposta all’acidità del tumore. Il risultato è una sinergia terapeutica che combina calore localizzato e chemio mirata.

Risultati promettenti nei modelli tumorali

Nei modelli preclinici su topi, il sistema ha mostrato un accumulo tumorale superiore al 10% della dose iniettata, un dato particolarmente elevato rispetto ad altri trattamenti. Inoltre, la temperatura all'interno dei tumori è salita rapidamente sopra i 50°C sotto irradiazione laser, sufficiente a distruggere selettivamente il tessuto maligno. L’effetto combinato di fototermia e chemioterapia ha portato alla quasi completa eliminazione dei tumori, senza effetti collaterali significativi sui tessuti sani o sugli organi vitali come cuore, polmoni e reni.

Sicurezza, eliminazione renale e ridotta tossicità epatica

Una delle caratteristiche più rilevanti della nuova tecnologia è la rapida eliminazione renale delle nanoparticelle. Più del 77% delle particelle è stato espulso entro 7 giorni, riducendo il rischio di accumulo cronico nel corpo. L'accumulo epatico è risultato inferiore allo 0,6% della dose iniettata, un valore nettamente migliore rispetto a quello di molti agenti terapeutici tradizionali.

Anche dopo cicli ripetuti di trattamento, i ricercatori non hanno riscontrato segni di infiammazione o danni negli organi principali. “Questa strategia dimostra che è possibile ottenere un trattamento efficace e mirato senza compromettere la sicurezza dell’organismo”, sottolineano gli autori dello studio.

Applicazioni future e prospettive cliniche

Sebbene i risultati siano ancora limitati a modelli animali, questa tecnologia apre prospettive importanti anche per il trattamento di altri tipi di tumori solidi. L'uso di nanoparticelle renali eliminabili rappresenta una svolta nel campo della nanomedicina oncologica, unendo efficacia, precisione e biosicurezza.

I prossimi passi saranno dedicati alla validazione clinica sull’uomo, per confermare la sicurezza a lungo termine e l’efficacia terapeutica su larga scala. Ma il principio dimostrato – un autoassemblaggio selettivo e mirato al tumore – rappresenta già una potenziale rivoluzione nelle terapie personalizzate contro il cancro.

Fonte:

Science Advances

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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