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Microplastiche e rischio parto prematuro, scoperti dei possibili legami

Trovati elevati quantitativi di microplastiche nella placenta delle mamme che hanno partorito pretermine

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Le microplastiche sono ormai ovunque: nell'acqua, nel cibo e persino nell’aria che respiriamo. Tuttavia, una nuova ricerca presentata al congresso annuale della Society for Maternal-Fetal Medicine (SMFM) aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione: queste particelle si accumulano anche nella placenta e potrebbero essere in qualche modo strettamente responsabili dei parti prematuri.

I risultati sono stati ottenuti attraverso un'analisi condotta in collaborazione tra il Boston Children’s Hospital, l’HCA Institute e l’Università del New Mexico. Gli scienziati hanno utilizzato una spettrometria di massa ad alta sensibilità per esaminare 175 placente: 100 provenienti da gravidanze a termine e 75 da gravidanze concluse prima della 37ª settimana di gestazione.

Uno studio su 175 placente: cosa è emerso?

Il team di ricerca, guidato dalla dottoressa Kjersti Aagaard, specialista in medicina materno-fetale presso il Boston Children’s Hospital e HCA Institute, ha scoperto che la quantità di microplastiche e nanoplastiche nelle placente dei neonati prematuri era nettamente superiore rispetto a quelle dei nati a termine. I livelli rilevati superavano di gran lunga anche le concentrazioni precedentemente misurate nel sangue umano.

"Le nuove tecnologie ci permettono di misurare le microplastiche con una precisione mai raggiunta prima", ha spiegato la dottoressa Aagaard. "I nostri dati indicano chiaramente che la plastica si accumula nella placenta durante la gravidanza, con una maggiore esposizione nei casi di parto prematuro".

Tra i dettagli più significativi dello studio:

  • Le placente dei neonati pretermine contenevano livelli di microplastiche molto superiori rispetto a quelle dei nati a termine
  • Le concentrazioni erano più elevate di quelle precedentemente misurate nel flusso sanguigno umano
  • I polimeri plastici più comuni rilevati erano polietilene, polipropilene e polistirene

Plastica nella placenta: un possibile fattore di rischio

Una scoperta particolarmente sorprendente è stata che i livelli di microplastiche erano maggiori nelle placente pretermine, nonostante il minor tempo di esposizione rispetto a quelle a termine. Questo dato, secondo il professor Enrico R. Barrozo, docente presso il Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia del Baylor College of Medicine e del Texas Children’s Hospital di Houston, è controintuitivo:

"Se l’accumulo di microplastiche fosse solo una questione di durata della gravidanza, ci aspetteremmo di trovarne di più nelle placente dei nati a termine. Invece, osserviamo il contrario: la placenta dei neonati pretermine ne contiene di più e a un'epoca gestazionale più precoce", ha affermato Barrozo.

Questa scoperta suggerisce un'ipotesi inquietante: le microplastiche potrebbero non essere solo un segnale di esposizione ambientale, ma anche un fattore attivo che contribuisce al parto prematuro.

Le microplastiche possono causare il parto prematuro?

Sebbene lo studio non dimostri un rapporto di causa-effetto diretto, i risultati si aggiungono a un numero crescente di prove che indicano un potenziale rischio per la salute umana legato all'esposizione alle microplastiche.

"In combinazione con altre ricerche, questa scoperta rafforza l’idea che le microplastiche non siano semplici contaminanti passivi, ma che possano giocare un ruolo attivo nello sviluppo di patologie, dal rischio cardiovascolare all’ictus, fino alla gravidanza", ha aggiunto la dottoressa Aagaard.

Quali saranno i prossimi passi della ricerca?

Il team di studiosi ora intende approfondire diversi aspetti della questione per comprendere meglio le implicazioni delle microplastiche sulla gravidanza. I prossimi passi prevedono:

  • Identificare se alcuni tipi di plastica siano più dannosi di altri
  • Studiare come le microplastiche interagiscono con il sistema immunitario materno e fetale
  • Stabilire se esiste una soglia di sicurezza per l’esposizione plastica durante la gravidanza

L’obiettivo finale è chiarire se queste particelle siano un semplice indicatore dell’inquinamento ambientale o un reale fattore di rischio per le nascite premature.

Un problema globale che riguarda tutti

Le microplastiche non sono più solo un problema ambientale: il loro impatto sulla salute umana è sempre più evidente. Ogni giorno le ingeriamo, le respiriamo e le assimiliamo inconsapevolmente. Se davvero possono interferire con la durata della gravidanza, la questione assume una rilevanza ancora maggiore.

"Questi dati ci impongono di ripensare il nostro rapporto con la plastica", ha concluso Aagaard. "Se anche la placenta ne è contaminata, significa che nessuno di noi ne è veramente al sicuro".

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Pregnancy, il nuovo journal open-access della Society for Maternal-Fetal Medicine, ed è stato presentato ufficialmente al The Pregnancy Meeting, il congresso annuale della SMFM.

Fonte:

Society for Maternal-Fetal Medicine 

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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