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Colesterolo e declino cognitivo, livelli bassi proteggono anche il cervello dall’Alzheimer

Le statine potenziano l’effetto, ma attenzione perché livelli troppo bassi non aiutano: lo studio che cambia la prospettiva

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Un livello moderatamente basso di colesterolo LDL nel sangue - il cosiddetto “colesterolo cattivo” - potrebbe rappresentare una chiave di prevenzione non solo per le malattie cardiovascolari, ma anche per quelle neurodegenerative. È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry, che ha coinvolto oltre 570.000 individui e ha permesso di esplorare la connessione tra i livelli di LDL-C e il rischio di sviluppare demenza, inclusa la malattia di Alzheimer.

Secondo i ricercatori, mantenere il colesterolo LDL sotto i 70 mg/dL (1,8 mmol/L) è associato a una significativa riduzione del rischio di demenza, soprattutto quando si utilizza una terapia con statine, che sembrano offrire una protezione ulteriore. Tuttavia, spingersi oltre e portare l’LDL a livelli estremamente bassi, sotto i 30 mg/dL (0,8 mmol/L), non comporta ulteriori benefici cognitivi. Anzi, potrebbe risultare inutile, almeno dal punto di vista neurologico.

Cosa dice lo studio: dati su oltre mezzo milione di pazienti

I livelli di colesterolo sono decisivi, ma solo fino a un certo punto

Il nuovo lavoro scientifico ha esaminato i dati sanitari provenienti da 11 ospedali universitari e ha preso in considerazione due grandi gruppi di adulti privi di diagnosi pregressa di demenza. Da una parte, 192.213 persone con LDL-C < 70 mg/dL, dall’altra 379.006 individui con LDL-C > 130 mg/dL (3,4 mmol/L).

Per confrontare gli effetti sul rischio di demenza, i ricercatori hanno creato 108.980 coppie abbinate, confrontando soggetti con profili simili ma diversi livelli di colesterolo. Il follow-up è durato almeno 180 giorni per ciascun partecipante. I risultati sono chiari: più basso è il colesterolo LDL (fino a una soglia), minore è il rischio di sviluppare demenza.

In particolare, i soggetti con LDL <70 mg/dL mostravano un’incidenza inferiore di demenza per tutte le cause, ma anche di Alzheimer in forma specifica. Tuttavia, per i pazienti con LDL inferiore a 30 mg/dL, non è stato rilevato alcun vantaggio aggiuntivo.

L’effetto delle statine: riduzione del rischio fino al 13%

Uno degli aspetti più rilevanti dello studio è l’effetto della terapia con statine, farmaci impiegati per ridurre il colesterolo LDL. Nei pazienti con LDL <70 mg/dL, l’utilizzo delle statine è stato associato a:

  • una riduzione del 13% del rischio di demenza per tutte le cause
  • una riduzione del 12% del rischio di demenza da Alzheimer

Si tratta di dati importanti, che suggeriscono un effetto protettivo sinergico tra basse concentrazioni di LDL e trattamento farmacologico. Tuttavia, va ricordato che lo studio è di tipo osservazionale, e non può stabilire un nesso di causa-effetto in modo definitivo.

I limiti dello studio e le precauzioni

Gli autori, pur sottolineando la solidità statistica dei dati, evidenziano anche alcune importanti limitazioni:

  • possibili fattori confondenti non misurati, dovuti alla natura retrospettiva dello studio
  • possibili errori nella diagnosi di demenza, vista la variabilità tra gli ospedali coinvolti
  • il fatto che i dati si riferiscono ai valori basali di LDL, che potrebbero cambiare nel tempo senza essere registrati

Tutti questi elementi richiedono cautela nell’interpretazione, anche se i numeri restano molto robusti e coerenti con altri studi precedenti che hanno suggerito un ruolo protettivo del controllo lipidico anche sul cervello.

La soglia ottimale: non troppo alto, non troppo basso

Il dato più importante che emerge da questa ricerca è la definizione di una soglia ottimale per il colesterolo LDL nella prevenzione della demenza: valori inferiori a 70 mg/dL sembrano essere ideali, ma scendere sotto i 30 mg/dL non aggiunge alcun beneficio.

Questo suggerisce che, nella prevenzione delle patologie neurodegenerative, l’equilibrio è più importante dell’estremizzazione. Abbassare troppo il colesterolo, quindi, non è sempre sinonimo di salute migliore, almeno dal punto di vista cognitivo.

Colesterolo, cervello e futuro della prevenzione

I ricercatori concludono che: “Bassi livelli di LDL-C (<70 mg/dL) sono significativamente associati a un rischio ridotto di demenza, inclusa quella correlata all’Alzheimer, con la terapia con statine che fornisce ulteriori effetti protettivi”.

Lo studio rafforza l’idea che cuore e cervello condividano più fattori di rischio di quanto si pensasse, e che un approccio integrato alla prevenzione cardiovascolare e cognitiva potrebbe essere la chiave per affrontare l’invecchiamento della popolazione.

Nel frattempo, il messaggio per i clinici e per i pazienti è chiaro: tenere sotto controllo il colesterolo, senza eccedere, potrebbe essere uno degli strumenti più efficaci a nostra disposizione per prevenire la demenza.

Fonte:

Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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