Influenza aviaria, il Messico smentisce l'Oms: "Paziente è morto per altre cause". Pregliasco: "Se contagio da uomo è preoccupante"
Il monito del virologo e professore di igiene: “Situazione potrebbe essere la punta di un iceberg e nascondere una diffusione più ampia”. Attivare “sorveglianza epidemiologica che comprende anche l’eventuale copertura vaccinale per il personale a rischio”

Sul decesso per aviaria in Messico comunicato dall'Oms è giallo. "La comunicazione dell'Organizzazione mondiale della sanità è stata pessima poiché fin dall'inizio si parla di un caso mortale" da virus aviario H5N2, "cosa che non è avvenuta". Il paziente risultato positivo all'infezione, un 59enne "diabetico e con problemi renali", "è morto per un'altra causa", precisa il ministro della Sanità del Messico Jorge Alcocer, attribuendo in conferenza stampa il decesso comunicato dall'Oms a ragioni come "l'insufficienza renale e respiratoria". Il paziente deceduto, uomo o donna anche questo sembra esser poco chiaro, era ricoverato dall'Istituto nazionale per le malattie respiratorie di Città del Messico, "sono stati prelevati diversi campioni, come sempre si fa nei pazienti che arrivano in condizioni non buone", e "in uno dei campioni è stato trovato il virus H5N2, che è legato all'influenza aviaria", osserva il ministro. "Solo marginalmente si dice che il rischio in questo caso è basso". Alcocer, spiegando che le autorità sanitarie messicane si incontreranno con la controparte dell'Oms per chiarire tutto questo, ribadisce infine che "non ci sono prove di trasmissione umana" e che il paziente "non ha precedenti di contatti" familiari o incontri che spieghino l'origine del contagio.
Pregliasco: “Possibile contagio uomo - uomo deve preoccupare”
E proprio a seguito dell'annuncio in tanti si erano pronunciati. L'ultimo in ordine di tempo il virologo Fabrizio Pregliasco che, commentado la notizia, si era detto preoccupato per quelle che di fatto sarebbe stata la prima morte umana nel mondo causata dal nuovo ceppo di influenza aviaria A/H5N2: “Ci deve preoccupare per non farci trovare impreparati come accaduto col Covid”. Pregliasco, professore di Igiene all'Università degli Studi di Milano e direttore dell'IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio di Milano, evidenziato comunque dei dubbi, e l'assenza di chiarezza: “Da quello che emerge – osserva Pregliasco - la vittima non aveva avuto contatti con animali infetti. E dunque potremmo trovarci di fronte a un contagio uomo – uomo”. “La situazione potrebbe essere la punta di un iceberg e nascondere una diffusione più ampia a livello animale con il rischio di un possibile contagio”, spiegava il virologo, secondo cui l’unica misura da prendere è quella della “sorveglianza epidemiologica che comprende anche l’eventuale copertura vaccinale per il personale a rischio”.
Ad oggi non esiste un vaccino per la nuova variante di aviaria che ha ucciso la donna in Messico, ma “grazie alla tecnologia ad mRna i sieri potrebbero essere messi a punto con grande rapidità”. Sotto accusa, nel caso del decesso, c’è il latte crudo: “La pastorizzazione del latte è fondamentale non solo per evitare malattie come l’aviaria, ma anche per non contrarre Salmonella o E. Coli”, avverte Pregliasco.