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Influenza aviaria H5N1: individuate delle mutazioni che aumentano il rischio per l’uomo

Gli scienziati in allarme per i cambiamenti scoperti, ma rassicurano: gli antivirali restano efficaci

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Il professor Luis Martinez-Sobrido - Foto della Texas Biomed
Il professor Luis Martinez-Sobrido - Foto della Texas Biomed

Un ceppo di influenza aviaria H5N1 isolato da un paziente in Texas ha mostrato mutazioni che ne aumentano la capacità di replicarsi nelle cellule umane e di causare malattie più gravi rispetto a un ceppo trovato nei bovini. Secondo uno studio del Texas Biomedical Research Institute, queste mutazioni evidenziano la rapidità con cui il virus può adattarsi a nuovi ospiti, aumentando il rischio per la salute umana.

Diffusione del virus H5N1: dagli uccelli ai mammiferi

L’H5N1, letale nei polli e naturalmente presente negli uccelli selvatici, ha iniziato a infettare un’ampia gamma di mammiferi, inclusi i bovini da latte, nella primavera del 2024. A inizio 2025, il virus si è diffuso in diverse mandrie negli Stati Uniti e ha infettato decine di persone, per lo più lavoratori agricoli. Sebbene la maggior parte dei casi umani abbia causato sintomi lievi, è stato registrato il primo decesso a gennaio 2025, legato all’esposizione a pollame infetto.

Perché le mutazioni sono una minaccia

La velocità con cui il virus potrebbe evolvere per trasmettersi più facilmente tra gli esseri umani è preoccupante”, ha dichiarato il professor Luis Martinez-Sobrido, esperto di virus influenzali. Nel recente studio, i ricercatori hanno identificato nove mutazioni nel ceppo umano che non erano presenti nel ceppo bovino, suggerendo che queste si siano sviluppate dopo l’infezione umana.

Gli antivirali come prima linea di difesa

Nonostante le mutazioni osservate, i test hanno confermato che gli antivirali approvati dalla FDA rimangono efficaci contro entrambi i ceppi del virus. “Fortunatamente, le mutazioni non hanno influenzato la suscettibilità agli antivirali”, ha affermato Ahmed Mostafa Elsayed, primo autore dello studio. Questo è cruciale in vista di una possibile pandemia, poiché i vaccini potrebbero non essere immediatamente disponibili.

L’impatto delle infezioni nei mammiferi

Lo studio ha rilevato che il ceppo umano dell’H5N1 causa malattie più gravi rispetto a quello bovino, con una maggiore presenza del virus nei tessuti cerebrali dei topi studiati. Gli scienziati stanno ora indagando su quali mutazioni aumentino la virulenza e su come il virus riesca a infettare una così vasta gamma di specie.

Infografica

Misure per contenere il rischio di mutazioni

Secondo i ricercatori, un approccio integrato, noto come One Health, è essenziale per proteggere sia gli animali che le persone. Questo include la decontaminazione degli strumenti di mungitura e l’introduzione di rigorose misure di quarantena per prevenire la diffusione del virus nei bovini, riducendo il rischio di mutazioni.

Il futuro della ricerca sull’H5N1

Il Texas Biomed sta analizzando le mutazioni singolarmente per identificare quelle che aumentano la capacità del virus di adattarsi agli esseri umani. Comprendere i meccanismi alla base della patogenicità e della trasmissione potrebbe essere la chiave per prevenire una possibile futura pandemia.

Fonti:
Emerging Microbes & Infections
mBio (1)
mBio (2)

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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