Influenza aviaria H5N1: il caso della ragazzina canadese e l’allarme di Ilaria Capua
Una 13enne sopravvive a un’infezione grave da H5N1 grazie a cure avanzate. La virologa avverte: il virus sta “bussando alla porta” dell’uomo, il rischio di pandemia cresce
L’influenza aviaria H5N1, riconosciuta come uno dei virus più letali per gli animali, sta mostrando una pericolosa capacità di adattamento. Negli ultimi mesi, nuovi casi umani, salti di specie e mutazioni genetiche hanno sollevato preoccupazioni crescenti. Questo virus, che tradizionalmente colpisce gli uccelli, si è ora diffuso anche tra i bovini e gli animali domestici, aprendo scenari inquietanti per la salute globale. Secondo la virologa Ilaria Capua, il virus sta “bussando alla porta” dell’uomo, avvicinandosi sempre più alla possibilità di una trasmissione efficace tra esseri umani. La diffusione dell’H5N1 attraverso canali inaspettati, come il pet food contaminato, sottolinea la necessità di una risposta sanitaria immediata e coordinata per prevenire il rischio di una pandemia.
Il caso della teenager canadese: un segnale di allarme
Un caso clinico avvenuto in Canada ha messo in luce la gravità dell’H5N1. Una ragazza di 13 anni, con preesistenti condizioni di obesità e asma ma in buona salute generale, ha contratto una forma grave del virus. Secondo lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, la giovane ha sviluppato insufficienza multiorgano e ha richiesto trattamenti avanzati, come l’ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO) e dialisi continua. “Senza questi trattamenti straordinari, probabilmente non sarebbe sopravvissuta” ha dichiarato la dottoressa Megan Ranney, preside della Yale School of Public Health. Questa nuova variante del virus, denominata D1.1, presenta mutazioni che potrebbero favorire un maggiore adattamento agli esseri umani, come confermato dalla dottoressa Jennifer Nuzzo del Pandemic Center presso la Brown University: “Questo risultato dovrebbe allarmarci per il potenziale di trasmissione da uomo a uomo”.
Dal salto di specie nei bovini al pet food: nuovi rischi per l’uomo
Oltre agli uccelli selvatici e domestici, il virus H5N1 ha compiuto un preoccupante salto di specie, infettando i bovini. Questo evento rappresenta una novità assoluta per la comunità scientifica. Come spiegato dalla virologa Ilaria Capua in un’intervista al Corriere della Sera: “Non pensavamo che i bovini possedessero i recettori necessari per il virus, ma si è scoperto che la mammella ne è provvista”. La diffusione del virus tra i bovini ha complicato la gestione sanitaria, poiché il latte crudo infetto è stato consumato, contribuendo a ulteriori trasmissioni. Inoltre, infezioni da HPAI A(H5N1) sono state segnalate anche in animali domestici, come gatti, in Paesi quali gli Stati Uniti, la Polonia, la Corea del Sud e la Francia.
Il pet food contaminato rappresenta un ulteriore canale di infezione. Secondo Capua: “Fra qualche mese potremmo trovarci con migliaia di gatti morti per l'influenza aviaria, all'interno di nuclei familiari”. Questa diffusione capillare del virus, sia tra animali domestici sia tra mammiferi come i bovini, aumenta il rischio di trasmissione all’uomo e sottolinea l’importanza di interventi tempestivi per limitare i contagi.
Prepararsi a una possibile pandemia: cosa sappiamo finora
Nonostante il rischio di trasmissione da uomo a uomo sia attualmente considerato basso, gli esperti avvertono che ogni salto di specie aumenta la probabilità di mutazioni genetiche. La virologa Capua ha dichiarato che il virus potrebbe acquisire nuove capacità, trasformandosi in una variante più pericolosa per l’uomo. “Se la trasmissione da uomo a uomo dovesse iniziare, i costi sanitari aumenterebbero esponenzialmente”, ha avvertito Capua. Fortunatamente, esistono già vaccini influenzali e antivirali su cui basarsi per contrastare eventuali varianti pandemiche dell’H5N1. Tuttavia, è essenziale prepararsi con piani di produzione rapidi e una maggiore sorveglianza epidemiologica.
Urge una gestione globale per contenere l’H5N1
L’espansione dell’H5N1 tra animali selvatici, bovini e domestici rappresenta una sfida senza precedenti per le autorità sanitarie globali. Secondo Ilaria Capua, l’errore più grande è stato sottovalutare la diffusione del virus nei bovini, non adottando misure stringenti fin dai primi focolai. “La malattia non è stata tenuta sotto controllo, in una specie che può essere l'anello di congiunzione con l'uomo. Questo è un fatto gravissimo”, ha concluso Capua. Per prevenire scenari peggiori, è necessario adottare un approccio proattivo basato su diagnosi rapide, prevenzione e ricerca scientifica. La lotta contro l’H5N1 è una corsa contro il tempo, e solo con una collaborazione internazionale potremo contenere i rischi e proteggere la salute globale.