Identificata una molecola capace di riparare il Dna: contrasta invecchiamento e tumori
In futuro potrebbe essere un’arma efficace per curare definitivamente alcune malattie neurodegenerative

Un team congiunto di ricercatori delle università britanniche di Sheffield e Oxford hanno annunciato di aver identificato una molecola capace di contrastare una moltitudine di malattie riconducibili all’invecchiamento. Malattie neurologiche degenerative come il Parkinson, ma lo stesso invecchiamento cellulare e l’insorgenza dei tumori, potrebbero essere sconfitti grazie a quello che viene definito un vero e proprio “kit ripara Dna”. I risultati dello studio, pubblicati integralmente sulle pagine della rivista Nature Communications, sono stati raggiunti grazie all’impegno di Sherif El-Khamisy e Kristijan Ramadan, rispettivamente dell'università di Sheffield e dell'università di Oxford.
Stando a quanto riportato su Nature, nelle cellule si trova una proteina chiamata Tex264. Questa, insieme ad altri enzimi, costituisce un macchinario specializzato in grado di riconoscere e distruggere le proteine tossiche, quelle responsabili del danneggiamento del Dna. Accumulandosi, infatti, possono provocare invecchiamento cellulare, tumori e malattie neurologiche. "La mancata riparazione delle rotture del Dna - ha osservato Sherif El-Khamisy - può influire sulla nostra capacità di godere di una vita sana in età avanzata, oltre a renderci vulnerabili ad alcune malattie come quelle neurologiche. Comprendere come le nostre cellule riparano le rotture del Dna potrà aiutarci ad affrontare alcune di queste sfide, nonché a esplorare nuovi modi di trattare i tumori in futuro".
Entusiasmo oltre ad ogni immaginazione ha espresso poi Kristijan Ramadan, secondo cui la scoperta avrà di certo ripercussioni epocali nel futuro della società umana. "Cambia significativamente la comprensione attuale di come le cellule riparano il genoma - ha ribadito - e può proteggerci dall'invecchiamento accelerato, dal cancro e dalle malattie neurodegenerative". Ha inoltre, ha concluso, un grande potenziale per la terapia dei tumori e i prossimi passi della ricerca riguarderanno proprio questa applicazione. Il risultato potrebbe infine aiutare a riparare le rotture del Dna causate dalla chemioterapia.