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Scoperto un focolaio di SARS-CoV-2 in un allevamento in Lombardia

Focolaio di coronavirus nei visoni: la LAV denuncia ritardi nella comunicazione. Le autorità hanno abbattuto circa 900 visoni

Roberto Zoncadi R.Z.   
Foto Shutterstock
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Un nuovo focolaio di SARS-CoV-2 è stato individuato in un allevamento di visoni a Capergnanica, tra Lodi e Crema. La Lega Anti Vivisezione (LAV) ha diffuso la notizia dopo aver ottenuto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (IZLER) i risultati dei tamponi effettuati tra settembre 2024 e gennaio 2025. Secondo la LAV, il focolaio era stato identificato già a ottobre 2024, ma le autorità sanitarie non ne avevano dato comunicazione pubblica.

900 visoni abbattuti, ma l’area resta a rischio

Per contenere il contagio, le autorità hanno abbattuto circa 900 visoni. Tuttavia, la LAV denuncia che nell’area dell’allevamento sono presenti cumuli di escrementi non smaltiti, accessibili agli uccelli selvatici. Questo rappresenta un potenziale rischio sanitario e ambientale, poiché questi rifiuti devono essere trattati e smaltiti come rifiuti pericolosi per evitare la diffusione del virus.

Cinque focolai nei visoni italiani dal 2020

Non è la prima volta che il coronavirus viene rilevato negli allevamenti di visoni in Italia. Secondo la LAV, dal 2020 sono stati registrati cinque focolai: i primi a Capralba (Cremona) e Villa del Conte (Padova) nel 2020-2021, nonostante le misure di biosicurezza in vigore dal 2020, seguiti da Galeata (Forlì-Cesena) nel 2022 e Calvagese della Riviera (Brescia) nel 2023. Questi episodi dimostrano che il rischio sanitario non è stato del tutto eliminato, nonostante il divieto di allevamento di visoni entrato in vigore a gennaio 2022.

La trasmissione uomo-visone: un rischio documentato

Secondo il dossier Fashion Spillover pubblicato nel 2022 dalla LAV, la trasmissione uomo-visone-uomo è l’unico spillover documentato al mondo per SARS-CoV-2. Gli esperti avvertono che il virus può mutare nei visoni e poi trasmettersi nuovamente all’uomo, aumentando il rischio di nuove varianti. Questa situazione sottolinea la vulnerabilità degli allevamenti intensivi nella gestione delle malattie zoonotiche.

Gli allevamenti di visoni sono un rischio sanitario?

Secondo la LAV, gli allevamenti europei di visoni, volpi e cani-procione non sono diversi dai wet-market asiatici. Gli animali vengono allevati in condizioni di sovraffollamento, rinchiusi in minuscole gabbie di rete metallica, aumentando il rischio di diffusione di malattie infettive. Per questo motivo, la LAV chiede un intervento urgente del governo per liberare gli ultimi 400 visoni ancora detenuti negli allevamenti intensivi.

Roberto Zoncadi R.Z.   
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