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Ecco il farmaco che riduce del 96% le infezioni da HIV. La soluzione che resterà nelle casseforti delle case farmaceutiche

Basterebbe un’iniezione semestrale per curare milioni di persone in tutto il mondo. Esistono però degli ostacoli alla sua distribuzione su scala globale

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Un’iniezione ogni sei mesi potrebbe rivoluzionare la prevenzione dell’HIV. Il Sunlenca, un farmaco innovativo, si è dimostrato efficace al 96% nel prevenire le infezioni da HIV negli uomini. Considerato dagli esperti il trattamento più vicino a un vaccino, il Sunlenca rappresenta un progresso straordinario rispetto alla pillola giornaliera PrEP (profilassi pre-esposizione), offrendo maggiore praticità e riducendo il rischio di stigma per chi lo utilizza. “Per questi gruppi sarebbe un miracolo, perché basterebbe presentarsi due volte all’anno in una clinica per essere protetti”, ha dichiarato il direttore Byanyima. Tra i beneficiari dello studio c’è Luis Ruvalcaba, 32 anni, di Guadalajara, Messico, che ha affermato di temere discriminazioni quando richiedeva le pillole giornaliere. Grazie alla partecipazione allo studio, potrà continuare a ricevere le iniezioni per almeno un altro anno.

Perché l’America Latina resta esclusa

Nonostante il potenziale del farmaco, la sua disponibilità in America Latina rimane incerta. “Nei Paesi latinoamericani c’è ancora molto stigma. I pazienti si vergognano di chiedere le pillole”, afferma la dottoressa Alma Minerva Pérez, che ha coordinato volontari per lo studio a Guadalajara. Attualmente non è chiaro se il farmaco sarà reso disponibile attraverso i sistemi sanitari nazionali di Paesi come Messico, Brasile, Perù e Argentina. Questa situazione ha spinto 15 organizzazioni di Paesi come Perù, Argentina, Ecuador e Cile a scrivere alla casa farmaceutica Gilead, chiedendo la disponibilità della versione generica del farmaco Sunlenca. “Negare loro questo farmaco è inconcepibile”, hanno dichiarato.

Costo e iniquità: i veri ostacoli alla distribuzione?

Mentre Paesi come Norvegia, Francia, Spagna e Stati Uniti sono disposti a pagare oltre 40mila dollari all’anno per il trattamento, esperti calcolano che il costo di produzione di una versione generica potrebbe scendere sotto i 40 dollari per trattamento una volta espansa la produzione. Questo evidenzia una disparità significativa nell’accesso al farmaco. Tra i 120 Paesi che potrebbero beneficiare della versione generica, solo 18, principalmente in Africa, sono attualmente coperti, pur rappresentando il 70% delle infezioni da HIV nel mondo.

Una speranza per il futuro, ma chi ne beneficerà

La casa farmaceutica Gilead afferma di essere impegnata nel garantire un accesso rapido ed efficiente al lenacapavir, il principio attivo del Sunlenca, ma gli ostacoli logistici, economici e burocratici sembrano ancora lontani dall’essere risolti. “Il pezzo mancante del puzzle ora è come farlo arrivare a tutti coloro che ne hanno bisogno”, afferma il dottor Salim Abdool Karim, esperto di AIDS presso l’Università di KwaZulu-Natal in Sudafrica.

Le domande aperte

  • Perché un farmaco così efficace non è già distribuito su scala globale?
    Le barriere economiche e i costi elevati per i Paesi meno abbienti sembrano essere uno dei principali fattori.
  • Quanto incide lo stigma nella domanda di accesso?
    In Paesi come il Messico e altri Stati dell’America Latina, la vergogna legata all’HIV potrebbe limitare la richiesta del trattamento, sottolineando l’importanza di campagne di sensibilizzazione.
  • Il profitto delle case farmaceutiche rallenta l’accesso globale?

La discrepanza tra i costi di produzione e il prezzo finale del farmaco nei Paesi sviluppati solleva dubbi sull’equità del sistema di distribuzione.

Una svolta ancora incompiuta

Il Sunlenca rappresenta una rivoluzione nella lotta contro l’HIV, ma è una rivoluzione a metà: la sua disponibilità rimane limitata a causa di iniquità economiche e logistiche. La sfida ora è trovare un equilibrio tra innovazione scientifica e accessibilità globale, per garantire che nessuno venga lasciato indietro nella battaglia contro l’HIV.

Fonte:
The Guardian

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