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Un farmaco innovativo rallenta la perdita della vista nella retinopatia diabetica e nella degenerazione maculare

Meno iniezioni, più qualità di vita nella cura delle malattie oculari. Un progresso rivoluzionario per milioni di pazienti.

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Le malattie oculari come la retinopatia diabetica e la degenerazione maculare legata all’età (nAMD) sono tra le principali cause di perdita della vista, colpendo milioni di persone in tutto il mondo. La difficoltà nel gestire queste patologie deriva dalla necessità di trattamenti frequenti, che spesso diventano un peso per i pazienti e i loro caregiver. La soluzione arriva con Faricimab, il primo anticorpo bispecifico approvato per uso oculare, che colpisce due bersagli molecolari contemporaneamente: VEGF-A e angiopoietina-2. Grazie a questa doppia azione, il farmaco non solo migliora la visione, ma riduce anche il numero di iniezioni necessarie, semplificando la gestione della terapia.

Come funziona Faricimab

Il farmaco agisce bloccando due molecole chiave che contribuiscono alla crescita di vasi sanguigni anomali nella retina, causa di perdita della vista. Questi vasi instabili rilasciano liquidi che danneggiano la retina, aumentando l’infiammazione e compromettendo la visione. “Grazie a Faricimab, possiamo non solo fermare la progressione della malattia, ma anche recuperare l’acuità visiva in molti pazienti”, spiega Stela Vujosevich, responsabile dell’Unità Interdipartimentale di Retina Medica del Gruppo MultiMedica di Milano. “La possibilità di diradare le iniezioni dopo un primo ciclo intensivo rappresenta un grande passo avanti per la qualità della vita”.

Risultati clinici promettenti

I dati degli studi clinici, presentati durante il congresso Euretina, confermano l’efficacia del farmaco.

  • Edema maculare diabetico (DME): l’80% dei pazienti trattati ha potuto passare da iniezioni mensili a una somministrazione ogni tre o quattro mesi, mantenendo ottimi risultati visivi.
  • Degenerazione maculare legata all’età (nAMD): Faricimab ha dimostrato di migliorare la vista e di ridurre l’accumulo di liquidi nella retina.

Francesco Boscia, della Clinica Oculistica dell’Università di Bari, sottolinea: “Ridurre la frequenza delle iniezioni migliora significativamente la qualità della vita dei pazienti e riduce il carico sui caregiver. Inoltre, semplifica l’organizzazione sanitaria, consentendo di trattare più persone in modo efficace.”

Nuove prospettive per altre patologie oculari

Recentemente, Faricimab è stato approvato anche per il trattamento dell’occlusione venosa retinica, una patologia che colpisce circa 100.000 italiani, soprattutto anziani o persone con problemi cardiovascolari. “Intervenire tempestivamente è cruciale per preservare la vista,” spiega Francesco Viola, direttore della Struttura Complessa Oculistica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda di Milano. “Con Faricimab, possiamo estendere gli intervalli tra le iniezioni, migliorando sia la gestione della terapia che l’aderenza dei pazienti.”

Un futuro più semplice per i pazienti

Uno dei principali problemi delle terapie intravitreali è l’alto tasso di abbandono, che riguarda il 40% dei pazienti. Questo spesso porta a un peggioramento della vista e a una perdita di autonomia. “Faricimab rappresenta un cambio di paradigma,” conclude Viola. “Diradare le iniezioni senza compromettere l’efficacia consente ai pazienti di gestire meglio la propria vita e riduce il peso sul sistema sanitario”.

Un passo avanti nella lotta contro la cecità

Con il suo meccanismo d’azione innovativo e la capacità di ridurre i trattamenti necessari, Faricimab rappresenta una speranza concreta per chi soffre di gravi malattie oculari. Questo farmaco offre non solo la possibilità di preservare la vista, ma anche di migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie, segnando un nuovo capitolo nella cura delle patologie retiniche.

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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