Cosa vuol dire davvero "efficacia" per un vaccino? Ecco come si misura
Quelli a m-RNA, Pfizer e Moderna, sono efficaci al 90-95%. Quelli ad adenovirus come Astrazeneca e Johnson & Johnson pare lo siano tra il 70 e il 75%
Efficacia dei vaccini. Ormai sappiamo recitare le percentuali relative a questo e quello meglio delle tabelline. Quelli a m-RNA, Pfizer e Moderna, sono efficaci al 90-95%. Quelli ad adenovirus come Astrazeneca e Johnson & Johnson pare lo siano tra il 70 e il 75%. Ma cosa vuol dire esattamente efficacia di un vaccino, cosa significa quella percentuale? Lo ha chiarito bene un breve articolo sulla prestigiosa rivista Lancet Infectious Diseases.
Cosa non vuol dire
La cosa più semplice è innanzitutto chiarire cosa non vuol dire. Un’efficacia del 95%, come potrebbe essere quella dei vaccini Pfizer e Moderna, non vuol dire che il 95% della popolazione vaccinata è protetta dalla malattia.
Cosa invece vuol dire
La percentuale ci dice invece cosa è successo nella fase 3 di sperimentazione rispetto all’andamento atteso della malattia. Statistiche alla mano, senza vaccino alla fine del periodo di sperimentazione di tre mesi circa l’1% dei volontari avrebbe dovuto risultare contagiata. Con il vaccino, invece, si è visto che ad ammalarsi era stato solo lo 0,05%.
Un esempio
Per aiutare a capire la differenza può essere utile un esempio. Ipotizziamo di avere una popolazione di 100mila persone e di vaccinarla completamente. Se fosse vero che il vaccino protegge il 95% della popolazione e gli altri si ammalano, dopo circa tre mesi ci ritroveremmo con 5mila casi. Ma efficacia al 95% non vuol dire questo. Vuol dire, invece, che al posto di registrare i mille casi che ci attendeva alla fine dei tre mesi se ne sono avuti solo 50.
Quindi
L’efficacia del vaccino quindi non è un’indicazione rispetto al grado di protezione della popolazione nel suo complesso, ma piuttosto di quanto il vaccino riesce a diminuire il numero di persone che si ammalano rispetto all’andamento ordinario della malattia. Non sono 95milla protetti rispetto a una popolazione di 100mila, ma 50 casi al posto dei 1.000 previsti.
Un errore non raro
La differenza non è da poco, ma non è immediata, tanto che persino la stessa Lancet Infectious Diseases in un precedente editoriale era incorsa nell’errore, scambiando efficacia del vaccino e percentuale di popolazione protetta. Uno sbaglio compiuto non di rado anche dai vari esperti di casa nostra che si avvicendano incessantemente in ogni possibile trasmissione televisiva o radiofonica.