Dubbi dell'Agenzia europea dei medicinali sulle Car-t, terapia può scatenare tumori secondari
Gli oncologi contestano e invitano ad evitare allarmismi: “Benefici prevalgono. Le Car-t hanno dati di efficacia senza precedenti per pazienti che non hanno una alternativa terapeutica”
Fari puntati sui rischi legati alle Car-t, terapie antitumorali innovative che hanno dimostrato una alta efficacia nel contrastare vari tipi di tumore: dopo la Fda statunitense, anche l'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha infatti avviato un'indagine rispetto al rischio di insorgenza di tumori maligni secondari. Un rischio già noto che ora i due enti intendono approfondire esaminando tutte le prove disponibili. I prodotti di terapia genica basati sulle cellule Car T appartengono a un tipo di immunoterapie antitumorali personalizzate in cui i globuli bianchi dei pazienti (un tipo particolare, chiamati cellule T) vengono riformulati in laboratorio e re-iniettati nell'organismo del malato per attaccare le cellule tumorali. Ad oggi, numerosi casi di remissione completa da tumori come la leucemia acuta resistente si sono registrati nel mondo, ed anche in Italia sono vari i casi di remissione ottenuti in giovani pazienti.
Vi sono tuttavia dei rischi, ed il comitato di farmacovigilanza Ema ha iniziato una revisione di queste terapie rispetto in particolare all'insorgenza di tumori maligni secondari, inclusi il linfoma e la leucemia a cellule T. Le terapie Car-T approvate nell'Ue sono sei (Abecma, Breyanzi, Carvykti, Kymriah, Tecartus e Yescarta) e sono utilizzate per trattare i tumori del sangue come la leucemia a cellule B, il linfoma a cellule B, il linfoma follicolare, il mieloma multiplo e il linfoma mantellare in pazienti il cui cancro sia ricomparso o non risponda al trattamento precedente. Per tutti e sei i prodotti Car-T attualmente autorizzati nell'Ue, i tumori secondari erano considerati un importante rischio potenziale al momento della loro autorizzazione e inclusi nei piani di gestione del rischio.
Il comitato di farmacovigilanza sta esaminando ora tutte le prove disponibili, comprese le informazioni su 23 casi di vari tipi di linfoma o leucemia a cellule T in EudraVigilance, il database UE delle reazioni avverse ai medicinali, e deciderà sulla necessità di eventuali azioni normative. Già lo scorso novembre, la Fda aveva avviato un'indagine analoga, sottolineando che "sebbene i benefici complessivi di questi prodotti continuino a superare i loro potenziali rischi, l'agenzia sta studiando il rischio e sta valutando la necessità di un'azione normativa". L'approvazione iniziale di questi prodotti, ha spiegato l'Fda, includeva la necessità di condurre studi "per valutare la sicurezza a lungo termine e il rischio di neoplasie secondarie che si verificano dopo il trattamento".
Un'azione necessaria secondo gli oncologi, che invitano però ad evitare allarmismi. Le Car-t, afferma Claudio Cerchione, dirigente medico ricercatore dell'Irccs Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori 'Dino Amadori', "sono una rivoluzione in campo ematologico ma purtroppo molte terapie e immunoterapie che vanno ad agire sul sistema immunitario hanno il rischio di tumori secondari. Bisogna però mettere sempre sulla bilancia i costi e benefici e le Car-t hanno dati di efficacia senza precedenti per pazienti che non hanno una alternativa terapeutica come nel mieloma pluriricedivato, la leucemia acuta linfoblastica resistente e linfomi aggressivi che non rispondono a terapie convenzionali. In questi pazienti si sono raggiunti dati di efficacia dal 70 al 100% come remissione completa della malattia". Il rischio "c'è ma i benefici sono maggiori. E' giusto che l'Ema valuti ma - conclude - penso che queste siano terapie importanti e invito i pazienti a non allarmarsi".