La dopamina dissolve le placche cerebrali dannose prodotte dall’Alzheimer, lo studio che riaccende la speranza
La sostanza chimica aumenta i livelli di neprilisina nelle cellule cerebrali coltivate in laboratorio, e successivamente nei cervelli dei topi trattati. Questo enzima è cruciale perché scompone le placche beta-amiloidi, accumuli proteici che danneggiano i neuroni
Dopamine Treatment Reduces Alzheimer’s Plaques
— Neuroscience News (@NeuroscienceNew) August 6, 2024
Researchers have discovered a potential new treatment for Alzheimer’s disease by leveraging the neurotransmitter dopamine.
In a recent study using a mouse model of Alzheimer’s, dopamine was found to increase the production of… pic.twitter.com/B2L5wFLpj9
Un team di scienziati giapponesi del RIKEN Center for Brain Science (CBS) potrebbe aver fatto una scoperta capace di restituire la speranza a milioni di persone affetta da Alzheimer. I ricercatori, infatti, avrebbero scoperto un trattamento rivoluzionario in grado di alleviare i sintomi della malattia. Il farmaco, stando a quanto pubblicato sulle pagine della rivista Science Signaling, è stato testato con successo sui topi, e si basa sull’uso della dopamina. La sostanza chimica, preposta alla trasmissione dei segnali nel cervello e in altre aree del sistema nervoso, potrebbe favorire la produzione di neprilisina, un enzima in grado di scomporre le placche beta-amiloidi nel cervello, riducendo così i danni neuronali caratteristici dell'Alzheimer.
Nuovi orizzonti terapeutici
Guidato dal professor Takaomi Saido, il team di ricerca ha osservato che la dopamina aumenta i livelli di neprilisina nelle cellule cerebrali coltivate in laboratorio, e successivamente nei cervelli dei topi trattati. Questo enzima è cruciale perché scompone le placche beta-amiloidi, accumuli proteici che danneggiano i neuroni e sono strettamente legati alla progressione dell'Alzheimer. Gli esperimenti sui topi hanno mostrato una significativa riduzione delle placche nella corteccia prefrontale dopo otto settimane di trattamento con dopamina, accompagnata da miglioramenti nella memoria.
La promessa di L-DOPA
Sebbene la manipolazione genetica per aumentare la neprilisina non sia praticabile negli esseri umani, i ricercatori hanno testato l'uso di L-DOPA, un precursore della dopamina già utilizzato nel trattamento del Parkinson. Nei modelli murini, il trattamento con L-DOPA ha non solo ridotto le placche beta-amiloidi nel cervello, ma ha anche migliorato le prestazioni nei test di memoria. Questo risultato apre la possibilità di utilizzare L-DOPA per contrastare l'Alzheimer, benché siano necessari ulteriori studi per valutarne la sicurezza e l'efficacia negli esseri umani.
Sfide e prospettive future
Watamura Naoto, primo autore dello studio, ha sottolineato che, nonostante i risultati promettenti, il trattamento con L-DOPA presenta notevoli effetti collaterali nei pazienti con Parkinson. "Il nostro prossimo passo", spiega Naoto, "è indagare come la dopamina regola la neprilisina nel cervello. Questo potrebbe portare a nuovi approcci preventivi che potrebbero essere avviati nella fase preclinica dell'Alzheimer".
La scoperta del team giapponese segna un importante progresso nella comprensione del ruolo della dopamina nella gestione dell'Alzheimer e offre nuove speranze per lo sviluppo di trattamenti efficaci contro questa devastante malattia neurodegenerativa.
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