Colesterolo instabile e rischio demenza, scoperto uno stretto legame. Un nuovo studio lancia l'allarme
Le fluttuazioni nei livelli di colesterolo potrebbero aumentare il rischio di demenza negli anziani, suggerendo la necessità di un monitoraggio più attento.
Uno studio condotto in Australia e negli Stati Uniti ha rilevato che ampie fluttuazioni nei livelli di colesterolo, non legate a cambiamenti nella terapia, sono associate a un rischio più elevato di demenza e declino cognitivo. "Le persone anziane con livelli di colesterolo fluttuanti potrebbero richiedere un monitoraggio più attento e interventi preventivi proattivi", ha affermato Zhen Zhou, ricercatore della Monash University di Melbourne. L'indagine, parte del progetto ASPREE, ha seguito circa 10.000 adulti di 74 anni di età media per un periodo di sei anni. Tutti i partecipanti erano inizialmente in buona salute, senza segni di demenza, e i loro livelli di colesterolo sono stati monitorati annualmente. Un terzo dei partecipanti assumeva già farmaci per abbassare il colesterolo, ma nessuno ha cambiato terapia durante il periodo di studio.
Fluttuazioni del colesterolo e aumento del rischio
Lo studio ha evidenziato che i partecipanti con ampie fluttuazioni nei livelli di colesterolo totale presentavano un rischio del 60% maggiore di sviluppare demenza e un aumento del 23% del rischio di declino cognitivo. "Le variazioni significative nei livelli di colesterolo possono destabilizzare le placche aterosclerotiche, aumentando il rischio di ostruzione del flusso sanguigno al cervello, con conseguente impatto sulla funzione cognitiva", ha spiegato Zhou. Le variazioni elevate nelle lipoproteine ad alta densità (colesterolo HDL) o nei trigliceridi non sono state associate a un aumento del rischio di demenza. I ricercatori ipotizzano che i trigliceridi, essendo il principale tipo di grasso corporeo, non influiscano direttamente sulla funzione cognitiva come il colesterolo LDL.
Limiti dello studio e necessità di ulteriori ricerche
Lo studio, prevalentemente osservazionale, ha coinvolto per lo più adulti bianchi (96%), il che potrebbe limitare la generalizzabilità dei risultati ad altre popolazioni. "Abbiamo bisogno di studi futuri per chiarire se la variabilità del colesterolo rappresenti un fattore di rischio reale o sia solo un biomarcatore del rischio di demenza", ha dichiarato Zhou.
Verso nuove strategie di prevenzione?
Fernando D. Testai, esperto dell’American Heart Association, ha sottolineato l’importanza di mantenere livelli di colesterolo stabili per proteggere la salute cognitiva: "Non attenersi a strategie che migliorano il profilo lipidico, come una dieta sana e l’esercizio fisico, può peggiorare l’impatto negativo dei lipidi dannosi sul cervello". Se le future ricerche confermeranno una relazione causa-effetto, la riduzione delle fluttuazioni del colesterolo potrebbe rappresentare un obiettivo terapeutico promettente per prevenire il declino cognitivo.
Dettagli dello studio e raccomandazioni per il futuro
Lo studio ha analizzato i dati di 9.846 partecipanti dell’ASPREE, monitorando annualmente i livelli di colesterolo totale, LDL, HDL e trigliceridi. Durante i sei anni di follow-up, i partecipanti sono stati suddivisi in gruppi in base alla variabilità del colesterolo. Il gruppo con le fluttuazioni maggiori è risultato più esposto al rischio di demenza. "I nostri risultati non devono essere interpretati come un suggerimento che abbassare il colesterolo attraverso modifiche dello stile di vita o farmaci ipolipemizzanti sia dannoso per il cervello", ha concluso Zhou.
Il peso del colesterolo sul cervello: un rischio globale
Secondo l’American Heart Association, 63,1 milioni di adulti statunitensi hanno livelli elevati di colesterolo LDL, con milioni di decessi attribuiti a complicazioni cardiovascolari legate al colesterolo “cattivo”. "Questo studio aggiunge un pezzo importante al puzzle della preservazione della salute del cervello, fornendo nuove prove sul ruolo delle fluttuazioni del colesterolo nel declino cognitivo", ha affermato Testai. La ricerca continua a suggerire che stabilizzare i livelli di colesterolo potrebbe rappresentare una strategia cruciale per prevenire la demenza e preservare la salute cognitiva nelle popolazioni anziane.
Fonte:
SciTechDaily