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Il colesterolo "buono" può diventare pericoloso: la scoperta che cambia le regole e svela il lato oscuro dell'HDL

Una ricerca condotta da un team di scienziati statunitensi ha permesso di scoprire qualcosa di inaspettato: il cosiddetto colesterolo buono può contribuire allo sviluppo di malattie cardiovascolari

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Colesterolo nel sangue - Foto Shutterstock
Colesterolo nel sangue - Foto Shutterstock

Un team di ricercatori del Houston Methodist Research Institute ha fatto una scoperta inattesa: il colesterolo HDL, comunemente definito "buono", potrebbe non essere sempre un alleato della salute. Lo studio, coordinato dal professor Henry J. Pownall e dal cardiologo Khurram Nasir, ha identificato un legame tra alti livelli di colesterolo libero (free cholesterol, FC) nell'HDL e un maggiore rischio di malattie cardiovascolari. La scoperta, pubblicata sulle pagine del Journal of Lipid Research, punta a ridefinire il ruolo dell'HDL nella prevenzione delle patologie cardiache, aprendo nuove prospettive diagnostiche e terapeutiche.

Quando il colesterolo buono diventa dannoso

Il colesterolo HDL è sempre stato considerato un parametro positivo durante i controlli di routine. Tuttavia, non tutto il colesterolo HDL è uguale.

  • Colesterolo libero (FC): attivo e coinvolto nelle funzioni cellulari, ma potenzialmente pericoloso se in eccesso
  • Colesterolo esterificato: stabile e immagazzinabile, con minori rischi per la salute

A spiegarlo è lo stesso Pownall: "Non tutti i tipi di colesterolo sono uguali - evidenzia lo scienziato -. Troppo colesterolo libero, anche all'interno dell'HDL, potrebbe contribuire a sviluppare malattie cardiache".

I dettagli dello studio

La ricerca ha dimostrato che un HDL ricco di colesterolo libero è probabilmente disfunzionale. Il team ha inoltre osservato che il colesterolo libero nell'HDL tende ad accumularsi nei macrofagi, un tipo di globulo bianco, aumentando il rischio di patologie cardiovascolari. "Abbiamo scoperto un forte legame tra la quantità di colesterolo libero nell'HDL - ha spiegato Pownall - e l'accumulo nei macrofagi, che può contribuire alle malattie cardiovascolari". Questo fenomeno contraddice l'idea tradizionale secondo cui il trasferimento del colesterolo libero verso l'HDL sia sempre benefico per il cuore.

La ricerca non si ferma: ecco gli obiettivi futuri

I ricercatori puntano a dimostrare che livelli elevati di colesterolo libero nell'HDL sono direttamente associati a un aumento delle malattie cardiovascolari. Questo potrebbe portare allo sviluppo di nuovi biomarcatori per identificare i pazienti che necessitano di trattamenti specifici per abbassare l'HDL. "Stimiamo di raggiungere questo obiettivo in meno di tre anni - afferma Pownall -. Ci sono già farmaci noti in grado di agire sul colesterolo libero nei modelli pre-clinici. Se i nostri test lo giustificano, potremmo iniziare le sperimentazioni umane".

Un futuro più sicuro per la salute cardiovascolare

Se confermati, i risultati dello studio potrebbero portare a trattamenti clinici entro sei anni. Questo progresso rappresenterebbe un'importante rivoluzione nella gestione delle malattie cardiache, offrendo nuove opzioni terapeutiche per i pazienti ad alto rischio.

Fonti:
Journal of Lipid Research
Science Direct

MedicalXPress 

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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