Tossicità neurologica e comportamentale, allarme per un comune deodorante per ambienti
Se inalato o assorbito in quantità elevate può danneggiare il cervello. Sotto accusa il citronellolo, un composto profumato di origine naturale

Il citronellolo è un composto profumato di origine naturale, noto per la sua fragranza floreale simile a quella della rosa. Si trova comunemente in profumi, creme, detergenti e altri prodotti per la cura della persona e della casa. Fino a oggi è stato considerato sicuro, ma una nuova ricerca scientifica ha sollevato dubbi significativi sulla sua innocuità a fronte di un’esposizione prolungata o ad alte dosi. Un team coreano ha infatti scoperto che il citronellolo può indurre tossicità neurologica e comportamentale, specie quando penetra in profondità nel cervello.
La scoperta arriva da uno studio congiunto condotto dal Korea Research Institute of Chemical Technology (KRICT), insieme a esperti della Korea University. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Hazardous Materials e mettono in luce, per la prima volta, il potenziale neurotossico del composto attraverso esperimenti su modelli biologici avanzati, tra cui pesci, roditori, organoidi cerebrali umani e sistemi microfluidici che riproducono la barriera emato-encefalica (BBB).
Il citronellolo può causare danni, penetra nel cervello e scatena infiammazione
I test su animali hanno evidenziato che il citronellolo è in grado di superare la barriera emato-encefalica, accumulandosi nei tessuti cerebrali. Questo accumulo provoca un aumento delle specie reattive dell’ossigeno (ROS) e l’attivazione di vie infiammatorie, due fenomeni noti per il loro impatto negativo sulle funzioni neurologiche.
Gli scienziati hanno osservato anche danni alla barriera stessa e l’infiltrazione di cellule immunitarie nel tessuto cerebrale, un processo che può amplificare ulteriormente l’infiammazione e compromettere la funzione del sistema nervoso. “Questi effetti sono coerenti con manifestazioni di tipo neurocomportamentale alterato, già documentate in modelli preclinici”, spiegano i ricercatori.

La via del triptofano che si trasforma in tossicità
Uno degli aspetti più interessanti della ricerca riguarda il metabolismo del triptofano, in particolare il suo catabolismo nella via del chinurenina. Questo processo può generare due molecole opposte: acido chinurenico (neuroprotettivo) e 3-idrossichinurenina (3-HK), che invece è neurotossico. L’esposizione al citronellolo, secondo gli scienziati, “sposta l’equilibrio verso la produzione di 3-HK”, aumentando quindi il rischio di danni al sistema nervoso.
Questa alterazione metabolica rappresenta un meccanismo chiave per spiegare la tossicità osservata nei modelli utilizzati, ed è stata confermata sia negli organoidi cerebrali umani che nei BBB-on-chip, piattaforme avanzate che simulano le condizioni umane reali.
Ansia e disturbi del comportamento
Il team ha eseguito test comportamentali sui pesci zebra esposti a diverse concentrazioni di citronellolo (2, 4 e 8 mg/L). I risultati hanno mostrato segni di ansia e disorientamento motorio, tra cui una marcata riduzione del comportamento fototattico (attrazione verso la luce) e un aumento della thigmotassi, ovvero la tendenza a restare vicini ai bordi dell’ambiente, considerata un indicatore di stress nei modelli acquatici.
Questi comportamenti anomali confermano il potenziale impatto del composto sul cervello e sul comportamento, anche a concentrazioni che potrebbero essere raggiunte in situazioni di esposizione cronica o ambienti scarsamente ventilati.

Confermati i danni neurologici anche nei modelli umani in vitro
Oltre agli animali, lo studio ha incluso test su modelli umani in vitro, come gli organoidi cerebrali derivati da cellule staminali umane e chip microfluidici simili alla barriera emato-encefalica. Anche in questi sistemi è emersa la presenza di neuroinfiammazione e danno neuronale, suggerendo che gli effetti osservati possano avere una rilevanza anche per l’uomo.
Attualmente il citronellolo è considerato un potenziale allergene cutaneo e, come da normativa coreana ed europea, va etichettato nei cosmetici che superano una determinata concentrazione. Ma “i suoi effetti neurotossici non erano mai stati esaminati prima a questi livelli di dettaglio”, sottolineano gli autori.
Zebrafish, organoidi e chip per testare la tossicità
“Questo è un esempio rappresentativo del successo delle nuove piattaforme biomimetiche, come gli zebrafish e gli organoidi cerebrali”, hanno spiegato i ricercatori, sottolineando l’importanza di modelli alternativi per valutare il rischio per la salute umana.
Il presidente del KRICT, Dr. Lee Young-Kuk, ha aggiunto: “Attraverso studi futuri, intendiamo utilizzare queste piattaforme per migliorare le valutazioni di sicurezza umana e contribuire alla salute pubblica”. Lo studio apre così la strada a nuove forme di screening tossicologico, capaci di anticipare i pericoli legati a sostanze comuni, spesso considerate sicure ma mai testate in condizioni realistiche di esposizione prolungata.