Alla scoperta del cavallo: un animale nobile che contribuisce al benessere psicofisico dell’uomo
La pratica dell’equitazione terapeutica favorisce l’autostima e le capacità cognitivo relazionali. I bambini sono i primi a poter beneficiare degli effetti positivi di un trattamento ippoterapico. In particolare, nei casi in cui siano affetti da disturbi psichici, alcune disabilità fisiche e autismo
Una relazione millenaria quella tra uomo e cavallo. Uno dei primi animali a essere addestrato e utilizzato come aiuto in diversi lavori: compagno e compagna ideali, per docilità, eleganza, affidabilità e generosità. Il cavallo è un animale affettuoso, unico. Dotato di garbo e sensibilità, attribuiti quasi umani, che lo portano a venire impiegato anche come ausilio in percorsi di terapia per grandi e più piccoli. Nonostante i benefici dell’equitazione terapeutica siano noti fin dall’Antica Grecia, è solo nei primi anni del ‘900 che l’ippoterapia viene riconosciuta nell’accezione che intendiamo oggi. In Italia, viene introdotta nel 1975 dalla dottoressa Danièle Nicolas Citterio.
La psicologa belga, attraverso l’opera dell’ANIRE (Associazione Italiana di Riabilitazione Equestre) rende ufficiale la riabilitazione equestre come forma di terapia. Il significato di ippoterapia deriva dall’unione delle parole greche huppos (cavallo) e therapeia (cura). Un insieme di discipline mediche che, attraverso l’ausilio di un cavallo, portano al miglioramento dello stato psicofisico del paziente.
L’ippoterapia porta a grandi benefici fisici, muscolari e posturali. La pratica è inoltre capace di avere degli aspetti psicologici, favorendo l’autostima e le capacità cognitivo relazionali. I bambini sono i primi a poter beneficiare degli effetti positivi di un trattamento ippoterapico. In particolare, nei casi in cui siano affetti da disturbi psichici, alcune disabilità fisiche e autismo.
Sono molte le discipline e le attività della riabilitazione equestre: oltre all’ippoterapia – basata sull’approccio graduale con l’ambiente del maneggio e con il cavallo, ed è rivolta a persone con diverse patologie cognitive e disabilità fisiche lievi – merita menzione la cosiddetta rieducazione equestre, che vede il legame tra paziente e cavallo evolversi sempre di più fino a dare inizio a un vero percorso di presa di coscienza, non solo verso l’animale, ma anche verso sé stessi. L’equitazione sportiva per disabili, in questo ambito, è lo stadio finale di un processo di autonomia che vede il paziente diventare autonomo nella pratica sportiva.
A livello territoriale, esistono i Comitati Regionali della FISE (Federazione Italiana Sport Equestri) che hanno nel loro territorio circoli affiliati e centri di eccellenza nell’ippoterapia, che fanno di questa pratica terapeutica un vero e proprio fiore all’occhiello: tra questi, la FISE Veneto, capitanata dalla sua Presidente, Clara Campese, che si è di recente candidata alle elezioni per la FISE nazionale. “Ritengo che i centri che praticano la riabilitazione equestre e gli interventi assistiti con gli animali possano diventare fulcro di processi di sostenibilità circolare, per le persone e per l’ambiente. Serve puntare sui tesserati e sui loro bisogni, per contribuire al rilancio dell’economia del Paese, spingendo sulla formazione e sull’innovazione.” – ha dichiarato la Presidente di FISE Veneto e candidata presidente alle elezioni di FISE Nazionale, Clara Campese -. “Il cavallo ama incondizionatamente, ed è questo il messaggio centrale che deve emergere a livello nazionale e locale, per una FISE a misura di tesserato. Questa la mia visione, e il mio profondo impegno”.
Il mondo del cavallo, lo abbiamo visto, è tutto da scoprire. Il più leale amico dell’umanità è pronto a raccontarci ancora storie, di amore, rispetto, lealtà, ambiente, inclusione sociale e sport. “In sella”, amici miei.