Dallo studio del carcinoma mammario triplo negativo una terapia che blocca il meccanismo di difesa di molti tumori
Un anticorpo innovativo agisce sul microambiente tumorale, riattivando il sistema immunitario e rallentando la progressione della malattia. La scoperta che accende la speranza
“Build your enemy a golden bridge to retreat across”, ossia “Costruisci al tuo nemico un ponte d’oro per la ritirata”. Questa antica strategia bellica, descritta da Sun Tzu ne “L’arte della guerra”, sembra essere adottata dai tumori per ingannare il sistema immunitario. Uno studio rivoluzionario condotto dal Weizmann Institute of Science, in collaborazione con il City of Hope in California, ha rivelato come il carcinoma mammario triplo negativo sfrutti i ponti molecolari per creare un ambiente immunosoppressivo. I ponti molecolari, costruiti grazie alla proteina CD84, permettono alle cellule tumorali di manipolare quelle immunitarie, impedendo loro di attaccare il tumore. Questo meccanismo, già osservato nei tumori del sangue, è stato riscontrato anche nei carcinomi mammari. La ricerca ha sviluppato ora un anticorpo in grado di bloccare la formazione di questi ponti, riattivando l’azione del sistema immunitario e rallentando la crescita del tumore.
Carcinoma triplo negativo: il più aggressivo tumore al seno
Il carcinoma mammario triplo negativo rappresenta il 20 per cento delle diagnosi di tumore al seno ed è noto per la sua aggressività. A differenza di altri tumori, non presenta recettori ormonali o di crescita (HER2) che possano essere presi di mira dai trattamenti tradizionali, rendendo la cura particolarmente complessa.
“Non esistono segnali esterni evidenti sulle cellule di questi tumori che ci permettano di identificarli e distruggerli facilmente. È fondamentale agire sul microambiente tumorale”, spiega il professor Idit Shachar, coordinatore dello studio.
CD84: la proteina che sopprime la risposta immunitaria
Lo studio ha identificato la proteina CD84 come il fulcro del meccanismo dei ponti molecolari. Questa proteina è espressa in grandi quantità nelle cellule immunitarie circostanti il tumore, inducendole a costruire collegamenti che sopprimono la risposta immunitaria. Nei tumori con alti livelli di CD84, i pazienti mostrano una prognosi peggiore e una sopravvivenza ridotta. La proteina induce le cellule immunitarie, come i linfociti B regolatori, a produrre molecole che inibiscono l’azione delle cellule T, “disarmando” il sistema immunitario.
L’anticorpo anti-CD84: una rivoluzione terapeutica
I ricercatori hanno sviluppato un anticorpo capace di bloccare CD84, impedendo la formazione dei ponti molecolari e riattivando l’azione delle cellule T contro il tumore. I test preclinici su modelli murini hanno mostrato risultati promettenti:
- Nei topi geneticamente privi di CD84, il tumore si sviluppava più lentamente
- Nei topi trattati con l’anticorpo anti-CD84, la crescita tumorale è stata significativamente rallentata, con alcuni casi di remissione completa
“Il trattamento si concentra sul microambiente tumorale, garantendo specificità e minimizzando gli effetti collaterali, poiché colpisce solo le cellule che esprimono CD84 ad alti livelli”, spiega Shachar.
Il futuro della medicina personalizzata
Il progetto è stato portato avanti grazie alla collaborazione tra il Weizmann Institute e il City of Hope, con il supporto di Slam BioTherapeutics, una startup fondata per sviluppare terapie basate su anticorpi della famiglia SLAM. “Questa scoperta potrebbe aprire la strada a trattamenti per molti tipi di tumori, anche quelli in cui le cellule cancerose non esprimono CD84 in modo significativo”, afferma Shachar. La terapia si inserisce nel contesto della medicina personalizzata, con l’obiettivo di creare cure mirate e meno invasive per una vasta gamma di pazienti oncologici.
Fonti:
Cell Reports
EurekAlert!