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Cancro al seno, l’arresto di un gene blocca le metastasi: la scoperta che accende la speranza per milioni di donne

I risultati, pubblicati su Nature Communications, potrebbero portare a nuove strategie per il trattamento del tumore metastatico al seno, il maggior responsabile dei decessi causati da questa malattia

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"L’arresto di un gene chiamato PRMT5 ha impedito la crescita delle cellule di cancro al seno metastatiche positive al recettore degli estrogeni (ER +) dopo che avevano acquisito resistenza a una terapia standard nota come inibitori CDK4 / 6". A sostenerlo, dopo una lunga sperimentazione, un gruppo di ricercatori dell’UT Southwestern Medical Center. I risultati, pubblicati sulle pagine della rivista Nature Communications, potrebbero portare allo sviluppo di nuove strategie per il trattamento del tumore metastatico al seno, il sottotipo più comune di cancro al seno responsabile ogni anno del maggior numero di decessi dovuti a questa malattia. “La combinazione di una terapia antiestrogenica con un farmaco che inibisce PRMT5 - ha spiegato con un certo entusiamo il professor Chang-Ching “Albert” Lin, assistente presso l’Harold C. Simmons Comprehensive Cancer Center e anche al Dipartimento di Medicina Interna dell’UT Southwestern - potrebbe eventualmente offrire un nuovo modo di trattare le pazienti resistenti agli inibitori CDK4/6, che spesso hanno poche opzioni terapeutiche”.

Il dottor Lin, ex ricercatore post-dottorato presso l’Arteaga Lab, ha condotto lo studio con il collega Carlos L. Arteaga, professore e direttore del Simmons Cancer Center e preside associato dei programmi di oncologia presso UTSW.

La scoperta è importantissima, perché nel mondo quasi 700 mila donne, ogni anno, muoiono a causa di questo specifico tipo di male, a seguito delle metastasi che si diffondono in altre parti del corpo. I medici hanno trattato i tumori al seno metastatici ER + combinando farmaci che degradano (e in diversi casi bloccano) i recettori degli estrogeni sulle cellule del cancro al seno in combinazione con inibitori CDK4/6: questi insieme insieme inattivano le proteine ​​necessarie alla divisione e moltiplicazione delle cellule tumorali. “Sebbene gli inibitori CDK4/6 possano bloccare la progressione del cancro e prolungare la sopravvivenza, presentano uno svantaggio: quasi universalmente, i tumori smettono di rispondere a questi farmaci nel tempo, lasciando le pazienti con poche opzioni di trattamento“, ha spiegato il Dottor Lin. Precedenti studi avevano dimostrato che un numero crescente di tumori resistenti agli inibitori CDK4/6 hanno perso la funzione di un gene chiamato RB1.

Alla ricerca di una nuova strategia per il trattamento del cancro al seno metastatico ER + resistente agli inibitori CDK4/6, i Dott. Lin e Arteaga e i loro colleghi hanno utilizzato lo strumento di modifica genetica CRISPR su cellule di due linee di cancro al seno ER + per eliminare RB1, rendendole resistenti a tutti e tre gli inibitori CDK4/6 approvati dalla Food and Drug Administration statunitense. I ricercatori hanno poi analizzato più di 19.000 altri geni, cercando quelli che potrebbero svolgere un ruolo chiave nella sopravvivenza e nella crescita cellulare. L'indagine si è concentrata su PRMT5, un gene già implicato nella progressione di vari tipi di cancro, compreso quello al seno e per il quale sono in fase di sviluppo inibitori farmaceutici.

Quando i ricercatori hanno ridotto la quantità di proteina prodotta dal PRMT5, con una tecnica genetica, o hanno somministrato un inibitore del PRMT5 durante lo sviluppo clinico, le cellule sono rimaste bloccate in una parte del loro ciclo cellulare nota come transizione G1-S, in cui il DNA viene copiato prima della divisione delle cellule. Ulteriori indagini hanno dimostrato che PRMT5 aiuta a regolare uno stuolo di geni coinvolti nella replicazione del DNA. Quando i ricercatori hanno somministrato l’inibitore insieme a un farmaco che degrada gli ER nei topi portatori di tumori umani ER + con delezione di RB1, il doppio trattamento ha bloccato la crescita di questi tumori in modo significativamente migliore rispetto a entrambi i trattamenti da soli, mettendo i modelli animali in remissione parziale.

Il dottor Lin e il collega Arteaga sperano di testare presto la nuova combinazione di farmaci in pazienti con cancro al seno ER +.

Fonti:
UT Southwestern Medical Center
Nature Communications

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