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Cancro al colon e colite ulcerosa, scoperto legame tra un difetto al gene p53 e l’insorgenza del tumore

Uno studio rivela come le alterazioni del gene p53 nella colite ulcerosa possano aumentare il rischio di tumore al colon-retto. Nuovi bersagli terapeutici puntano a fermare la malattia prima della sua trasformazione in cancro

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Uno studio condotto dal laboratorio di Michael Sigal presso il Max Delbrück Center e la Charité - Universitätsmedizin Berlin ha rivelato come un gene difettoso, p53, possa elevare il rischio di sviluppare il cancro colon-rettale nei pazienti affetti da colite ulcerosa. Pubblicato su Science Advances, lo studio suggerisce un approccio terapeutico mirato, che tenda a bloccare la progressione tumorale. “Nei pazienti affetti da colite ulcerosa ad alto rischio di sviluppare un cancro, potremmo potenzialmente colpire le cellule aberranti ed eliminarle precocemente, prima che si manifesti il cancro”, afferma Sigal, autore principale e direttore del laboratorio di carcinogenesi rigenerativa della barriera gastrointestinale.

L’importanza del gene p53 nella colite ulcerosa

La colite ulcerosa è una malattia infiammatoria che colpisce milioni di persone nel mondo, portando a un rischio maggiore di sviluppare il cancro del colon. Sigal sottolinea che il gene p53 potrebbe essere fondamentale, osservando che “se non c’è p53 funzionale, le cellule rimangono in uno stato proliferativo”, incrementando il rischio di trasformazione tumorale. Lo studio ha gettato nuova luce su come l’assenza di p53 possa mantenere le cellule in uno stato di “rigenerazione impazzita”, per cui non riescono a ripararsi e a ritornare alla normale funzione.

La “rigenerazione impazzita” nelle cripte dell’intestino

Le cripte intestinali sono fondamentali per la rigenerazione del tessuto epiteliale, ma in pazienti con colite ulcerosa, questo processo di riparazione si intensifica in maniera patologica, bloccando le cellule in un ciclo di proliferazione continua. Sigal spiega che questa condizione porta a un “feedback tossico” che impedisce il corretto funzionamento del colon, aumentando ulteriormente il rischio di cancro.

La scoperta attraverso i modelli organoidi

Per studiare il processo di riparazione, il team ha creato modelli tridimensionali di colon in laboratorio, scoprendo che, in assenza del gene p53, le cellule intensificano il metabolismo del glucosio e proliferano rapidamente. Hartl, coordinatrice della ricerca, evidenzia come “con gli organoidi possiamo identificare agenti molto specifici che colpiscono percorsi metabolici” e spiega che le cellule senza p53 si sono rivelate “più vulnerabili a trattamenti che inibiscono la glicolisi”.

Verso terapie mirate e screening precoci

Sigal ritiene che questa scoperta rappresenti un passo fondamentale verso strumenti diagnostici meno invasivi: “Questo studio potrebbe essere un primo passo nello sviluppo di strumenti molecolari per un test diagnostico meno invasivo”, ha dichiarato. Una volta implementato, questo approccio consentirebbe ai medici di identificare le cellule anomale prima che si trasformino in lesioni visibili, fornendo un metodo per bloccare il cancro alla sua origine.

Fonte:
Science Advances

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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