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Le bustine di tè sotto la lente degli scienziati. Che cosa rilasciano una volta immerse nell'acqua calda

Scienziati dell’Università Autonoma di Barcellona hanno scoperto che durante l’infusione rilasciano miliardi di micro e nanoplastiche. Questi frammenti possono essere assorbiti dalle cellule intestinali umane, entrando potenzialmente nel flusso sanguigno

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Un recente studio condotto dal Dipartimento di Genetica e Microbiologia dell’Università Autonoma di Barcellona (UAB) ha analizzato il comportamento delle bustine di tè realizzate con polimeri sintetici. La ricerca, pubblicata sulla rivista Chemosphere, ha rivelato che durante la preparazione del tè, queste bustine rilasciano miliardi di particelle micro e nanoplastiche. I frammenti, invisibili a occhio nudo, non solo contaminano l’infuso, ma possono essere assorbiti dalle cellule intestinali umane, con potenziali conseguenze per la salute. Gli scienziati hanno utilizzato bustine di tè composte da nylon-6, polipropilene e cellulosa, rappresentative di diverse marche commerciali. Attraverso tecniche analitiche avanzate, hanno identificato il numero, la dimensione e la composizione delle particelle rilasciate, dimostrando per la prima volta che questi frammenti possono interagire direttamente con le cellule del tratto gastrointestinale umano.

Quanti frammenti vengono rilasciati durante l’infusione

Lo studio ha evidenziato un rilascio significativo di particelle micro e nanoplastiche durante l’infusione. I risultati principali includono:

  • Polipropilene (PP): 1,2 miliardi di particelle per millilitro, con una dimensione media di 136,7 nanometri
  • Cellulosa (CL): 135 milioni di particelle per millilitro, con una dimensione media di 244 nanometri
  • Nylon-6 (NY6): 8,18 milioni di particelle per millilitro, con una dimensione media di 138,4 nanometri.

Questi numeri evidenziano differenze significative tra i materiali, con il polipropilene che si distingue per il maggior rilascio di particelle.

Tecnologie all’avanguardia per un’analisi approfondita

Per caratterizzare le particelle, i ricercatori hanno utilizzato tecniche come la microscopia elettronica a scansione (SEM), la microscopia elettronica a trasmissione (TEM) e la spettroscopia infrarossa (ATR-FTIR). Queste metodologie hanno permesso di identificare la struttura chimica e le dimensioni delle particelle rilasciate, fornendo un quadro dettagliato della contaminazione da plastica. “Abbiamo caratterizzato queste particelle in modo innovativo, utilizzando tecnologie di punta che rappresentano uno strumento fondamentale per comprendere i loro potenziali impatti sulla salute umana”, ha affermato Alba García, ricercatrice presso l’UAB.

Interazione con le cellule intestinali: un rischio concreto

Per la prima volta, le micro e nanoplastiche sono state esposte a tre tipi di cellule intestinali umane, tra cui Caco-2, HT29 e HT29-MTX. I risultati mostrano che le cellule che producono muco, come le HT29-MTX, assorbono un numero maggiore di particelle rispetto alle altre. Inoltre, alcune particelle sono state osservate all’interno del nucleo cellulare, dove è contenuto il materiale genetico. “La produzione di muco sembra svolgere un ruolo chiave nell’assorbimento di queste particelle, suggerendo la necessità di ulteriori ricerche sugli effetti dell’esposizione cronica”, ha spiegato il team di ricerca.

Le implicazioni per la salute e le raccomandazioni

I risultati sollevano preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e sull’impatto delle plastiche utilizzate negli imballaggi alimentari. Sebbene gli effetti a lungo termine non siano ancora completamente compresi, gli esperti sottolineano l’urgenza di sviluppare metodi standardizzati per valutare la contaminazione da micro e nanoplastiche e di promuovere regolamentazioni per ridurre il loro utilizzo.

Raccomandazioni principali:

  • Promuovere l’uso di materiali alternativi e biodegradabili per le bustine di tè
  • Condurre ulteriori studi sugli effetti a lungo termine dell’ingestione di microplastiche
  • Migliorare la consapevolezza dei consumatori sulla scelta di prodotti più sicuri.

I ricercatori non hanno rilasciato informazioni sulle marche di te esaminate nel corso dei test, ma si sono limitati a precisare che le bustine sono state comprate online o in supermercati locali. Va comunque evidenziato che i materiali polimerici rappresentano la scelta più diffusa per la produzione di bustine commerciali.

Fonti:
Medical xPress
Chemosphere

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