La previsione di Bassetti: c’è una pandemia silenziosa con 50mila morti l’anno
L’infettivologo: Dengue, Zika e Chikungunya rappresentano una nuova minaccia per la salute globale
Hanno scelto Matteo Bassetti per chiudere l’anno di “Genova, capitale italiana del libro”, Palazzo Ducale, Comune di Genova e Regione Liguria, passato attraverso premi Nobel, premi Pulitzer e una presentazione importante ogni tre giorni. E poi mostre interattive, biblioteche viventi, convegni, biblioteche aperte anche di notte, libri rarissimi esposti e un programma di altissimo livello.
E allora perché Beppe Costa, Francesco Berti Riboli, Marco Bucci, Giovanni Toti e Jessica Nicolini – in ordine di apparizione, come in un film - hanno scelto Bassetti, che è un infettivologo di fama internazionale, ma non un Nobel per la letteratura o un Pulitzer?
I libri di Bassetti
In qualche modo, la scelta di avvicinarsi al lungo addio al titolo di capitale del libro è anche il lungo addio alla pandemia che, da febbraio 2000 ha avuto la Liguria come punta avanzata di strategie poi seguite in tutta Italia, dalla prima chiusura delle scuole alle prime riaperture, quando ancora c’era la gara a chiudere tutto come unica soluzione.
E di questo Bassetti è un po’ l’immagine, con i suoi tre libri: “Una lezione da non dimenticare”, dedicato al momento più drammatico, “Il mondo è dei microbi” sul peso dei vaccini e “Pinocchi in camice”, l’ultimo dedicato alle fake news.
Il quadro epidemiologico
Così, accompagnato da Ilaria Cavo e Mario Paternostro, nel salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, Bassetti – accompagnato da sua moglie Chiara che è una forza della natura - risponde a tutto, disegnando anche il quadro del futuro epidemiologico che ci attende. E anche il clima è diversissimo dall’ultima (e unica) presentazione genovese nell’area archeologica dei Giardini Luzzati, di un paio d’anni fa, con un assedio di manifestanti e la Digos a evitare scontri.
Stavolta, il racconto del direttore della clinica universitaria di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, l’ospedale più grande d’Europa, parte del morbillo - “che dicevo ai miei studenti che non avrebbero mai più visto” e che invece è tornato prepotentemente, come abbiamo raccontato nei giorni scorsi su Tiscalinews, proprio insieme a Bassetti – e arriva ai batteri resistenti agli antibiotici.
La pandemia silenziosa
Quella che il professore definisce come la pandemia silenziosa: “Ci sono cinquantamila morti all’anno per i batteri resistenti ed è una pandemia silenziosa. Basti considerare che di Covid sono morti in 200mila, quindi in quattro anni sono gli stessi. Ma il problema è che questi continuano”. E qui, in qualche modo, c’entra la dispersione di residui di antibiotici nell’ambiente, ma anche l’abuso di antibiotici, che sono cosa buona e giusta, ma solo quando servono, non quando si hanno due linee di febbre, a rischio mitridatizzazione: “La prima causa di morte, più dei tumori”.
E proprio il cancro è la nuova frontiera della nuova generazione di vaccini scoperti “grazie” al Covid: “I vaccini a MRNA potranno essere utilissimi anche contro le forme tumorali”.
Ce n’è pure per i periodici annunci di una nuova pandemia, in particolare una frase recente di Ilaria Capua, e Bassetti spiega che è assolutamente credibile, ma non per tesi complottiste: “Se si pensa a Bill Gates che è lì con la pompetta a creare la nuova pandemia, ovviamente non ci siamo. Ma se si considera che la Sars è del 2003, la suina del 2009 e il Covid del 2019, allora non è azzardato pensare che, come è sempre accaduto, possa esserci una nuova pandemia”.
Anzi, paradossalmente, il Covid è stato quasi una passeggiata, con una diffusione della letalità gestibile, con lo 0,1 per cento, a parte la primissima fase quando non si sapeva nulla: “Il riferimento ai rischi futuri si riferisce in particolare all’aviaria H5N1. E sapete per cosa sta quel 5? Per il 50 per cento di letalità”.
Nuovo lockdown?
Quindi è l’occasione di parlare della necessità di un piano pandemico e dell’eventualità di un nuovo lockdown: “Non c’è alcuna evidenza scientifica che sia servito, ma nei primi mesi del Covid non c’era alcuna alternativa ed è stato giusto farlo. Poi, dopo, si è esagerato”.
A un certo punto, gli intervistatori gli chiedono se sia un po’ in una fase di pessimismo leopardiano e Bassetti sorride spiegando che lui si limita a fotografare la situazione. Ma un po’ di Giacomino c’è: “Quando vedo che c’è gente che pensa di curarsi e di saperne di salute su internet non posso fare a meno di pensare che è come guidare un’auto senza corsie, senza guardrail e senza targa pensando di non fare incidenti”.
E proprio per questo i social possono aiutare: “Andare sui social per un medico è ormai una missione. Lo snobismo di chi parla solo ex cathedra rischia di essere pericoloso”.
Gli allarmi social e mediatici ci aiutano a scoprire i virus, a partire dal Dengue, che Bassetti ha affrontato proprio ieri nella Clinica universitaria di malattie infettive di Genova, “dove abbiamo diagnosticato un caso in un ragazzo argentino di ritorno dal Paese di origine. Aver fatto divulgazione in questi primi due mesi del 2024 ha funzionato. E’ stato lo stesso paziente a contattarci e a presentarsi in ambulatorio dicendo che aveva i sintomi che aveva ascoltato in tv e sui social. Un plauso quindi va a tutti, dal ministero della Salute ai divulgatori che hanno spiegato che esiste un problema in Sud America. Ora sarà importante partire presto con la disinfestazione e i larvicidi che, ricordiamolo, sono in capo alle amministrazioni locali”.
Il problema del Sud America
Ed è proprio al Sud America che si rivolge in particolare Matteo Bassetti: “Dopo il Brasile, l’epidemia è in corso in Perù e proprio per questo faccio un appello alle maggiori comunità peruviane in Italia, a partire da quella di Genova, che abbiano loro membri che sono stati a casa e abbiano fatto ritorno con sintomi sospetti come febbre alta, rash cutaneo, dolore alle ossa, alle articolazioni, agli occhi, vomito, prurito o simili di fare subito i test sierologici del sangue per verificare se è dengue. E’ una malattia assolutamente curabile, ma va individuata subito e la prevenzione serve ad evitare il contagio”.
Spiega Bassetti: “Dengue, Zika e Chikungunya, virus storicamente diffusi in varie parti del mondo, hanno trovato in Sud-America e in particolare in Brasile un terreno fertilissimo per proliferare e mutare, creando una nuova minaccia per la salute globale. La velocità dei trasporti fa sì che in poco meno di dieci ore si possa arrivare in Italia da Paesi in cui i virus sono endemici. La zanzara tigre presente anche in Italia potrebbe poi fare il resto rischiando di diffondere le infezioni anche nel nostro Paese. Ed è per questo che occorre sensibilizzare l’opinione pubblica, preparare i medici a riconoscere precocemente i sintomi di questa infezione, migliorare la capacità di diagnostica rapida sia sul territorio che negli ospedali, organizzare le disinfestazioni con larvicidi stagionali. Per non dover poi correre ai ripari quando sarà tardi....”.
Gli ultimi dati parlano di numeri mai visti: in meno di tre mesi, il Brasile ha battuto il record di casi di Dengue di un intero anno e va verso i due milioni. La cifra è il quadruplo del numero di casi di Dengue segnalati nello stesso periodo del 2023. Ora, in Italia, la priorità è la disinfestazione dalle larve di zanzare, prima del caldo.
Una battaglia che si gioca proprio in questi giorni.