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Vaccino Covid avvia una regressione spontanea di un tumore metastatico in una paziente di 61 anni

La donna, a distanza di un anno dalla vaccinazione con il farmaco Moderna, ha subito una modifica radicale della dimensione e della composizione tessuto tumorale. Per i medici la massa si è ridotta del 70 per cento

Roberto Zoncadi R.Z.   
Foto Shutterstock
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Un’equipe di scienziati del MD Anderson Cancer Center di Houston ha diffuso una notizia che accende la speranza per decine di migliaia di pazienti malati di tumore in tutto il mondo. Stando a quanto comunicato dai ricercatori, cha hanno pubblicato l’incredibile storia sulle pagine del Journal for Immunotherapy of Cancer, una paziente di 61 anni ha visto la sua condizione oncologica migliorare drasticamente ad un anno dalla seconda vaccinazione Covid con il farmaco Moderna. Sulla paziente, affetta da un tumore delle ghiandole salivari, aggravato da metastasi polmonari, si sarebbe avviata una regressione spontanea senza precedenti.

Il caso clinico

La donna, 61 anni, era stata operata e sottoposta a radioterapia, nel tentativo di eliminare la malattia. I trattamenti chirurgici, tuttavia, non avrebbero impedito alle cellule tumorali di invadere i polmoni, con metastasi lievi ma non trattate (evoluzione documentata attraverso TAC e biopsia toracica), per l’assenza di chiare linee guida sul da farsi. I medici hanno deciso di limitarsi a monitorare il decorso della malattia, ripetendo gli esami trimestralmente. Dopo circa 6 mesi, tuttavia, un nodulo polmonare è risultato più grande, passando da 1,4 a 3 centimetri. Da qui la decisione di arruolare la paziente in una sperimentazione clinica. Tale passaggio, tuttavia, è stato preceduto dalla somministrazione delle due dosi di vaccino Moderna. Uno step necessario, indispensabile per proteggere la paziente immunodepressa dai rischi legati alla pandemia ma che di fatto ha avuto effetti positivi.

A distanza di un anno la sorpresa

Le dimensioni e la composizione del tessuto tumorale prelevato dai polmoni erano mutate e la massa tumorale, ridottasi inizialmente del 13 per cento, si è ridimensionata complessivamente del 70 per cento. Abbiamo osservato una “notevole riduzione del numero assoluto di cellule tumorali e della frazione di esse che proliferavano in maniera attiva”, ha comnmentato Renata Ferrarotto, direttore del dipartimento di oncologia dei tumori della testa e del collo del MD Anderson Cancer Center.

Le TAC successive hanno infatti evidenziato una progressiva riduzione della massa tumorale, nonché la composizione stessa del tessuto, arricchitosi di linfociti B, linfociti T, cellule dendritiche e natural killer. E tra tutti, i veri protagonisti potrebbero esser i linfociti T, coinvolti tanto nella difesa dalla sindrome respiratoria grave – provocata dal Coronavirus – quanto alla base dei meccanismi di funzionamento dell’immunoterapia contro i tumori. I medici, benché ne siano sorpresi, non hanno dubbi sul perché tutto ciò sia accaduto. La vaccinazione ha di fatto stimolato tutta la “macchina difensiva dell’organismo”, consentendo non solo la protezione dal virus Sars-Cov2 ma anche dal tumore.

Pur trattandosi di un singolo caso gli scienziati si dicono ora entusiasti, la medicina potrebbe avere tra le mani uno strumento incredibilmente potente, efficace contro una moltitudine di tumori. Il caso, evidenziano i ricercatori, viene definito “eccezionale”, ma vi sarebbero anche altri pazienti che avrebbe avuto un decorso simile: un uomo affetto da un tumore del rene ed un altro da un linfoma cutaneo anaplastico primitivo, casi trattati sulle pagine delle riviste Current Oncology e British Journal of Dermatology. Quali siano tuttavia le caratteristiche che abbiano consentito alla paziente di beneficiare degli effetti del vaccino i medici ancora non lo sanno.

Riferimenti
Roberto Zoncadi R.Z.   
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