[L'intervista] Covid, l'arma vincente è la dieta chetogenica
L'università di Padova dà il via a una sperimentazione nell'ospedale di Vicenza: i malati di Covid saranno curati con una terapia alimentare con meno di 30 gr di carboidrati al giorno
Combattere il coronavirus con la dieta alimentare. Il cibo come arma contro gli effetti più severi e le complicanze da infezione da Sars-CoV-2. Sembra l’uovo di Colombo e forse lo è. Di certo è una delle più grandi speranze nella lotta alla pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero. E, ancora una volta, parte dall’Italia e precisamente dall’Università degli Studi di Padova che ha dato il via a una ricerca “prima nel suo genere”. Quella che sta per partire nell’ospedale San Bortolo di Vicenza è una sperimentazione che è stata approvata dal Comitato etico per le sperimentazioni cliniche della Provincia di Vicenza e che sarà una vera e propria “terapia alimentare” a base di una dieta chetogenica (qui l'intervista a Gianluca Mech che spiega di cosa si tratta). A supervisionarla è il professore Antonio Paoli, ordinario presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Padova.
Professor Paoli, da dove nasce l’idea che la dieta chetogenica possa combattere e prevenire gli effetti più dannosi del coronavirus? E, prima di tutto, che cosa si intende per dieta chetogenica?
“Ci sono diversi studi, alcuni anche negli Stati Uniti che si stanno muovendo in questa direzione. Questo perché diverse ricerche scientifiche effettuate hanno evidenziato che la dieta chetogenica, ovvero un regime alimentare che prevede meno di 30 grammi di carboidrati al giorno, riduce innanzitutto il grasso viscerale. E oramai sono tante le evidenze scientifiche che hanno dimostrato che l’obesità e il diabete di tipo 2 sono fattori di rischio per le complicanze più severe del coronavirus. Non solo. La dieta chetogenica riduce gli stati infiammatori, laddove invece si è visto che è proprio l’infiammazione a favorire la cosiddetta “tempesta citochinica”, ovvero una risposta esagerata del sistema immunitario. Infine si è notato che il virus riesce a infiltrarsi di più laddove il livello di glucosio nel sangue è maggiore. Diminuendo quindi il livello di glucosio si riduce anche la capacità infettiva del virus”.
Come e dove si svolgerà questa sperimentazione?
“La effettueremo su 28 pazienti ricoverati nell’ospedale San Bortolo di Vicenza nell’arco di alcuni mesi. Si tratta di pazienti ricoverati per il Coronavirus ma che non si trovano in terapia intensiva. Pazienti comunque che hanno una saturazione di ossigeno sopra l’88%”.
In che cosa consiste il regime alimentare ai quali li sottoporrete?
“Daremo loro dei preparati chetogenici della Gianluca Mech che ce li fornirà gratuitamente. Si tratta di preparati con pochissimi carboidrati, ricchi invece di fibre e proteine che sono necessarie per sostenere l'organismo. Abbiamo scelto questi prodotti anche perché sono già stati utilizzati in molte altre sperimentazioni. La dieta chetogenica con i prodotti Mech durerà 21 giorni. Poi ci saranno 9 giorni di una alimentazione low carb, che assicurerà una transizione dolce dallo stato di chetosi”.
Insomma, il cibo come cura. O meglio, una corretta alimentazione come arma contro il virus.
“Ippocrate diceva “fa che il cibo sia la tua medicina”. Ed è proprio così visto che l’alimentazione e lo stile di vita hanno un’incidenza fortissima in molte patologie di cui soffriamo. Certo, l’alimentazione non è una pozione magica ma di sicuro gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione di tante malattie e in questo caso nelle complicanze da coronavirus. D’altra parte è ormai acclarato che l’obesità e il diabete di tipo 2 siano fattori di rischio per la Sars-Cov-2”.
La finiremo tutti a dieta.
“Non dovrebbe essere così, nel senso che tutti dovremmo imparare a mangiare meglio e solo quando è necessario. La pandemia di obesità è causata da uno stile di vita sedentario dove si ha sempre cibo di ogni genere a disposizione. E invece l’uomo si è evoluto e adattato a condizioni di scarsità periodica di cibo e di continuo movimento”.