Le Monde si scaglia contro il colosso Coca-Cola: “Finanzia studi per smentire legami tra le sue bibite e l’obesità”
Attacco al gigante anche dal un team di ricerca internazionale. La società si difende e cerca di fare chiarezza

La Coca-Cola Company, una delle più grandi aziende produttrici e distributrici di bevande analcoliche a livello mondiale, dal 2010 ad oggi avrebbe versato 8 milioni di euro a medici e ricercatori così da invogliarli a rivedere - o non pubblicare - i risultati di studi attraverso i quali si evidenziava il legame tra le bibite zuccherate e l’insorgenza di patologie come l’obesità e il diabete. Le accuse, pesantissime, arrivano dal quotidiano Le Monde, che ha condotto un’inchiesta in Francia. “Per diversi anni - si legge sulle pagine del giornale francese - la multinazionale ha riunito scienziati influenti per diffondere una ‘soluzione’ all’epidemia globale dell’obesità attraverso articoli pubblicati su riviste mediche, discorsi a conferenze e social media”. In sintesi, con uno sforzo quasi coordinato, doveva esser diffuso un messaggio capace di rasserenare i consumatori. “Fare più esercizio fisico senza preoccuparsi di ridurre l’apporto calorico - spiega Stéphane Horel nel suo approfondimento - questo è il discorso portato avanti da questi esperti che, contrariamente agli specialisti della salute pubblica, ignoravano nelle loro pubblicazioni il ruolo del cibo e delle bevande nel ridurre l’apporto calorico”.
« Toujours lire les petits caractères ». Un conseil avisé, surtout quand on signe un contrat de recherche avec #CocaCola https://t.co/gy9jBjj4kU
— Le Monde (@lemondefr) 8 maggio 2019
La testimonianza di alcuni ricercatori
L’attività dei “medici e ricercatori amici” dovevano distogliere l’attenzione dei consumatori dai reali effetti delle bevande sulla salute. Altre ricerche, si precisa su Le Monde, evidenziano invece l’implicazione delle bevande zuccherate nell’esplosione dell’obesità e del diabete di tipo 2 in tutto il mondo. Il quotidiano non va per il sottile, ma le accuse vengono accompagnate da testimonianze e prove. La ricercatrice universitaria France Bellisle, ad esempio, ha ricevuto 2 mila euro per redigere un articolo che, nelle ultime righe, negava qualsiasi rapporto tra il consumo delle bevande e l’aumento di peso. Lo stesso Xavier Bigard, ex presidente della Società francese di medicina dello sport, e ora direttore medico dell’International Cycling Union, avrebbe confessato di aver ricevuto un compenso di 4 mila euro per organizzare una conferenza “sulle regole di idratazione dello sportivo”… La stessa somma sarebbe stata offerta anche a Bernard Waysfeld, psichiatra specializzato in nutrizione, per una comunicazione “sulle bevande per adolescenti” durante un simposio tenutosi a maggio del 2011.
Le somme versate dal colosso
E le somme diventano più importanti per Dietecom, che tra il 2010 e il 2017 avrebbe incassato oltre 140 mila euro, per la Società francese di medicina dello sport, che dal 2010 al 2016 ha ricevuto 80 mila euro e CreaBio… quest’ultima, si legge sul quotidiano francese, ha ottenuto 930 mila euro, per un “progetto di ricerca sui dolcificanti intensi” nel 2014-2015. Pubblicato solo nel 2018, i risultati di questo studio sottolineano che non vi è alcuna differenza tra acqua e bevande con “edulcoranti ipocalorici” in termini di effetti sull’appetito, assunzione di energia e scelte alimentari”. Il giornalista di Le Monde avrebbe trovato prove anche su un versamento da 720 mila euro effettuato sempre dal colosso, con sede principale nella città di Atlanta, nello stato della Georgia (Usa), a favore dell’Istituto per le competenze europee in Fisiologia (Ieep). Anche in questo caso il gigante delle bibite sarebbe riuscito a convincere i ricercatori - sostengono gli accusatori - a confermare l’inesistenza degli effetti del consumo di bevande analcoliche sulla sensibilità all’insulina o la secrezione di questo ormone che regola la quantità di glucosio nel sangue.
Un team di ricerca internazionale contro Coca-Cola
E l’inchiesta di Le Monde giunge ad alcuni anni di distanza da un'altra indagine condotta nel 2015 dal New York Times. Il quotidiano americano aveva svelato la pesante influenza della Coca-Cola nel finanziare studi scientifici volti ad offrire un nuovo punto di vista sul tema dell’obesità. L'accusa, che partiva da un team di ricerca internazionale, sosteneva che i contratti stipulati dal colosso con alcune università davano al colosso il diritto di nascondere o “mitigare” i risultati “sfavorevoli”. Il team di ricercatori, guidato dall’Università di Cambridge, analizzò 87mila pagine di documenti ottenuti grazie alla statunitense Freedom of Information Act, o Foia, (legge che tutela la libertà d’informazione e il diritto di accesso agli atti amministrativi). In questo modo fu possibile scovare le clausole. Gli scienziati statunitensi lanciarono inoltre una seconda accusa… tra le clausole contrattuali scoperte ve ne sarebbero alcune che consentirebbero all’azienda di sospendere uno studio (senza preavviso) nel caso in cui i primi risultati si dimostrassero “scomodi”. Coca-Cola non avrebbe mai operato in questo modo, scorretto, ma, precisarono i ricercatori, “il dato importante è che ha il diritto di farlo”, e le clausole appena scoperte violerebbero gli impegni presi dalla società di sostenere la scienza senza restrizioni.
Il colosso si difende e fa chiarezza
La Coca-Cola, informata delle pesanti accuse, ha iniziato a rilasciare dei chiarimenti. Il primo è giunto attraverso un'intervista rilasciata da un portavoce della Coca-Cola in Belgio. Il colosso ribadisce con forza che gli scienziati mantengono il controllo totale sulle ricerche e che la società non ha il diritto di impedire la pubblicazione dei risultati. “Concordiamo che la trasparenza e l’integrità della ricerca siano fondamentali - spiega un portavoce del colosso -. Ecco perché, dal 2016, The Coca-Cola Company non ha finanziato in modo indipendente la ricerca su questioni relative alla salute e al benessere in linea con i principi guida pubblicati sul nostro sito web da quel momento”. Sul sito del colosso americano, che tiene alla trasparenza del proprio operato, è presente anche una pagina nella quale vengono pubblicate tutte le somme elargite a favore dei singoli istituti di ricerca o dei singoli ricercatori.