Milano: difesa Comi, 'va assolta, nessun accordo corruttivo'
Milano, 29 mag. (Adnkronos) - "Un'accusa infamante, che non regge e che confido verrà esclusa dal tribunale". Non usa giri di parole l'avvocato Gian Piero Biancolella, difensore dell'europarlamentare Lara Comi per chiedere l'assoluzione della sua assistita, per la quale invece l'accusa, nella scorsa udienza, ha chiesto una condanna a 5 anni e 6 mesi nella cosiddetta inchiesta milanese 'Mensa dei poveri' su un presunto giro di tangenti.
Accusata di corruzione e truffa ai danni dell'Unione europea - nell'indagine che il 7 maggio 2019 aveva portato a 43 misure cautelari - il difensore, nel suo lungo intervento in aula, rimarca che "non c'è stato nessun accordo corruttivo" e lo fa citando chat e fatti. Al centro dell'ipotesi del primo reato c'è il contratto per i corsi di formazione dei dipendenti di Afol voluto dall'allora direttore dell'ente regionale Giuseppe Zingale che aveva dato incarico alla socia della Comi, Maria Teresa Bergamaschi. "Le dichiarazioni di Bergamaschi nei vari interrogatori sono confuse, contraddittorie e non possono essere prese in considerazione. Le intercettazioni non provano l’accordo corruttivo ma possono far pensare che ci sia una volontà di concussione da parte di Zingale e Caianiello (ex esponente di Forza Italia, ndr) nei confronti di Comi nell’ambito di un contratto regolare".
Lara Comi "rimanda al mittente l’eventuale richiesta. I 10 mila euro della corruzione diventano poi 5 mila, ma ci sono contraddizioni e non continuità nel racconto dei fatti al punto che non si capisce come si crea la provvista. Poi ci sono le dichiarazioni dello stesso Caianiello al giudice che dice di non sapere come si erano messi d’accordo Comi e Zingale. Si tratta di un'accusa infamante". Quanto alla maggiorazione dello stipendio di un collaboratore Andrea Aliverti, il difensore spiega: "È pacifico che il lavoro sia stato svolto regolarmente dal collaboratore. Lavorava più di quanto veniva pagato ed era dunque corretto dargli più soldi. Poi se lui aveva un accordo con Caianiello per la retrocessione, che comunque non è avvenuta, questo non c’entra con Comi", tratteggiata come "vittima di un amico" di cui si fidava per l'altra presunta truffa legata ai contratti con il collaboratore.