Lombardia: blitz Majorino al consolato iraniano, 'con donne contro violenza regime'

di Adnkronos

Milano, 9 gen. (Adnkronos) - "In Iran e nel mondo, donne e ragazze stanno dicendo cose chiarissime contro la violenza sciagurata del regime. Noi siamo qui, al loro fianco, con lo slogan 'Donna, Vita, Libertà', per lasciare al consolato iraniano questi segni di indignazione". A dirlo è Pierfrancesco Majorino, candidato di centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia che nel pomeriggio di oggi si è recato davanti al consolato iraniano di Milano per dare vita a una protesta insieme ad un gruppo di manifestanti.

"'Donna, Vita, Libertà' -spiega Majorino, è lo slogan che in tanti a Milano abbiamo pronunciato in questi mesi, insieme alla comunità iraniana che si è mobilitata. Io -aggiunge- sono qui da parlamentare europeo e da cittadino per esprimere gratitudine nei confronti di chi, in tutto il mondo, sta sostenendo coloro che si battono contro la violenza terrificante del regime. Oggi siamo qui a ribadirlo perché ritengo che quello che sta facendo la comunità internazionale sia ancora troppo poco. Abbiamo bisogno di prese di posizione molto più dure e di governi che mostrino in maniera mollo più chiara l'indignazione verso quello che sta facendo un regime sciagurato e terrificante".

Tra l'altro, prosegue Majorino, "vorrei cogliere questa occasione per trasmettere l'appello agli altri due candidati alla presidenza di Regione Lombardia di fare assieme qualcosa". Certo, osserva, "sono rimasto molto rammaricato del fatto che alla mia proposta non ci sia stato ancora una adesione convinta da parte loro". Proprio per questo "voglio rinnovarla, perché credo che su questo argomento non dobbiamo dividerci ma anzi il mondo politico e la società italiana debbano essere uniti proprio per dire, insieme a chi si batte per la libertà in Iran, che quella politica del regime in Iran è per noi inaccettabile. E anzi, come giustamente la comunità iraniana ci chiede, vogliamo inasprire le relazioni diplomatiche e commerciali". Del resto, conclude, "non bastano le parole e le condanne, ci vogliono gesti politici istituzionali molto netti e molto duri".