La Digos cerca l'ultrà Hitlerson, Abodi: "Inaccettabile". La Lazio sarà parte civile
Al vaglio tutte le immagini per intercettare il responsabile del gesto. Sui cori antisemiti in Curva Nord il Giudice sportivo deciderà entro il 4 aprile
I poliziotti della Digos della Questura di Roma e del Commissariato Prati stanno lavorando per identificare l'uomo che domenica indossava, all'interno dello stadio Olimpico, una maglia della Lazio con la scritta 'Hitlerson 88'. Gli inquirenti stanno scandagliando tutte le immagini, per intercettare il responsabile. Al vaglio anche le riprese della Polizia Scientifica. Sotto stretta osservazione la tifoseria ultrà.
Dopo gli episodi di cori antisemiti e la diffusione sui social dell'immagine di un tifoso con una maglia con scritto 'Hitlerson', la Lazio ha deciso di ribadire ufficialmente la propria estraneità a certe condotte. E ha annunciato l'intenzione di "costituirsi parte civile per il risarcimento dei danni provocati", dopo essersi attivata immediatamente all'opera per individuare i responsabili e "inibirne l'accesso allo stadio".
La società biancoceleste, si legge sul sito, è sempre stata "in prima linea, in particolare con l'attuale presidenza, nel condannare pubblicamente, prevenire e reprimere senza riserve qualsiasi manifestazione o azione discriminatoria, razzista o antisemita". Contro azioni di questo tipo, "che nulla hanno a che fare con il tifo sano", il club ha sempre rivolto condanne "puntuali e mai generiche, supportate da iniziative specifiche volte a prevenire e combattere tali fenomeni".
"Se guardo quello che è successo l'altro giorno dove una persona è entrata con una maglietta che oltre al numero riporta sulle spalle un nome irripetibile, credo che allora qualcosa di più ai controlli si possa fare". Lo ha detto il ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, commentando i cori antisemiti durante il derby e il tifoso della Lazio entrato all'Olimpico con la maglia "Hitlerson". Ha definito quanto successo "inaccettabile", aggiungendo che "di grande aiuto può essere la tecnologia". "Non credo invece nella militarizzazione degli stadi - ha proseguito parlando di come evitare certi comportamenti sugli spalti - Mentre credo nella responsabilizzazione individuale. Chi sbaglia paga, e per far questo serve più tecnologia negli stadi".