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Avviso di sfratto di Zingaretti per il governatore della Calabria, Pd sempre più diviso tra chi vuole la ricandidatura e chi no

Miracoloso che Mario Oliverio sia ancora aggrappato alla poltrona raggiunta con la vittoria alle Regionali calabresi del 2014. Il Governatore, dal canto suo, ora cerca di dire “qualcosa di sinistra”

Claudio Cordovadi Claudio Cordova   
Mario Oliverio (PD), presidente della Regione Calabria
Mario Oliverio (PD), presidente della Regione Calabria

Neanche il tempo di finire di contare schede e voti. Tanto dai Renziani, quanto dalla componente vincente alle primarie del Partito Democratico, quella di Nicola Zingaretti, sono arrivate parole che sanno di avviso di sfratto per il governatore della Calabria, Mario Oliverio. Sono state le prime dichiarazioni da entrambi gli schieramenti: unitamente al giubilo per il buon numero di votanti in Calabria (circa 70mila, secondo le comunicazioni ufficiali), la richiesta perentoria di cambiare pagina, di chiudere il capitolo – evidentemente deludente – targato Oliverio. Il primo benservito arriva dall’ex segretario regionale del Pd, Ernesto Magorno, renziano della prima ora e un tempo aprioristico sostenitore di Oliverio: “Per evitare un destino già scritto bisogna replicare quanto in Abruzzo, Sardegna e Basilicata. È necessario trovare un leader credibile e forte. Bisogna andare oltre Oliverio, a cui auguro di chiarire la propria posizione giudiziaria. Oliverio dovrebbe fare mea culpa”.

La gestione di Mario Oliverio

Un vero e proprio requiem per il Governatore. L’esperienza regionale di Oliverio, del resto, è stata negli anni caratterizzata dal grottesco. Mesi per formare una Giunta Regionale, finalmente composta, ma da soli quattro elementi. Poi l’inchiesta “Erga Omnes”, sullo scandalo dei rimborsi elettorali del Consiglio Regionale che colpisce tutti i membri dell’Esecutivo, facendone finire persino uno – l’assessore al Lavoro, nominato da esterno, Nino De Gaetano – ai domiciliari. Da ultima, sul finire del 2018, l’inchiesta “Lande desolate”, in cui il governatore è accusato dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, di diversi reati, tra cui la corruzione. E il paradosso: Oliverio finisce al confino nella “sua” San Giovanni in Fiore, nel Cosentino, e deve persino chiedere il permesso all’Autorità Giudiziaria per spostarsi da lì e partecipare, per esempio, ai lavori del Consiglio Regionale, che ha sede a Reggio Calabria.

Regionali del 2014

Miracoloso (e incredibile, se non fossimo in Italia e in Calabria) che Oliverio sia ancora aggrappato alla poltrona raggiunta con la vittoria alle Regionali del 2014. Il Governatore, dal canto suo, cerca di dire “qualcosa di sinistra” al nuovo segretario: “Abbiamo bisogno di un Pd che senza ambiguità dica, ad esempio, un no chiaro al disegno di spezzare in due il Paese, un disegno che finirebbe per impoverire ancora di più un'area che ha invece risorse per determinare il proprio riscatto ma anche per incidere significativamente nel processo di crescita e modernizzazione del Paese. Esattamente il contrario di quello che l'attuale Governo, invece, sta facendo”. Alla disperata ricerca di alleanze e di alleati, con la campagna elettorale che incombe. La Legislatura regionale, infatti, avrebbe la sua scadenza naturale nel prossimo novembre. Ma cresce sempre di più il numero di chi crede che non si arriverà alla fine del mandato. E la posizione di Oliverio, che fino all’inchiesta “Lande desolate” sembrava solida, con decine di sindaci che avevano firmato per la sua ricandidatura, oggi è più che mai fragile.

I rintocchi funerei

I rintocchi funerei sull’esperienza regionale di Oliverio, infatti, non arrivano solo dall’ala perdente alle Primarie, ma, soprattutto, da chi dovrà ora risollevare le sorti del Partito Democratico, attraverso scelte di rottura: la componente che fa capo al nuovo segretario, Nicola Zingaretti. Anche in Calabria, peraltro, le consultazioni Dem hanno incoronato decisamente Zingaretti. Il presidente della Regione Lazio sfonda la linea del 50% in tutte le province, andando a raggiungere uno straordinario 81% in quella di Vibo Valentia. E i toni della prima nota di commento diffusa dal consigliere regionale, Carlo Guccione, e dall’ex deputato, Bruno Censore, promotori della lista “Calabria con Zingaretti”, sono perentori: “Per le prossime elezioni regionali abbiamo bisogno di un candidato alla presidenza della regione che possa essere punto di riferimento non solo del Pd ma di un'alleanza civica e di centrosinistra, così come è avvenuto alle ultime regionali in Abruzzo e Sardegna”. Candidato che, evidentemente, non sarà Mario Oliverio.

Claudio Cordovadi Claudio Cordova   
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