Vertice dei volenterosi, la linea di Meloni a Parigi: "Niente soldati italiani in Ucraina, se non in un contesto Onu"
Al vertice dei volenterosi all'Eliseo, la premier insisterà sulle garanzie per Kiev sulla base di un modello che ricalchi l'articolo 5 della Nato

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è a Parigi per partecipare al vertice dei cosiddetti ‘volenterosi'. La linea dell’Italia nel difficile equilibrio tra la vicinanza all'Ue e la porta aperta sempre a Trump, sono state chiarite dalla premier: l'Italia lavora per arrivare a "garanzie di sicurezza solide ed efficaci", ma nel contesto della Nato e senza "alcuna partecipazione" a una eventuale forza militare sul terreno, almeno senza l'ombrello dell'Onu. Ue e Stati Uniti lavorino insieme per costruire garanzie solide e durature per Kiev, all'interno di una 'cornice' euro-atlantica e sulla base di un modello che ricalchi l'articolo 5 della Nato.
Incontro Meloni, Tajani e Salvini
Meloni ha già discusso della linea italiana a Parigi in una riunione a Palazzo Chigi con i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani (quest'ultimo in video-collegamento dal Friuli Venezia Giulia) e il ministro della Difesa Guido Crosetto e Il vertice è durato circa un'ora e si è svolto in un "clima positivo" facendo registrare una "totale concordanza" sui temi trattati. "E' andata benissimo", ha poi confermato Salvini. L'incontro arriva dopo le tensioni degli ultimi giorni tra Lega e Forza Italia sul fronte della politica estera, che hanno visto i due vicepresidenti del Consiglio, Salvini e Tajani, protagonisti di un botta e risposta a distanza. E, in serata, da Palazzo Chigi sono state intanto smentite "categoricamente" le indiscrezioni su un invito della premier a moderare i toni per non fare il gioco delle opposizioni. "Meloni non ha mai intimato ai vicepresidenti Tajani e Salvini di 'abbassare i toni', come alcuni media hanno erroneamente riportato. L'incontro, come da nota diffusa dopo la conclusione, ha al contrario confermato la salda convergenza dei leader sui temi trattati", assicurava l'ufficio stampa della presidenza del Consiglio.
Il no della Lega al piano di riarmo Ue targato von der Leyen
Lo stesso Salvini ha parlato di retroscena "surreali", confermando il secco niet della Lega al piano di riarmo Ue targato Ursula von der Leyen: "Noi parliamo di salute, mentre in Europa qualcuno pensa di spendere 800 miliardi dei nostri figli per comprare armi. L'Europa invece ci dovrebbe permettere di fare debito sano, italiano, per formare medici, infermieri".
La linea dell'Italia
Nella nota diffusa da Palazzo Chigi a conclusione del vertice è stato dunque "riaffermato" l'impegno del governo "alla costruzione, insieme ai partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti, di garanzie di sicurezza solide ed efficaci per l'Ucraina che trovino fondamento nel contesto euroatlantico", ciò anche "sulla base di un modello che in parte possa ricalcare quanto previsto dall'articolo 5 del Trattato di Washington", ipotesi che "sta riscontrando sempre più interesse tra i partner internazionali".
La riunione ha consentito ai vertici dell'esecutivo di ribadire "che non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno". Palazzo Chigi, infine, ha rimarcato ancora una volta il sostegno italiano a un possibile ruolo dell'Onu sull'"attuazione" e il "monitoraggio" del cessate il fuoco. "Non inviare militari in missioni che non siano delle Nazioni Unite, è l'unica condizione per noi per inviare militari" in Ucraina, ha sottolineato da Trieste proprio Tajani. Intervenendo alla Camera durante il questione time, il ministro Crosetto ha risposto sul tema della difesa europea, affermando che l'Alleanza atlantica è "l'unico ombrello difensivo utilizzabile domattina grazie alla deterrenza americana, grazie all'articolo 5 della Nato".