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Vertice Ue dei 27, in ballo le alte cariche. Verso il Von Der Leyen bis, cosa vuole Meloni per l'Italia

Cena informale tra i capi di Stato e di governo. Ipotesi bis per Metzola e Kallas Alta Rappresentante. Costa alla presidenza del Consiglio europeo. Prodi: "Meloni è ambidestra, scelga dove stare". Meloni chiederà un ruolo per un nome non politico

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
Da sinistra, Von Der Leyen e Meloni al G7 (Ansa)
Da sinistra, Von Der Leyen e Meloni al G7 (Ansa)

I popolari sono maggioranza in Europa e questo porta Ursula Von Der Leyen più vicino al secondo mandato come guida della Commissione europea. Viene indicata come una "cena informale" quella che si svolgerà questa sera a Bruxelles tra i 27 capi di Stato e di governo, ma è palusibile che già da quest'incontro si delineino gli scenari prossimi futuri. Quelli, per capire, che verranno formalizzati nel Consiglio del 28 giugno.

Il quadro politico

I 27 seduti al tavolo hanno ognuno da mettere sul piatto una pretesa, più o meno legittima. Lo scenario delineato dalle elezioni dell'Europarlamento spingono verso equilibri in parte già pesati. Se la tedesca spinge per il bis alla presidenza con il ricompattamento della "maggioranza Ursula", già delineata dalla vittoria elettorale del Ppe (primo gruppo) e dei Socialisti e Democratici (gruppo inseguitore) - ma sono in corso trattative per l'allargamento - sembra scontato che l'altro scranno in ordine di importanza, quello del Consiglio europeo, fino a oggi presieduto dal belga Charles Michel, possa andare all'ex premier socialista portoghese Antonio Costa. La distribuzione probabile dei ruoli chiave vede inoltre il ruolo di Alto Rappresentante dell'Ue (l'equivalente di un ministero degli Esteri) affidato alla premier estone Kaja Kallas, leader del Partito Riformatore Estone, con orientamento liberale. La maltese, Roberta Metzola, molto apprezzata, potrebbe essere riconfermata alla guida dell'Europarlamento. Fuori dai giochi per ora l'Ecr, l'estrema destra europea, in virtù dei tentativi dei Socialisti europei di portare a casa un accordo con i Verdi (50 seggi), necessari per mettere in sicurezza la maggioranza. Il Ppe più possibilista attende. Meloni esclusa, almeno per ora.

Cosa si può aspettare l'Italia

Tant'è che gli altri posti al tavolo verranno distribuiti, come detto, sulla base del peso politico di ciascuno Stato. E l'Italia, comunque, un peso specifico che vale un commissario lo conserva. Scartata la Concorrenza, dati i tanti dossier aperti con l'Europa, in cambio dei suoi voti a sostegno di Von Der Leyen, potrebbe a buon diritto pretendere un commissario importante. Non l'Economia, occupata fino a oggi da Paolo Gentiloni, ma il Bilancio o la Difesa (il nuovo dicastero promesso dalla presidente a Macron ndr), secondo diverse analisi. L'immigrazione o gli Interni, più "identitari", è un'altra ipotesi accreditata. Interessanti anche i nomi sul tavolo: Giancarlo Giorgetti o Antonio Tajani, a seconda del dicastero, mentre si indicano anche Raffaele Fitto e la protagonista dei negoziati del G7 per conto del governo, Elisabetta Belloni - nome non politico ma di alto profilo - attuale direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, che sovraintende alle attività dei servizi segreti italiani. Meloni è pronta insomma ad appoggiare Von Der Leyen, ma non a costo zero.

Resta il dubbio sulla possibile nomina di ministri in carica, cosa che comporterebbe un rimpasto di governo e indubbie fibrillazioni nella maggioranza. 

Prodi: "Meloni è ambidestra: scelga dove stare"

Dopo le parole del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che colloca Meloni "all’estrema destra dello spettro politico", appare acuta l'osservazione fatta da Romano Prodi, in merito al ruolo che in Europa può svolgere la premier, interessata più che mai a prendere tempo in attesa delle elezioni francesi che potrebbero portare l'estrema destra di Marine Le Pen al governo. Per l'ex presidente della Commissione Ue, "la presidente del Consiglio ha un problema: non è di destra, è ambidestra. Si comporta alla destra nei confronti di Von der Leyen, e poi si mette con la destra che è alla sua destra. Lei deve scegliere quale destra scegliere, e non è semplice", dice Prodi in un'intervista a Repubblica. Non sottovalutando nemmeno il voto segreto del Parlamento europeo per la scelta della Commissione, foriero di insidie.

E' in virtù di questo che, nonostante spetti al Ppe indicare il presidente, sono in corso attività per ampliare la maggioranza. Se l'accordo con i Verdi andasse a buon fine, Von Der Leyen sarebbe al sicuro. Ma, visto il contesto, è bene che i margini siano quanto più ampi possibile. E qui Meloni, con i suoi 25 eletti, può giocare un ruolo.

 

 

 

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