Veltroni scarica il discepolo Renzi: "Cambi passo, serve una nuova stagione"
Il richiamo ideale alla svolta del Lingotto non basta più: il Pd deve ritrovare un'identità saldamente orientata nella tradizione del riformismo di sinistra. No alle tentazioni isolazioniste
"A Renzi ho sempre riconosciuto che la sua ispirazione di fondo somigliava a quella del Lingotto. Ma ora gli consiglio di cambiare passo. Serve una nuova stagione". Il moto tellurico dei ballottaggi del 25 giugno che ha visto soccombere il Pd 38 a 46 contro il centro-destra non si è ancora esaurito, ed anzi, produce nuove forti scosse che rischiano di scuotere il partito renziano dalle fondamenta. L'ultima raffica di fuoco "amico", dopo le bordate della minoranza e dei fuoriusciti, arriva forse da chi meno ci si potesse aspettare: Walter Veltroni. L'uomo che esattamente 10 anni fa, il 27 giugno 2007, teorizzava dal palco del Lingotto il nuovo volto del Pd come partito "autosufficiente" e "maggioritario" e a cui il discepolo Renzi si è voluto platealmente ispirare nella recente riedizione della kermesse congressuale torinese, alla ricerca di un'investitura ufficiale da opporre a quanti lo consideravano un "corpo estraneo" alla storia del partito e della sinistra italiana.
Oggi, in una lunga intervista su Repubblica, il "mentore" Veltroni non si spinge fino a disconoscere la leadership di Renzi, ma la sua appare una presa di distanza netta. L'outsider di Rignano rimane "una grande risorsa" , ma per rimanere tale la sua leadership "deve mostrare una dimensione programmatica, che dimostri di aver capito che questa è la fase dell'inclusione". Insomma: basta con l'uomo solo al comando, ma soprattutto basta coltivare tentazioni isolazioniste ormai fuori tempo. Il Pd non può permettersi più gli aut aut alla sua sinistra, è necessario recuperare il dialogo.
Non solo: occorre ritrovare un'identità "riformista, aperta e innovativa" e quella connessione sentimentale col popolo della sinistra, che si è persa lungo la strada e che è all'origine della batosta alle ultime amministrative. "Qualcuno si meraviglia del successo del centrodestra. Io no. Da anni la sinistra ha perso, persino nel calore delle parole, la capacità di condividere il disagio e l'insicurezza degli strati più deboli della società", spiega Veltroni. Il Pd non è più di sinistra? La risposta a questa domanda è un macigno sugli anni della gestione Renzi: "L'idea che entusiasmò tanti giovani stava nella costruzione di un soggetto che non voleva essere nè l'ampliamento dei Ds, come qualcuno ha preteso poi di fare, nè la prosecuzione della Margherita, come invece sembra essere oggi". L'ultima bordata è una riflessione sul voto alle amministrative: "L'errore peggiore sarebbe aggrapparsi al giustificazionismo. Il problema più drammatico", prosegue Veltroni "si chiama astensione. Abbiamo sindaci eletti col sostegno del 20% del corpo elettorale. Milioni di cittadini che non sono andati a votare e tra questi una grande parte sono elettori di centro-sinistra"