La Lega parallela di Vannacci e l'obiettivo elettorale: "700mila preferenze? Il target è più alto"
Senza confermare esplicitamente che l’obiettivo un milione di preferenze personali è quello a cui pensa. Ogni passo di Vannacci è l’occasione per firmare libri e magliette

E’ come se fosse una Lega “parallela”, una “Lega2”, quella che supporta Roberto Vannacci, il candidato indipendente che Matteo Salvini ha voluto a trainare le liste del Carroccio in tutta Italia.
Accanto a militanti storici c’è il minimo sindacale di rappresentanza istituzionale, ovviamente guidata dal viceministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Edoardo Rixi, che del Carroccio in Liguria è il leader assoluto e quindi fa gli onori di casa, con un presidente di Municipio, Andrea Carratù, il “sindaco dei vicoli”, l’assessore del Municipio Ponente Lorella Fontana, quello del Municipio di Sestri Ponente e Cornigliano Maurizio Amorfini, e un ex consigliere comunale, Davide Rossi, che coordina in Liguria il “comitato il Mondo al contrario”, che per l’appunto è il “partito” di Vannacci.
Con tanto di campagna di tesseramento. Su tutte le sedie in sala ci sono i moduli per chiedere di diventare socio ordinario del comitato, dove “al contrario” è scritto rigorosamente “oirartnoc” e ha una quota di iscrizione di 30 euro pagabile con PayPal o bonifico bancario per ricevere la tessera “insieme a un omaggio” con “validità per l’intero anno solare”.
E anche la campagna elettorale funziona autonomamente: “Sostanzialmente la sto facendo semplicemente rispondendo agli inviti che avevo ricevuto nei mesi scorsi per presentare il libro e che non avevo ancora onorato”. Comunque, sta di fatto che la Lega finisce con Rixi e i rappresentanti citati. Punto.
Il resto sono ex paracadutisti che raccontano di “essere qui a omaggiare l’uomo che ci ha ridato l’onore”, tutti con i baschi amaranto d’ordinanza, e poi casalinghe che spasimano “è anche un bell’uomo”, pensionate che ripetono ogni parola pronunciata dal generale, docenti di scuola, imprenditori, professionisti. E tutti ti ripetono la stessa frase: “Lui dice quello che pensiamo, ma che nessuno ha più coraggio di dire perché siamo prigionieri del politicamente corretto”. Ad aiutare il tutto c’è il fatto che Vannacci smentisce ogni parola razzista o omofoba che gli è stata attribuita e quindi le sue due ore abbondanti di intervento a Genova hanno come massimo difetto quello di essere un po’ noiose. “Fondamentalmente ho scritto cose banali” spiega lo stesso Vannacci, dicendo che quella che lui illustra è solo la “normalità”.
I posti a sedere nell’auditorium sono strapieni, quelli in piedi pure, a un certo punto c’è talmente tanta gente che arriva fino alle scale che gli uomini della sicurezza devono chiudere la porta della sala. E tutto questo avviene nonostante il tam tam su questo incontro sia stato quasi clandestino, come un samizdat, per evitare la presenza di contestatori o antagonisti contro il generale.
La “Lega 2”, quella degli indipendenti che voteranno Vannacci, è composta anche e soprattutto di persone che si erano disamorate della politica e che confessano che non sarebbero andati alle urne o non avrebbero votato comunque Lega se non fosse stato candidato il generale. E, infatti, l’impressione è che il 2 per cento che i sondaggi accreditano come portato in dote al Carroccio dal generale porti comunque un saldo attivo alla Lega contando invece le defezioni di quelli che non si riconoscono in una lista con una candidatura di questo tipo, con una somma algebrica positiva.
Diciamolo chiaramente, è una mossa “all-in” di Matteo Salvini che, se fosse sceso sotto una certa percentuale – 7-8 per cento a naso –, avrebbe dovuto dimettersi da leader della Lega. E che, invece, grazie all’effetto Vannacci potrebbe superare il 10 per cento e addirittura scongiurare il soprasso di Forza Italia-Noi Moderati dato per certo a un certo punto da tutti i sondaggi. Per carità, sarà comunque devastante quando si vedranno i confronti con le Europee 2019, prima dell’estate del Papeete e del mojito, quando ancora c’era il governo gialloverde, il primo esecutivo di Giuseppe Conte, e la Lega di Salvini fu il partito più votato di tutta Europa (solo il Brexit Party di Neil Farage fece un paio di eletti in più, ma si sapeva che avrebbero salutato la compagnia dopo pochi mesi) con il 34 per cento dei voti, non dei sondaggi.
Tutto questo ha anche una quantificazione in termini di preferenze. Il direttore di Telenord Giampiero Timossi riuscirebbe a tirare fuori notizie succulente anche da una statua e, intervistando Vannacci nella trasmissione “Primo Piano”, gli cita un sondaggio che quantifica in 600mila-700mila preferenze quelle che potrebbe raccogliere il generale. Lui, sornione, dice che il suo target “è più alto” e, pur senza confermare esplicitamente che l’obiettivo un milione di preferenze personali è quello a cui pensa, lo sguardo con cui risponde a Timossi è sostanzialmente quello di un sì pronunciato con il linguaggio del corpo.
Dall’intervista esce anche un’altra notizia. Ricordando che era a Mosca come addetto alla Difesa della rappresentanza diplomatica italiana al momento dell’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, e poi venne dichiarato “persona non grata” dalle autorità russe, Vannacci spiega: “Siamo tutti d’accordo che Stalin storicamente ha compiuto più crimini di Putin? Siamo tutti d’accordo che Stalin sarà stato un po’ peggio di Putin? Eppure, nonostante questo, non ci furono remore nell’organizzare la conferenza di Yalta. Ecco, la mia idea è una nuova Yalta in cui sieda anche Putin in cui si possano prendere decisioni con la pace in questa guerra e un assetto che possa garantire pace almeno per 50-60 anni”.
Ogni passo di Vannacci è l’occasione per firmare libri e magliette – il fund raising va forte – per fare selfie a decine, per rispondere a domande sulla bandiera europea, sui voti sui protocolli europei sull’omotransfobia, sul concetto di normalità e tutto il repertorio che abbiamo iniziato a conoscere in questi giorni.
Ma è quando Fabio Canessa gli chiede conto se la frase pronunciata dal deputato di Italia Viva Davide Faraone, che parla di “governo Vannacci” per identificare le posizioni sui diritti civili portate avanti dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, può essere quasi una previsione su quello che potrà accadere in futuro, con una carriera politica che lo possa portare anche alla presidenza del Consiglio e a Palazzo Chigi, Vannacci cita l’alimentazione degli elefanti: “Sapete come mangiano? Un boccone alla volta. Ecco, io sono come un elefante in questa situazione. E quindi adesso mangiamo il primo”.