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Vannacci e i mal di pancia nella Lega, da Centinaio a Crosetto. E il processo contro il libro va avanti

Il generale eletto con il Carroccio all'Europarlamento suscita polemiche e distinguo tra i personaggi di punta del partito. Lui: "Non mi faccio intimidire"

di Giuseppe Alberto Falci   
Il generale Vannacci (Ansa)
Il generale Vannacci (Ansa)

È uno stato uno dei protagonisti dell’ultimo anno di politica italiana. Ogni sua uscita ha scatenato polemiche, nel bene o nel male. Polarizzando dentro e fuori la coalizione di destra-centro. Adesso, però, Roberto Vannacci si potrebbe ritrovare a dover affrontare un processo proprio a causa del libro, il Mondo al contrario, che lo ha reso famoso. Il gip del tribunale militare di Roma ha respinto la richiesta di archiviazione che la procura aveva formulato nei confronti dell’eurodeputato della Lega. Il giudice dunque non concorda con i pubblici ministeri: secondo il magistrato infatti Vannacci potrebbe aver diffamato un militare in un passaggio del libro-manifesto.

Vannacci: non mi faccio intimidire

Il diretto interessato si difende lasciando intendere che andrà avanti a testa alta: "Rispetto la decisione del giudice che ha rigettato una specifica e motivata istanza di archiviazione della procura, ma sono ancora più  convinto della mia integrale innocenza e della mia totale estraneità a qualsiasi intento diffamatorio nei confronti di alcuno e, in special modo, nei confronti di un militare". E ancora: "Rappresenterò nelle sedi opportune tutte le mie ragioni e vado avanti a testa alta forte anche del consenso che ogni giorno mi dimostrano i tanti che mi seguono e che provengono dai settori più disparati della società".

Insomma, Vannacci sembra rilanciare la sua posizione, l’ipotesi di inchiesta non lo scalfisce, anche perché - sussurrano i maligni - "perché mai dovrebbe scomporsi visto che anche Matteo è sotto processo?". Tutto questo, va da sé, aumenta di sicuro il caos all’interno di un partito che sembra aver perso la sua mission originaria. Tanti lamentano che Salvini abbia snaturato il Carroccio. "Matteo, dovrebbe ricordare che noi siamo un partito anti-fascista", lamenta un leghista d’antan in Transatlantico.

Oggi la Lega si ritrova  ad essere la punta di diamante dell’ultra-destra europea al fianco di Viktor Orban. Una posizione che non viene digerita da larga parte del gruppo dirigente leghista del nord che vorrebbe un partito più moderato e più pragmatico, non isolato a Bruxelles. "Gli imprenditori vogliono una Lega nella stanza dei bottoni". 
Domenica scorsa c'è stata la definitiva mutazione della Lega a Pontida. Lo storico appuntamento del Carroccio è stato il consesso di una vera e propria assemblea sovranista. Tanti i musi lunghi a Pontida, tanti i malumori diffusi a più livello a via Bellerio. E il capostipite di questa mutazione della Lega è proprio Vannacci che interpreta l’ala più radicale e più anti-Ue dei salviniani in Europa.

Ragion per cui l’ipotesi di inchiesta nei confronti dell’ex generale indebolisce lo stesso Vannacci e ha un impatto anche sulla leadership di Salvini. D’altro canto, lo stato maggiore leghista non ha mai gradito la candidatura di Vannacci, figurarsi la sua elezione con oltre mezzo milione di preferenze. Dopo l’annuncio della sua candidatura, diversi importanti esponenti leghisti del Nord hanno subito preso le distanze annunciando che che non avrebbero mai votato Vannacci. È stato diretto il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che ha detto di sperare che il generale «possa contribuire a fare delle liste forti e ad ottenere un buon risultato per la Lega" ma che lui lavorerà per sostenere i tre candidati friulani.

Anche in Veneto l’opposizione a Vannacci è stata simile: l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato ha dichiarato che "Vannacci non lo voterò mai e poi mai, manco morto", quello alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin, che "Vannacci non c’entra nulla con la Lega in cui sono entrato più di 30 anni fa. Fatico a capire questa scelta", e l’assessore all’Agricoltura Federico Caner che "non è un valore aggiunto per la Lega e a Nord Est non ci porterà voti". Nei giorni antecedenti al voto un altro commento molto duro è giunto da Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, che ai microfoni di Un giorno da pecora si è espresso così: "La mia opinione è nota, la Lega deve candidare leghisti, già uno che deve meditare se candidarsi o no non lo sceglierei mai. Se Vannacci sarà candidato nella mia circoscrizione non lo voterò, sceglierò uno della Lega che si è fatto il mazzo sul territorio". Un altro avversario di Vannacci è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che  ha commentato la candidatura di Vannacci in senso critico dicendo che il generale "non è della Lega".

Tutto questo alimenta il brusio di queste ore, un brusio sintomatico di un malessere diffuso che potrebbe portare a una sorta di tagliando alla leadership di Salvini. Un nuovo congresso? Al momento non è dato sapere. Bisognerà certamente vedere  l’evoluzione dell’inchiesta. Certo è che diversi dirigenti vorrebbero prima o poi aprire una discussione vera sulla linea della Lega e su chi dovrà portare avanti il progetto. Ecco perché potrebbero approfittare dell’ipotesi di inchiesta nei confronti di Vannacci. Un profilo che fin qui "c’hai isolato sempre più e ci ha allontanato dal nostro storico elettorato" confida un dirigente del Nord.

di Giuseppe Alberto Falci   
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