Il vaffa di Conte al Pd. “Mai con questi vertici”. Ma strizza l’occhio a Bettini e lavora ad una scissione
Il dossier regionali di primavera. L’ex premier parte dal programma: “Non possiamo essere alleati di chi autorizza termovalorizzatori, nuove autostrade e finanzia le armi. Voteremo no al prossimo decreto armi”. Il Pd replica: “Conte ossessionato da noi. Non ha capito che il nemico è la destra”. Un big come Zanda: “Basta Conte, andare con il Terzo Polo”
Giuseppe Conte ha deciso che è giunto il tempo di uccidere il Pd. O almeno provarci. Poiché l’uomo - e il raffinato stratega che lo consiglia - non difetta certo di sicurezza molto spesso presunzione (anche il padre di Conte lo pensa del figlio aggiungendo però che “può essere un limite persino un problema”), è convinto di riuscirci e che il tempo sia adesso. L’omicidio in politica si può consumare in tanti modi. A naso, quello prescelto da Conte pare sia la scissione. Puntare su una nuova scissione del Pd. La parte più a sinistra può essere l’unica con cui lui può dialogare. O forse pensare di annettere nel nuovo partito della sinistra italiana che il leader dei 5 Stelle è convinto di creare e di guidare.
Il piano era già chiaro da mesi: usare pace e povertà per coagulare consenso. Una tattica persino sfacciata che cancella, come se non ci fossero mai stati, tre anni di governo in cui la povertà purtroppo è aumentata, il debito pubblico anche e la pace è stata annaffiata approvando la spesa di miliardi per gli armamenti. L’imboscata creata sabato 5 novembre alla manifestazione per la pace - Letta fischiato, Conte osannato - è stato solo l’ultimo di una lunga serie di indizi.
Non solo destra-centro
Messi tutti sul tavolo ieri pomeriggio quando il Presidente nonchè leader del Movimento 5Stelle - che sarebbe bene iniziare a chiamare col suo nome, cioè “il partito Conte” - ha convocato una conferenza stampa sul tema delle elezioni regionali nel Lazio. E’ il prossimo appuntamento politico di peso perchè vedrà andare al voto due regioni importanti come Lombardia - a guida centrodestra - e il Lazio a guida Pd-5 Stelle. Il Terzo Polo ha colto l’occasione dell’annuncio delle dimissioni di Letizia Moratti dalla giunta del Pirellone per lanciare le candidature in entrambe le regioni: Moratti in Lombardia e l’assessore alla Sanita Alessio D’Amato alla guida della regione Lazio. Due figure “con storie completamente diverse - ha precisato Calenda - ma che condividono la capacità di fare e realizzare come hanno dimostrando entrambi gestendo molto bene l’emergenza Covid nelle rispettive regioni”.
Il Terzo Polo ha avuto il merito di riportare il tema del centrosinistra e delle opposizioni nel dibattito politico tutto concentrato sull’agenda Meloni. Conte, di per sè “dimenticato” come del resto il Pd, ha dovuto quindi rispondere a Renzi e Calenda. Letta ha cercato di farlo lunedì in direzione senza però fare troppi passi avanti.
“Mai con questo Pd”
Ma torniamo alla conferenza stampa di Conte e a quello che ha detto usando toni durissimi. “Il Pd voleva darci il colpo di grazia - ha detto - metterci alla gogna ed emarginarci come appestati”, ecco perché “con questi vertici del Pd abbiamo difficoltà a sederci allo stesso tavolo”. Toni analoghi per Carlo Calenda e Matteo Renzi: “Il loro non è un orizzonte progressista, al di là degli insulti che ci rivolgono”. Nessun tavolo con i vertici del Pd, per questioni politiche di sostanza. “Impossibile ad esempio per noi procedere nella costruzione di un termovalorizzatore per la città di Roma. Dire no in questo caso equivale a dire sì al futuro”. I paletti per la corsa alle prossime elezioni nel Lazio vengono alzati uno dietro l’altro. Un candidato? “Nomi non ne ho - ha ribadito Conte - posso dire che sarà scelta la persona più adeguata a portare avanti il programma con le forze politiche che ci staranno”. Dunque Conte non lancia il suo partito nella solita corsa solitaria. Apre le porte ma a chi dice lui. Alle sue condizioni. Dopo il partito a propria immagine e somiglianza, adesso punta ad avere una coalizione devota.
Il “programma” è una delle parole chiave della conferenza stampa dove sono state dette un serie di cose ma non è stato fatto un nome.
In questi giorni - ha detto un po’ piccato - “le elezioni regionali del Lazio hanno occupato l'attenzione. Ne ho sentite tante, troppe”. Il problema “non è campo largo o campo stretto”, il problema dei cittadini del Lazio “credo sia altro”: le attese per la Sanità, la Viabilità, l'Ambiente. “Per affrontare questi problemi serve un campo autenticamente progressista. Non si tratta di disconoscere il contributo dell'amministrazione regionale uscente, qui serve una proposta forte”.
“Il mio amico Goffredo…”
Il tema per qualcuno è che Pd, 5 Stelle e Terzo Polo divisi vuol dire consegnare anche la regione Lazio alla destra. Su questa necessità Conte non ci sente. E non si può dargli torto. “Io rispetto le opinioni di tutti. Goffredo Bettini è un amico, lo sento molto spesso” dice ammiccando così a quella parte del Pd con cui vede possibile un’interlocuzione e un’alleanza. Ma il criterio dell’alleanza “non può essere il timore di consegnare la regione alla destra. Non funziona più così. Si vince se si ha un programma solido. Si può essere anche vincenti facendo un'ammucchiata ma poi non andremmo da nessuna parte” ha replicato Conte. E se lo dice uno che ha fatto governi con la destra e poi con la sinistra come se nulla fosse, c’è da fidarsi.
“Con questi vertici del Pd invece abbiamo difficoltà a sederci allo stesso tavolo - ha spiegato sottolineando “questi” - per punti politici seri: una norma sull'inceneritore senza nessun preavviso in un dl sugli aiuti alle famiglie e alle imprese” su cui “loro sono andati avanti anche a rischio di spaccare la maggioranza”. Che i 5 Stelle non vedevano l’ora di spaccare per tornare finalmente all’opposizione e recuperare consensi.
Il pacifismo di Conte? Con le armi
Tra i “punti politici seri” anche il nodo armi e pacifismo, uno dei suoi cavalli di battaglia con i bonus fiscali e il reddito di cittadinanza. Cioè sussidi e statalismo. “Quando abbiamo detto no al riarmo per radicata convinzione, il nostro alleato ha addirittura puntato il dito contro di noi. Ci hanno accomunato a Salvini e Meloni per l'escalation militare. Quando i nostri scissionisti sono andati in Tv a accusarci delle peggiori nefandezze, il Pd non è stato silente ma ne ha approfittato per candidarli nelle liste o in coalizione”. Qui merita ricordare la postura militare di Conte nei suoi tre anni al governo. La premessa è che i fondi sono pluriennali perchè i programmi di acquisizione sono pluriennali. Da giugno 2018 a gennaio 2021 le spese per la difesa sono aumentate e sono state impegnate risorse per ammodernamento e acquisizione di sistemi d’arma per 7/8 miliardi. Nella legge di bilancio 2021 (approvata negli ultimi mesi del Conte 2) per la prima volta è stato istituito il Fondo Pluriennale per gli investimenti della Difesa (che è un fondo a 15 anni) per quasi 13 miliardi di euro. Fondo pluriennale che è stato poi rifinanziato dal Governo Draghi per altri 12 miliardi circa (e che sarà rifinanziato anche dal nuovo governo nella prossima legge di bilancio). Non solo: i governi Conte (soprattutto il Conte 2) hanno innalzato le risorse dedicate alla Difesa anche per avvicinarci gradualmente al 2% previsto dalla NATO (ora siamo quasi all’1,6%). Conte è stato una solerte presenza ai vari vertici Nato ed era in prima fila sorridente a Londra nel dicembre 2919 quando ha ribadito l’impegno del governo a raggiungere il 2%. Ora, va bene tutto e però spacciarsi per il paladino dei pacifisti sembra un po’ troppo. Un conto sono le piazze e il legittimo istinto alla pace. Altra cosa è la real politik. Specie se il destino ti mette davanti uno come Putin.
Una cosa è certa: mai con il Terzo Polo
Come al solito Conte chiude ma anche no. Dice ma anche no. No “a questo Pd” ma “benvenuto a chi mostra lealtà e correttezza. Noi non portiamo rancore. Ma la nostra generosità non esiste se significa scarsa chiarezza di programmi, l'annacquamento dei nostri valori e principi”. Nulla da fare invece con il Terzo Polo. “Io - ha detto Conte - parlo di punti qualificanti di un'agenda progressista. Ma come si fa a definire un programma con forze che fanno del neoliberismo di fatto e del pragmatismo efficientista il fulcro della loro azione politica?”. In generale comunque “la logica del voto utile non paga più. Noi vogliamo entusiasmare”. Come? Sull’ambiente, ad esempio. “E’ una follia incenerire le materie prime, dobbiamo riutilizzarle. Bisogna riconvertire la Centrale Enel di Civitavecchia verso le rinnovabili”. Il modello è Colleferro “dove è stata abbandonata l'idea dell'inceneritore per le tecnologie nuove, alternative, meno inquinanti, ecocompatibili. Mai e poi il termovalorizzatore di Gualtieri. “Ci vogliono 5, 6 o 7 annni per realizzarlo. Pensate a che cosa significano 5, 6 o 7 anni di un progetto serio, per la gestione, lo smaltimento e la raccolta differenziata dei rifiuti”. Lo diceva anche la Raggi, Nel 2016. E Roma è sempre più sporca. Al posto dell’autostrada a pagamento Roma-Latina la proposta è una metropolitana leggera di superficie per i pendolari.
Anche il Pd dice basta. Forse.
Per il Pd il messaggio di Conte è chiaro: “Vuole andare da sola. E’ ossessionato da noi. Non riesce a realizzare che l'avversario è la destra. Da lui sono arrivati toni e argomenti intrisi di durezza e carichi di rancore e astio”. Nello scontro si è inserito Calenda: “Continuare a perdere tempo con il M5S è inutile, almeno nel Lazio. Visto che c'è una persona del Pd di valore già in campo (D’Amato, uomo tra l’altro di Zingaretti, ndr) , possiamo chiudere?”.
Oggi al Nazareno faranno il punto della situazione Letta, il responsabile Enti Locali Pd Francesco Boccia (da sempre un fautore dell’alleanza con M5s), il governatore uscente Nicola Zingaretti e il segretario laziale Pd Bruno Astorre. Domani D'Amato ha promosso un evento al teatro Brancaccio di Roma dove, con ogni probabilità, lancerà la propria corsa. D’Amato è stato un fedelissimo di Zingaretti. Che aveva fatto capire che sarebbe stato lui il candidato alla regione. Poi, come spesso accade nel Pd, altre logiche prendono il sopravvento rispetto al merito. E tuto si ferma. Non meno ingarbugliata la situazione in Lombardia. Il Pd ha detto No a Letizia Moratti, che correrà per il Terzo Polo. I dem stanno facendo la corte a Giuliano Pisapia che, per il momento, sembra restio, mentre Carlo Cottarelli (il Terzo Polo vorrebbe il ticket Moratti-Cottarelli) ha preso tempo per “decidere se c'è la possibilità di fare una coalizione sufficientemente ampia”. Si profila uno scenario Pd-+Europa- Verdi-Sinistra. Ma ieri un big come Zanda ha avvertito: “Basta perdere tempo. Il gioco di Conte è chiaro: prendere tempo, farcelo perdere e poi mollare alla fine. Inaffidabile. Scendiamo in campo col Terzo Poo”. E per dirlo Zanda, vuole dire che qualcosa sta cambiando anche al Nazareno.