Un anno senza Berlusconi, e Forza Italia sogna in grande e riparte nel segno del Cavaliere.
L'appello della figlia Barbara a tutte le forze politiche: "Adesso tocca a voi portare avanti le battaglie di mio padre"
Un anno fa se ne andava Silvio Berlusconi, il fondatore di Forza Italia e del centrodestra. Fu uno choc per il centrodestra e, in particolare, per un gruppo dirigente che improvvisamente si ritrovò orfano senza più il suo padre spirituale. I volti dei dirigenti azzurri dicevano più di qualunque cosa, in quei giorni di lutto. Tra villa San Martino ed Arcore il refrain ruotava attorno al medesimo quesito: «E adesso cosa ne sarà di Forza Italia?». In pochi avrebbero scommesso sull’esistenza di un partito nato a immagine e somiglianza del suo leader. Un ricordo, si dirò, Forza Italia oltre il 25% oppure il Pdl oltre il 30%. Tutte invenzioni di un leader che è stato uno degli artefici del bipolarismo italiano dopo la crisi della Prima Repubblica travolta da Tangenpoli. Si contavano i giorni, insomma. Altissimi dirigenti preconizzano il suo funerale: «Non ci mangeremo il panettone». Amici come Marcello Dell’Utri si lasciavano scappare: «Dopo di lui verrà il diluvio».
E invece a distanza di un anno è tutto ancora lì. La figlia Barbara ieri ha voluto scolpire un concetto che in fondo sembra essere un messaggio rivolto a Forza Italia: «Mio padre ha cambiato l'Italia modernizzandola, nell'imprenditoria, nello sport, nei media e soprattutto nella politica con l'introduzione del bipolarismo. E' stato molto amato, perché ha sempre difeso la libertà come diritto naturale dell'uomo in contrapposizione a uno Stato più oppressivo e non al servizio dei cittadini, come lui invece auspicava. E poi è stato certamente contrastato». E ancora: «È stato il leader politico più perseguitato al mondo con più di 4mila udienze e 86 processi. Un accanimento da parte di una parte della magistratura politicizzata che è durato quasi 30 anni e che ne ha gravemente compromesso la salute. Mi auguro che venga presto approvata in Parlamento la riforma della giustizia». L’appello è rivolto a tutte le forze politiche ma in particolare sembra essere rivolto a chi oggi anima il partito fondato dal padre. La figlia del Cavaliere sembra voler dire: «Adesso tocca a voi portare avanti le battaglie di mio padre».
Un partito, Forza Italia, che ha performato meglio di altri alle elezioni europee di qualche giorno fa: ha superato la Lega, ha guadagnato in termini assoluti rispetto a tutti i partiti, portando avanti un programma che ricalca per filo e per segno alcuni totem di Forza Italia. E che si è mostrato all’esterno come una forza rassicurante e moderata. La riforma della giustizia è la prima fra le battaglie che è stata condivisa dall’attuale maggioranza e dalla premier Meloni. Nelle prossime settimane scopriremo se andrà in porto. La prova del Parlamento è comunque ostica. Ma a oggi non sembrano esserci controindicazioni.
Tajani ha preso in mano un partito che sembrava essere dilaniato dalle divisioni interne e dalla dipartita nell’al di la del Cavaliere. Nessuno credeva che il miracolo sarebbe stato possibile. Il quasi dieci per cento per il rinnovo del Parlamento europeo apre scenari fin qui impensabile. Perché assieme al fallimento del duo Renzi e Calenda rimette in moto il cantiere del centro che a questo punto potrebbe allargarsi ma ancorato al centrodestra. Tajani aspetta che Calenda e Renzi gli bussino alla porta. Se non saranno i leader, di sicuro lo farà un pezzo del gruppo dirigente dell’uno e dell’altro. Non è un mistero che Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini abbiano difficoltà a continuare il percorso all’interno del partito di Calenda. Il leader azzurro oggi è il secondo azionista della maggioranza di governo. Ma l’idea degli attuali forzisti è quello di allargare il fronte moderato all’interno della coalizione. Tajani in fondo auspica che Meloni-Schlein continuino a polarizzare lo scontro destra-sinistra. Perché la polarizzazione apre spazi al centro che potrebbero a sua volta portare alla rinascita di una compagine di centrodestra e non più di destracentro. Moderare la coalizione è l’obiettivo di Tajani. Nelle prossime settimane in Europa Tajani supporterà Meloni che si ritroverà di fronte a un bivio: coalizzarsi con popolari e socialisti oppure sposare la linea lepenista? «Non basta vincere», suggeriscono a Meloni i moderati del centrodestra, «devi contare in Europa, altrimenti la tua vittoria non vale nulla». Un principio che Berlusconi conosceva molto bene.
Ecco da oggi inizierà la fase due di Forza Italia. Il primo anno è servito a ripartire, a rimettere insieme a cocci, a risollevare un ambiente scosso dalla scomparsa del grande Capo. Ora hanno detto una serie di altissimi dirigenti del mondo forzista inizia una fase due per Forza Italia. Una fase nella quale gli azzurri dovranno consolidarsi in Italia e in Europa. E perché no, provare a ritornare primo partito della coalizione. Da quelle parti confidano su un aspetto: le fluttuazioni dei consensi oggi sono per Meloni e domani chissà per chi. Lo scenario può mutare nel giro di pochi mesi o di un anno. E Forza Italia sogna l’impossibile, seguendo l’insegnamento di Berlusconi. Insomma, gli azzurri ripartono nel segno del Cavaliere.