[Il punto] Renzi contro il governo che sfida la Ue: “Fermatevi”. Ma ecco cosa diceva lui quando era premier
L’ex presidente del Consiglio ha scritto su Fb: “Con lo spread sopra 300 le famiglie italiane piangono, gli speculatori internazionali godono. Al motto di 'me ne frego dell'Europa' stanno portando il Paese in recessione”. Ma nel 2015, facendo notare che “Bruxelles è una istituzione a cui diamo 20 miliardi di euro ogni anno e ne prendiamo indietro 11”, lui a quell’Europa voleva resistere.

La scelta del governo Conte di resistere alle richieste europee che vorrebbero il ridimensionamento del deficit del 2,4% sul Pil, fa gridare al pericolo, accende sirene d’allarme e alimenta annunci di sfascio del Paese. La Ue contesta la manovra, osteggia la riforma della legge Fornero, pone ostacoli al reddito di cittadinanza e, in definitiva, crea le condizioni per rendere difficile l’attivazione di investimenti indispensabili ad avviare politiche espansive in sostituzione di quelle di austerità finora imposte. Per altro senza grandi risultati, basti pensare a come la strada delle lacrime e sangue non abbia prodotto una grande crescita, la disoccupazione e il precariato abbiano imperato, la finanza abbia lucrato e il debito pubblico sia peggiorato. Ma la scelta del nuovo governo gialloverde viene stigmatizzata dagli avversari politici come deleteria.
L'ex premier ed ex segretario del Pd Matteo Renzi lancia su Facebook l'allarme sulla manovra con deficit al 2,4 % dichiarando che "con lo spread sopra 300 le famiglie italiane piangono e gli speculatori internazionali godono. Al motto di 'me ne frego dell'Europa' stanno portando il Paese in recessione”. A questo aggiunge un accorato appello ai responsabili del governo del cambiamento: “Fermatevi, l'Italia non merita una nuova crisi finanziaria". Ad avviso del senatore del Pd "in questi giorni tutti gli alleati europei di Salvini, nazionalisti e populisti, stanno dicendo che la manovra Italiana è folle e va bocciata". Meglio allora in definitiva ascoltare la Ue.

Eppure la sua posizione nei confronti dell’Europa non era tenera quando faceva il presidente del consiglio davanti alla prospettiva di una bocciatura della legge di stabilità. Basta sfogliare le agenzie di quel periodo per rendersene conto. Per esempio, quella dell'Adnkronos del 16 ottobre 2015 ci ricorda un Renzi quanto mai deciso che ai microfoni di Radio 24 dichiarava: "Bruxelles è una istituzione a cui diamo 20 miliardi di euro ogni anno e ne prendiamo indietro 11. Ogni anno, quindi, diamo 9 miliardi all'Ue. Non ci può dire quali tasse tagliare. Se Bruxelles ti boccia la legge di Stabilità tu gliela restituisci tale e quale e fa uno pari".
E con un impeto da far invidia a un convinto sovranista, oppure al più ispirato Salvini o Di Maio di turno, aggiungeva: "Bruxelles non è il nostro maestro, non ha nessun titolo per intervenire nel merito delle misure" della legge di Stabilità. Quindi metteva in risalto come "la subalternità italiana in questi anni è stata particolarmente sviluppata nei confronti dei burocrati di Bruxelles". Insomma i tempi cambiano e con essi taluni punti di vista delle persone e, soprattutto, dei politici.