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L’andamento lento del Parlamento italiano: dai cambi di gruppo agli eterni rinvii

Tutto scorre con un andamento quanti anti-eracliteo e l’impressione è quella di potersi bagnare due volte nella stessa acqua parlamentare

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
L’andamento lento del Parlamento italiano: dai cambi di gruppo agli eterni rinvii
L'aula di Montecitorio (Ansa)

Todo cambia, cambia tutto, cantava Mercedes Sosa, cantante argentina che fu la voce contro il regime di Videla e che è stata anche la splendida colonna sonora di “Habemus Papam”, uno dei capolavori di Nanni Moretti.

Todo cambia, ma non l’andamento lento del Parlamento italiano, dove tutto scorre con un andamento quanti anti-eracliteo e l’impressione è quella di potersi bagnare due volte nella stessa acqua parlamentare. E di poter scrivere lo stesso articolo a distanza di parecchi mesi, come se il teatro della politica lasciasse spazio al teatrino della politica, con recite a soggetto e una commedia dell’arte parlamentare eternamente uguale a se stessa. Succede per i cambi di gruppo, succede per gli eterni rinvii, succede per il turn over dei deputati e dei senatori.

Atto primo, scena prima.

Partiamo proprio da qui, dalla lettera di Emanuela Claudia Del Re, sottosegretario e poi viceministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale sia nel governo Conte I, quello gialloverde, sia nel secondo esecutivo di Giuseppe Conte, quello giallorosso. Ha scritto la Del Re, deputata pentastellata apprezzatissima da Luigi Di Maio, fra gli applausi del Pd, ma non del MoVimento: “Signor Presidente, desidero informarla che il 21 giugno 2021 il Consiglio Affari esteri dell'Unione europea, riunitosi a Lussemburgo, mi ha nominata, su proposta dell'Alto rappresentate dell'Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, Rappresentante speciale dell'Unione europea per il Sahel. L'inizio del mio incarico a Bruxelles è previsto per il 1° luglio 2021 e pertanto con questa lettera desidero rassegnare le mie dimissioni dal mandato parlamentare a partire da quella data. Ritengo, infatti, che tale incarico, in ragione della natura dell'incarico stesso presso le istituzioni europee e del mandato politico del Rappresentante speciale, non consenta il proseguimento del mandato parlamentare. Continuerò a rappresentare e difendere gli altissimi valori della Costituzione italiana, in cui credo profondamente, e servirò il mio Paese e l'Unione europea in tutti i consessi europei e internazionali, consapevole dell'onore che questo per me comporta. L'occasione mi è gradita per trasmetterLe i sensi della mia più alta stima”.

Annuncio al quale è seguita l’indizione delle elezioni suppletive per il collegio di Roma-Quartiere Primavalle, dove Emanuela Claudia Del Re era eletta nell’uninominale, che si sommano a quelle del collegio uninominale di Siena lasciato libero da Pier Carlo Padoan andato a presiedere Unicredit, dove è ormai certa la candidatura di Enrico Letta.

Atto primo, scena seconda.

E poi continuano i movimenti ex pentastellati: il 30 giugno Piera Aiello che dal MoVimento, dove era stata eletta nel collegio uninominale di Marsala, era andata nella componente Centro Democratico di Bruno Tabacci ha lasciato la compagnia per restare nel Misto degli apolidi.

Atto primo, scena terza.

Il 9 luglio Devis Dori ha abbandonato i pentastellati per andare in Liberi e Uguali, uno degli approdi preferiti degli ex pentastellati “di sinistra”.

Ma, oltre ai movimenti parlamentari, ci sono anche le stagnazioni parlamentari. Ad esempio quelle per l’approvazione del disegno di legge: “Conversione in legge del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, recante misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali”, uno dei più tormentati di sempre.

Atto secondo, scena prima.

Giovedì scorso, il vicepresidente renziano della Camera Ettore Rosato aveva annunciato chiudendo la seduta che l’appuntamento sarebbe stato per il giorno successivo, ma la norma è riapparsa a Montecitorio solo cinque giorni dopo, quando l’altro vicepresidente di turno, l’azzurro Andrea Mandelli ha aperto la seduta alle 9,35, cinque minuti dopo l’orario previsto e l’altro deputato renziano Massimo Ungaro ha scandito fra gli applausi dell’aula: “Grazie, Presidente. Ieri ha vinto l'Europa: mi permetta solo di complimentare i nostri Azzurri per il grande exploit di ieri sera e anche Matteo Berrettini per aver portato per la prima volta un italiano alla finale di Wimbledon, dopo 144 anni. Quindi, penso che sia giusto mandare, dall'Aula, un gesto di ammirazione, di stima e di ringraziamento alla squadra del CT Mancini. Tornando ai nostri lavori, noi chiediamo un rinvio dell'inizio della discussione generale di due ore, alle 11,30”.

Atto secondo, scena seconda, terza, quarta, quinta.

Detto, fatto, poi il dibattito è iniziato, ma a questo punto è iniziata una serie infinita di richieste di interventi sull’ordine dei lavori, a partire da quella del relatore del provvedimento, Giuseppe Buompane, avvocato pentastellato eletto nel collegio uninominale di Santa Maria Capua Vetere: “Presidente, come è comprensibile, questo provvedimento, che è molto complesso, ha richiesto un lavoro di verifica anche da parte della Ragioneria generale dello Stato, che, in questi minuti, sta predisponendo una nota per alcune correzioni, anche in ordine ad alcune coperture. Quindi, chiederei una sospensione dei lavori d'Aula e un riaggiornamento, se la Presidenza lo ritiene opportuno, per le ore 17,30, previo rinvio in Commissione del provvedimento”.

Quindi, provvedimento che torna in commissione, seduta della Camera sospesa 14,50 e ripresa alle 17,35, ma solo per permettere al vicepresidente della commissione Bilancio Giorgio Lovecchio, imprenditore pugliese, pentastellato pure lui di annunciare: “Presidente, vorrei solo comunicare che la Ragioneria generale dello Stato ha trasmesso la nota con i propri rilievi soltanto quindici minuti fa. Pertanto, la Commissione bilancio ha bisogno di un'altra ora e mezza per esaminare il testo ed apportare le relative modifiche”.

E il vicepresidente Mandelli: “Quindi, onorevole, quanto tempo vi occorre?”. Lovecchio: “Per le 19 può riconvocare l'Aula”. Mandelli: “Per le 19 siete sicuri di farcela?”. E Lovecchio: “Così sembra”. Mandelli, pacificato dalle rassicurazioni: “Va bene, riprenderemo la seduta alle 19. Ci riconvochiamo per quell'ora. La seduta è sospesa”.

Nuova sospensione dalle 17,38 alle 19 e nuova richiesta di Lovecchio: “Grazie Presidente, sono qui a richiedere altri 45 minuti di sospensione dei lavori dell'Aula perché stiamo attendendo alcuni chiarimenti da parte della Ragioneria dello Stato sul testo normativo che ci è stato inviato”.

Uno scettivo Mandelli: “Quindi, 19,45?”. E nuovamente Lovecchio: “Sì”. Mandelli tranquillo: “Va bene, allora aggiorniamo la seduta per le 19,45”.

Nuova sospensione dalle 19,01 alle 19,45 e torna Buompane: “Presidente. In Commissione stiamo concludendo l'esame degli ultimi due emendamenti dei relatori per rispondere alle censure mosse dalla Ragioneria generale dello Stato. Occorre quindi il tempo tecnico per collazionare il testo. Dunque, chiederei un rinvio fino alle 20,30”.

A questo punto, il vicepresidente azzurro, sempre meno ottimista: “Onorevole, siamo sicuri o ha bisogno di qualche minuto in più? Giusto per non far girare l'Aula a vuoto. Se vuole avere 5 minuti in più, facciamo un'ora che abbia un senso, in maniera tale che sia quella definitiva. So di metterla in imbarazzo, non vorrei”. E Buompane: “No, assolutamente. È un orario che non viene da me. È un confronto con la presidenza della Commissione bilancio, uffici compresi. Quindi, sono un mero latore di questa richiesta”.

Lo sventurato Mandelli rispose: “La capisco e, infatti, non volevo metterla in imbarazzo. Però, era giusto anche per il rispetto dei colleghi”. E Buompane: “Assolutamente”. Su, su fino al nuovo Mandelli, in una sorta di suk dell’orologio parlamentare: “ Anche perché giustamente c'è da mettere insieme la redazione del testo e, una volta approvato il mandato al relatore, vi è la necessità di almeno altri 10-15 minuti. Quindi, facciamo…”.

Buompane, capita l’antifona mandelliana: “A questo punto, facciamo alle 21 direttamente”. E Mandelli, preoccupato anche per le cene romande dei colleghi: “Va bene. Così siamo tutti tranquilli e i colleghi non hanno problemi. Se devono tornare, sanno che siamo a posto La seduta riprenderà alle ore 21, come abbiamo stabilito prima con il relatore. Quindi, sospendo la seduta”.

Atto secondo, scena sesta.

Erano le 20,05, ma alle 21,09 al povero Lovecchio non è rimasto altro che annunciare: “Presidente. Sono qui per richiedere il rinvio dei lavori dell'Aula a domani mattina, alle 10,30. C'è un provvedimento che deve essere concluso in Commissione bilancio: attendiamo il parere della Ragioneria dello Stato e, quindi, non possiamo chiudere.”

Atto terzo, scena prima.

Insomma, seduta chiusa alle 21,10 e appuntamento il giorno successivo alle 10,30, anzi 10,35 con il “solito” ritardo accademico di cinque minuti e il “solito” povero Mandelli a presiedere, le proteste di Raffaele Trano, ex pentastellato de L’Alternativa c’è e l’ormai tradizionale intervento di Buompane: “Grazie, Presidente. Prima di tutto per chiedere venia ai colleghi per i ripetuti rinvii, ma c'erano delle questioni che, secondo i relatori, secondo la maggioranza, andavano affrontate approfonditamente e risolte per quanto possibile. Penso sia stato fatto un buon lavoro di sintesi politica e copertura tecnica su argomenti importanti, pensiamo all'anno bianco contributivo per gli autonomi, che non definirei marchetta, visto che interessa milioni di nostri concittadini, lavoratori autonomi e partite IVA. Detto ciò, Presidente, chiedo un mero rinvio tecnico di trenta minuti per permettere agli uffici la redazione del testo A/R”.

E il vicepresidente Mandelli, che nella vita fa il farmacista ed è abituato a usare il bilancino dialettico e verbale: “Prendo atto della sua comunicazione e, quindi, aggiornerei la seduta alle 11,10. La seduta è sospesa”.

Atto terzo, scena seconda.

Altri dieci minuti di ritardo, ripresa alle 11,20, con Federico d’Incà Ministro per i Rapporti con il Parlamento a scandire: “Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 3132-A/R: “Conversione in legge del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, recante misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali”, nel testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea”.

Proteste ufficiali ancora di Raffaele Trano de L’Alternativa c’è e di Wanda Ferro di Fratelli d’Italia.

Applausi della pasionaria No Vax e No Mask Sara Cunial, seduta di nuovo sospesa fino alle 15, in attesa del voto di fiducia.

Sipario.

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