Un plebiscito per Conte finalmente leader e presidente. Tutte le sfide, Draghi, il Pd e, soprattutto, Di Maio
Si è conclusa ieri sera alla 22 la votazione on line. Il 92,8% ha scelto l’ex premier. Che non scarta elezioni politiche nel 2022

In sei mesi esatti il cerchio si chiude e un’altra storia può ricominciare. L’avvocato diventato premier per caso tre anni fa adesso diventa leader di partito e fa della politica il suo mestiere. Chi l’avrebbe mai detto? A parte gli ultimi sei mesi, appunto, Giuseppe Conte doveva essere il più stupefacente prestito a tempo della società civile alla politica. “Io ho un mestiere, dopo questo incarico, so cosa fare e dove andare” ha sempre ripetuto a chi nei suoi tre tribolati anni di governo gli chiedeva: “Presidente, ma quando finisce qua cosa farà?”. Dove “qua” era palazzo Chigi e la presidenza della Repubblica. Capita a molti di cambiare idea. E mai nulla vale in assoluto. Specie in politica. Così ieri sera intorno alle 22.40 Giuseppe Conte ha potuto togliere la parola “in pectore” che da mesi stava accanto a leader.
Il plebiscito
La votazione on line tra gli iscritti ha assegnato all'ex premier con il 92,8% dei Sì - il ruolo di presidente del Movimento. Il plebiscito atteso è arrivato: Giuseppe Conte il primo presidente e il nuovo leader del M5S. Spazzato via ogni timore di scarsa affluenza e di un risultato poco rappresentativo, il primo e forse unico cruccio dell’ex premier. Hanno votato 67.064 persone su 112 mila circa aventi diritto, circa settemila in più di coloro che il 2 e 3 agosto, hanno dato il placet al nuovo Statuto. “Finalmente, non deluderò” le sue prime parole affidate ad un video su Facebook. Non si può dire sia stata un’elezione accompagnata dal pathos e dal battiquorum. Tutta l’incertezza che ci poteva essere è stata consumata prima, nelle dispute con Grillo, i reciproci clamorosi vaffa, i dubbi sulla linea da tenere, le correnti interne, identità e strategia dei Movimento. Tutte questioni che non sono certo state spazzate via con un voto. Ma che non possono neppure iniziare ad essere risolte se prima non veniva sciolto il nodo della leadership, vacante da gennaio 2020 quando Di Maio lasciò, un anno e mezzo di tempo in cui il Movimento sotto la contestatissima reggenza di Vito Crimi, ha perso voti, consenso ma soprattutto anima. Non che M5s non potesse avere prima un leader: tra una cosa e l’altra - ad esempio la pandemia - la scelta è stata rinviata fin qua. Un rinvio, però, soprattutto voluto e cercato in attesa di una soluzione che potesse far fare quella svolta istituzionale voluta soprattutto da quella parte di Movimento diventata di governo. Insomma, per evitare il rischio che M5s finisse nella mani di Alessandro Di Battista - il che avrebbe significato addio ministeri, incarichi, in una parola potere - l’elezione di ieri è stata rinviata e rinviata finchè non è capitata a fagiolo la disponibilità di Giuseppe Conte.
Adesso l’organigramma
La pausa estiva permetterà a Conte di fare il punto sul delicato sudoku dell'organigramma del M5S, in carichi prestigiosi, motivo per cui sono più o meno tutti, in questa fase, allineati e coperti. Da settimane si parla di cabina di regia al femminile, si spendono i nomi di Chiara Appendino e dell’ex ministra della Scuola Azzolina oltre, ovviamente, a Di Maio, Patuanelli e Fraccaro. Probabilmente Bonafede, costretto al suicidio politico e ad uccidere la sua riforma del processo penale . A fare da “contrappeso” a Conte, a limitarne eventuali derive da “un uomo solo al comando”, dovrebbe essere il Comitato di Garanzia proposto da Grillo. Anche, massimo riserbo sui nomi. Non è un caso che tra i papabili ci siano Luigi Di Maio e Roberto Fico considerati i due “grandi saggi” del Movimento. Senza di loro, soprattutto Di Maio, difficilmente si sarebbe ricomposta in modo anche presentabile, la frattura di fine giugno quando Grillo e Conte se ne sono dette e date di santa ragione.
“Non vi deluderò”
Il caso ha voluto che il giorno dell’incoronazione fosse oscurato da una giornata epocale per lo sport italiano come altri tre ori e quelli lampi di genio nelle frazioni della staffetta 4x100. E anche dai saluti informali del premier Draghi. La notizia insomma, non ha avuto l’eco che i 5 Stelle s’aspettavano.
Le prime parole di Conte leader 5 stelle disegnano subito una prospettiva politica nel medio termine: costruire nel corso dell'autunno - durante il semestre bianco - un programma partecipato che guardi alla prossima tornata elettorale. Senza però dire quando. Segno che Conte vuole avere mani libere da promesse e scadenze. E continuare in ciò che gli riesce meglio: il dualismo di lotta e di governo per tenere a bada gli ortodossi che vorrebbero uscire dalla maggioranza senza però interrompere la legislatura e i governisti che al governo stanno molto bene.
“Nelle prossime settimane lavoreremo ad un testo base di interventi programmatici, non coinvolgeremo solo i nostri gruppi territoriali. Da settembre girerò personalmente tutta l'Italia, nel giro di alcuni mesi, spero già a fine anno, avremo il più partecipato e articolato programma di governo mai elaborato” ha spiegato l'avvocato in un video su Facebook. “Un progetto solido e sostenibile - ha aggiunto - che mirerà ad offrire benessere a tutti i cittadini premurandosi di ridurre le disuguaglianze sociali, economiche, di genere e territoriali”. Poi quella promessa: “Non vi deluderò”. In effetti ha “solo” promesso il migliore dei mondi possibili, una sorta di peace and love e abbracciamoci-tutti. “La partecipazione è uno dei pilastri del nostro Movimento, avverto grande entusiasmo. La politica è un impegno nobile, non lasciamolo a chi lo intende come mezzo per fare carriera. Partecipiamo tutti, seriamente, con il cuore e soprattutto con il sorriso”.
La grande novità comunicativa è stata la brevità: una manciata di minuti su Facebook. Devono avergli spiegato che i discorsi troppo lunghi alla fine perdono efficacia.
Ola e Osanna
Manco a dirlo, l’incoronazione del nuovo Re del Movimento è stata accolta da commenti entusiasti. “Ennesima grande prova di partecipazione, ottimo risultato. Adesso ripartiamo più forti di prima con Giuseppe Conte presidente del Movimento 5 Stelle” ha detto, tra i primi, Luigi di Maio. Il presidente della Camera Roberto Fico ha aggiunto: “Buon lavoro a Giuseppe Conte. Con la sua elezione come presidente del Movimento 5 Stelle oggi prende forma in modo sempre più significativo il nuovo corso del Movimento, ancorato alle proprie radici e allo stesso tempo capace di rigenerarsi e di guardare al futuro. Ci aspetta un grande lavoro da fare coinvolgendo tutta la nostra comunità”. Lanciati Stefano Buffagni e Paola Taverna: “L'obiettivo è tornare ad essere la prima forza politica”. Non una parola da parte di Beppe Grillo, fondatore e tuttora garante del Movimento nonostante il tentativo di Conte di assumere il controllo totale del Movimento. E i silenzio di Marina di Bibbona significa molto. Vedremo.
Le sfide di Conte /1
Diverse le sfide che attendono Conte dopo l'estate. La prima è quella delle elezioni amministrative e quindi del rapporto con il Pd. Si vota nei grandi Comuni, Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli. I sondaggi parlano delle liste M5s in affanno nei consensi al primo turno ma i cui voti potrebbero essere importanti dove è stata formata una coalizione di centrosinistra e, ancora di più, ai ballottaggi. Il matrimonio con il Pd è saltato ad un passo dall’altare ma non c’è dubbio che il segretario sempre lì guarda per evitare l’isolamento del Pd. Ora, però, a ben vedere il patto Pd-M5s che Conte e Letta a marzo avevano immaginato come “una meravigliosa avventura” esiste solo a Napoli, a Bologna e in Calabria. A Roma e a Torino saranno botte di santa ragione. Al primo turno. Ma anche al secondo a giudicare dal livello di rivalità che corre tra i candidati. A Bologna il vincitore delle primarie Pd (Lepore) è uno di quelli convinti della necessità dell’alleanza. Diciamo che il candidato del centrodestra al momento non sembra “bucare” la scena bolognese.
Le sfide di Conte/2
E poi c’è Draghi, che lo ha scalzato da palazzo Chigi. Cosa che, dicono gli intimi amici, Conte non ha mai veramente digerito. Il tema di come imposterà il ruolo dei 5 Stelle nel governo è tutto da scoprire. Una cosa sembra chiara: aver promesso che a fine anno il Movimento avrà il suo programma politico, “il più partecipato di sempre”, significa che Conte non esclude il voto a marzo 2022. O almeno, vuol far credere di essere pronto e non avere nulla da temere. Meno che mai le elezioni.
Il messaggio-tra-le-righe di Conte è l’opposto di quello lasciato da Di Maio in via preventiva all’inizio della settimana. “Niente scossoni, chi minaccia il governo affossa la ripresa del Paese” ha detto il ministro degli Esteri. Della serie che i cocci, quando poi si rompono troppe volte, diventa impossibile aggiustarli. Quindi, Conte il presidente minaccia a modo suo dicendo che a Natale il Movimento è pronto, al programma e al voto. Di Maio lo stabilizzatore avverte: “Chi farà scherzi se ne assumerà la responsabilità davanti al paese”. E’ il Movimento di lotta e di governo, come sempre. Tutto cambia, per non cambiare nulla.
Le sfide di Conte/3
Se sulla giustizia gli è toccato abbassare la testa e mettere da parte il cuore, Conte ha già avvisato Draghi che è successo solo perchè il Movimento è rimasto troppo a lungo senza guida. Di sicuro non accadrà sul reddito di cittadinanza su cui Matteo Renzi ha aperto il dibattito proponendo un referedunm per abolirlo e quindi correggerlo visto che la parte attiva della legge, quella che deve cercare lavoro, non ha funzionato. Anche altre
forze politiche spingono per modificare il reddito. Ieri il premier Mario Draghi ha teso una mano: “Condivido in pieno il concetto alla base del reddito di cittadinanza”. E ancora: “E’ troppo presto per dire se verrà ridisegnato”. Di sicuro a settembre ci saranno due provvedimenti sul cui il Movimento vorrà essere protagonista: la riforma fiscale e la legge sulla Concorrenza. Più in generale, il tema è la tenuta della maggioranza durante il semestre bianco che condurrà in febbraio all'elezione del Capo dello Stato. Il M5s, prima forza politica in Parlamento, sarà alla ricerca di un nuovo protagonismo mentre sarà in corso il 'grande gioco' che porta alla corsa per il Quirinale.