[L'analisi] La trincea del M5s sui diritti: “Non possiamo cedere”
In difficoltà sui temi “caldi”, i pentastellati sfidano la Lega sul tema dei diritti. Ieri la vicepresidente della Camera Spadoni e le ministre grilline si sono scagliate contro un volantino dei leghisti di Crotone sulle donne “naturalmente portate” a occuparsi della famiglia. Ma già si sono opposti al patrocinio chiesto dai leghisti alla Conferenza delle famiglie cattoliche e al progetto di legge del senatore Pillon sull’affido condiviso. La Grillo si ribella all’invito di Salvini a scrivere un decreto che consenta ai bambini non vaccinati di andare a scuola: “Se ne occupa il Parlamento”. Di Maio cerca big da candidare alle Europee.

“Sembra di ritornare nel Medioevo…”. Hanno dovuto subire il rinvio della decisione sulla Tav e la messa in discussione della ricerca su “costi e benefici”, e hanno dovuto vedere persino la legittima difesa diventare legge grazie ai voti di Forza Italia e Fratelli d’Italia andati a sostituire quelli dei 25 parlamentari assenti che hanno inteso marcare il proprio dissenso. La misura è colma, e ora, almeno sul tema dei diritti, nel Movimento 5 Stelle sembrano intenzionati a resistere, senza esitazioni. La consegna è di rispondere su questo terreno colpo su colpo agli alleati di governo, nella speranza che questo possa servire a rivitalizzare un partito che sta soffrendo tremendamente la concorrenza del Carroccio. Dunque, levata di scudi - specie delle ministre - di fronte alle provocazioni dei leghisti calabresi che, in vista dell’8 marzo, parlano del “ruolo naturale della donna volto alla promozione e al sostegno della vita e della famiglia”, nessun patrocinio al Congresso delle famiglie cattoliche come aveva chiesto il ministro Lorenzo Fontana e niente imposizioni sul tema dell’obbligo vaccinale, che è competenza del ministro della Salute e non di quello dell’Interno.
I sondaggi
Il capo politico dei pentastellati è sotto pressione; i sondaggi “classici” e quelli sul “sentiment” della Rete gli hanno restituito uno spaccato preoccupante. Le cose vanno meglio rispetto a inizio anno grazie al reddito di cittadinanza, e le percentuali sono superiori rispetto a quelle registrate nelle elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna e a quelle previste tra poche settimane in Basilicata, ma la tendenza media delle intenzioni di voto oscilla tra il 20 e i 24 punti percentuali. A rendere questo dato più preoccupante, la risalita evidente del Pd, concorrente diretto dei Cinquestelle, trainata dall’elezione di Nicola Zingaretti, che sposta l’asse dem più a sinistra e ha già riportato il partito che fu di Matteo Renzi sopra il 20%. Per evitare il tonfo rispetto al collega vicepremier Matteo Salvini, dato con la sua Lega in un range tra il minimo di 33 punti percentuali e un massimo di 37, e il controsorpasso dem, Di Maio ha deciso di riprendere le redini della situazione. Due le direttrici: smarcamento sul tema dei diritti e liste forti, con volti capaci di portare voti e non solo prenderli. Dopo il caso del patrocinio alla Conferenza delle famiglie cattoliche negato da Giuseppe Conte su richiesta del sottosegretario alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora - lo stesso che si è sempre opposto alla proposta di legge del senatore leghista Simone Pillon per l’affido condiviso pure se sponsorizzata da Salvini - ieri le parlamentari pentastellate hanno contestato duramente un volantino stampato dai leghisti di Crotone e che ha fatto il giro dei social network. La locandina, con il pretesto di pubblicizzare un evento programmato per la festa della donna, di fatto finisce per svilire la figura femminile con riferimenti al “ruolo naturale della donna volto alla promozione e al sostegno della vita e della famiglia”, contestato dai “nemici” della dignità del mondo femminile, e attacca chi promuove “l’autodeterminazione della donna sempre più marcata suscitando un atteggiamento rancoroso nei confronti dell’uomo”, “chi promuove l’utero in affitto”, chi “impone i termini ‘genitore1‘ e genitore2’”, ma anche “chi promuove le quote rosa”.
Le ministre
Tanto è bastato perché le esponenti pentastellate più in vista scendessero in campo. La prima a farlo, con toni eccezionalmente duri, è stata la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni: “Sembra il Medioevo, sono come i fondamentalisti islamici”. Dopo qualche minuto, sono intervenute con una nota congiunta tutte le ministre pentastellate, Elisabetta Trenta, Giulia Grillo e Barbara Lezzi: “Il volantino diffuso in occasione della festa dell’8 marzo dai giovani della Lega a Crotone è scioccante, riporta indietro di decenni. Come donne di questo governo esprimiamo la nostra più profonda preoccupazione e la più ferma condanna verso un messaggio e un approccio indubbiamente volgare e sessista”. Anche il leader della Lega è stato costretto a prendere le distanze. “Non ne sapevo niente e non ne condivido alcuni contenuti”, ha tenuto a chiarire il vicepremier. Ma la tensione è palpabile anche su un altro tema che riguarda proprio i diritti e le libertà personali. Il vicepremier, in qualità di ministro dell’Interno, ha scritto una lettera alla collega - cinquestelle - alla Salute chiedendo di essere indulgente con i bambini non vaccinati e, quindi, di preparare un decreto legge che consenta ai piccoli cosiddetti “non immunizzati” di frequentare ugualmente le scuole per l’infanzia. Già lo scorso giugno il segretario leghista si era “intromesso” sostenendo che i vaccini sono spesso “inutili e in parecchi casi pericolosi se non dannosi”. Giulia Grillo e i suoi compagni di partito non l’hanno presa bene, così la ministra ha sentito il bisogno di precisare: “Esiste una legge in discussione proprio in queste ore al Senato. Sono convinta che in brevissimo tempo, probabilmente entro aprile, riusciremo ad approvarla anche alla Camera”, lasciando intuire che non scriverà alcun decreto. Ciò significa che il 10 marzo rimarrà la data fissata come spartiacque tra chi è in regola e chi no; i genitori che hanno iscritto i figli autocertificando i vaccini dovranno dunque consegnare la documentazione.
Europee
Sul tema elezioni europee una novità c’è. Di Maio avrebbe deciso che, visto il momento critico, lo schema che verrà utilizzato per comporre le liste sarà diverso rispetto al passato. I capilista non saranno più scelti dagli attivisti in base al curriculum e al video di presentazione, attraverso la Piattaforma Rousseau, ma da lui stesso in persona. “Volti noti per molti voti”, riassume un big pentastellato. Col sistema che prevede le preferenze, i pentastellati vogliono schierare dei big capaci di dare una mano e non soltanto gregari da mettere dietro al simbolo. A individuarli darà una mano Davide Casaleggio, che proprio nel prossimo fine settimana ha organizzato a Milano il Villaggio Rousseau.
La trincea degli M5s sui diritti: “Non possiamo cedere”
In difficoltà sui temi “caldi”, i pentastellati sfidano la Lega sul tema dei diritti. Ieri la vicepresidente della Camera Spadoni e le ministre grilline si sono scagliate contro un volantino dei leghisti di Crotone sulle donne “naturalmente portate” a occuparsi della famiglia. Ma già si sono opposti al patrocinio chiesto dai leghisti alla Conferenza delle famiglie cattoliche e al progetto di legge del senatore Pillon sull’affido condiviso. La Grillo si ribella all’invito di Salvini a scrivere un decreto che consenta ai bambini non vaccinati di andare a scuola: “Se ne occupa il Parlamento”. Di Maio cerca big da candidare alle Europee.