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La parlamentare passata dal M5S a Fdi “costretta” a fare il test di paternità

Una storia di cambio di casacca che ha dell’incredibile. Mai però legislatura è stata più stabile dal punto di vista dei gruppi parlamentari come questa. Il caso curioso di Rubbia

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
La parlamentare passata dal M5S a Fdi “costretta” a fare il test di paternità
La parlamentare Rachele Silvestri (Ansa)

Al netto dei passaggi obbligati di inizio mandato - quelli dei gruppi parlamentari che hanno avuto bisogno di una deroga particolare per costituirsi perché erano composti da un numero di deputati e senatori inferiori rispettivamente ai 20 e ai 10 (e quindi il passaggio nel Misto dei rappresentanti di Alleanza Verdi e Sinistra e Noi Moderati è stato obbligato e non dovuto a particolari transumanze) - mai legislatura è stata più stabile dal punto di vista dei gruppi parlamentari come la diciannovesima, cioè quella in corso.

I motivi sono vari: da un lato la riduzione dei parlamentari a 400 deputati e 200 senatori, più uno di diritto e a vita, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, più cinque a vita. Ed è chiaro e anche abbastanza matematico che meno parlamentari significa meno passaggi di gruppo.
Poi, ed è quasi un corollario della prima circostanza, c’è il fatto che tutti i leader si sono scelti i propri fedelissimi e quindi gli addii sono più difficili. In particolare, i gruppi pentastellati sono costruiti a immagine e somiglianza di Giuseppe Conte e per questo sono tutti uomini dell’ex presidente del Consiglio e non frastagliati in varie correnti come avveniva nelle scorse legislature.
E poi, storicamente, nei primi mesi di legislatura i gruppi sono sempre compatti, soprattutto se il governo è politico con una solida maggioranza e non tecnico come stavolta. Poi, il via vai inizia quando ci sono le crisi di governo, col reclutamento di responsabili vari, e verso fine legislatura, quando si sente odore di mancata ricandidatura.

Insomma, per tutti questi motivi, finora abbiamo assistito solo a una manciata di passaggi di gruppo, ma nulla di nemmeno lontanamente paragonabile alla scorsa legislatura: Aboubakar Soumahoro alla Camera andato da Alleanza Verdi Sinistra al Misto dopo il caso che ha coinvolto la moglie; l’ex ministra del turismo berlusconiana Michela Vittoria Brambilla che è stata eletta nel collegio uninominale di Gela e quindi ha scelto il Misto per rappresentare tutta la coalizione, ma poi si è resa conto che da apolide avrebbe potuto fare ben poco e quindi alla fine ha optato per Noi Moderati, il gruppo di Maurizio Lupi che comprende anche i seguaci di Italia al Centro di Giovanni Toti, quelli di Coraggio Italia di Luigi Brugnaro, l’Udc, il Movimento Associativo Italiani all’Estero e alcuni prestiti da Fratelli d’Italia.

Stessa strada dell’altoatesino Dieter Steger, che aveva scelto inizialmente il Misto senza componenti, ma poi ha raggiunto i suoi colleghi di Minoranza linguistica nell’apposita componente.
E ancora, curiosamente, il senatore a vita Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica, che in questa legislatura, come nella scorsa, ha inizialmente optato per la clausola del regolamento di Palazzo Madama che permette ai senatori a vita di non iscriversi a nessun gruppo, ma poi ci ha ripensato ed ha scelto il gruppo per le Autonomie con autonomisti vari di mezza Italia, la stessa scelta fatta da Giorgio Napolitano ed Elena Cattaneo, mentre Liliana Segre, Renzo Piano e Mario Monti hanno optato per il Misto.

In più ci sono l’azzurra siciliana Daniela Ternullo subentrata a Gianfranco Micciche’, che ha optato per l’Assemblea Regionale Siciliana e Filippo Sensi che è subentrato a Bruno Astorre, persona dolcissima e indimenticabile, morto suicida a Palazzo Madama. Ma entrambi non hanno alterato gli equilibri, scegliendo i rispettivi gruppi di elezione e dei predecessori, rispettivamente Forza Italia e il Pd.

Ma, come vi dicevo, il gruppo oggi più monolitico è quello del MoVimento Cinque Stelle e non sembra vero dopo due legislature in cui invece gli esodi dei parlamentari pentastellati erano stati biblici, addirittura con la perdita di più di metà dei parlamentari.

Certamente uno degli argomenti più forti che ha frenato deputati e senatori pentastellati è il numero bassissimo dei rieletti alla legislatura successiva fra i transfughi: nella diciottesima furono solo in tre a tornare nelle rispettive assemblee: due deputati, Vincenza Labriola in Forza Italia e Walter Rizzetto in Fratelli d’Italia, e all’Europarlamento il capogruppo di Identità e Democrazia Marco Zanni nella Lega, peraltro eletto con le preferenze e quindi con voti suoi.

Stavolta ci sono l’ex eurodeputata pentastellata Eleonora Evi, diventata portavoce nazionale di Europa Verde, che sono i Verdi del Sole che ride, insieme a Angelo Bonelli e quindi deputata di Alleanza Verdi e Sinistra. Gruppo in cui c’è anche un altro ex pentastellato, Devis Dori, che passò dal MoVimento a Liberi e Uguali e poi a Europa Verde.

E in Fratelli d’Italia sono in tre gli ex pentastellati diventati meloniani: oltre a Rizzetto, giunto ormai alla terza legislatura, Salvatore Caiata e Rachele Silvestri che ieri ha scritto una lettera aperta al “Corriere della sera” dove racconta una storia che sembrerebbe incredibile: "Sono stata costretta a fare il test di paternità per mio figlio di soli tre mesi. E il padre è proprio Fabio, il mio compagno. Naturalmente, non avevo dubbi e ho scelto di rendere pubblica questa storia per tutelare mio figlio e Fabio, legittimo papà e mio amato compagno".

Silvestri ricorda che quando è passata dal MoVimento al Misto e poi a Fratelli d’Italia i sondaggi davano Giorgia e i suoi "su valori ben lontani da quelli attuali”.  E ruggisce: "Se sono stata inserita nelle liste delle elezioni politiche dello scorso anno, è per il lavoro e l’impegno profusi in commissione e in Aula. E, probabilmente, ha contribuito anche il fatto di essere donna in una forza politica che pratica, nei fatti, la parità di genere. Circa un mese fa, una persona amica mi racconta che gira la voce che il mio bambino non sarebbe figlio del mio compagno, ma di un politico molto influente di Fratelli d’Italia, a sua volta sposato. Mio figlio sarebbe, quindi, nato da una relazione clandestina, grazie alla quale io avrei anche ottenuto la mia candidatura. Riuscite soltanto a immaginare come mi sono sentita? Non bisogna essere una donna per capire lo schifo, la violenza, l’umiliazione.

Mi chiedo: ma in quanti modi il corpo di una donna può essere violato, calpestato, abusato? Quante volte il dono della procreazione può essere strumentalizzato e degradato? In nome di cosa è giustificabile la violenza su un bambino appena nato? Non so chi sia stato. Molti, però, hanno scelto di condividere una evidente calunnia, di telefono in telefono, di chat in chat, rendendosi complici di questo schifo. E anche chi sa ma ha deciso di non parlare lo è. Alla fine, la presunta notizia è uscita su qualche organo d’informazione e molti giornalisti mi hanno telefonato chiedendo un commento. L’unica cosa che so è che chi si è inventato questa storia, è un uomo, probabilmente un politico. Qualcuno dice che la calunnia sia stata pensata per attaccare alcune figure del mio partito, magari per insinuare un degrado da basso impero.

Altri mi dicono che sia nato da cacicchi in cerca di gloria. Qualunque sia la ragione, mi fa orrore. E penso che qualsiasi persona dotata di buonsenso, ispirata a un ethos sociale condiviso, a un’umanità viva e solidale la pensi allo stesso modo. La politica in questa vicenda non c’entra nulla. Perché se non condividiamo i principi fondamentali di una civile convivenza, che va oltre le legittime convinzioni politiche, non c’è alcuna speranza per la nostra società. Ho scelto di rendere pubblica questa storia per tutelare mio figlio e Fabio, legittimo papà e mio amato compagno. Tutto quello che ho passato nell’ultimo periodo, mi ha portato a ricordare e fare mie le parole del premio Nobel per la pace, Elie Wiesel, quando dice: 'Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima'. Il mio augurio è che nessuno sia indulgente con l’autore della calunnia e con chi contribuisce a diffonderla: non siate neutri, abbiate il coraggio di spezzare la catena dell’indifferenza".

Ed è qualcosa di più del racconto di un cambio di gruppo

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