Il governo fa il punto sulle pensioni e pensa ai giovani. Verso conferma di Quota 103 e Ape sociale
Il confronto con i sindacati sarà solo tecnico e dovrebbe limitarsi alle proiezioni sulla spesa senza che si entri nel dettaglio delle misure da inserire nella legge di Bilancio per il 2024
Il governo continua a confrontarsi con i sindacati per la riforma pensionistica. Nell'incontro tra L'Osservatorio sulla spesa previdenziale e le parti sociali oltre alla discussione sulla pensione di garanzia per i giovani potrebbero esserci anche chiarimenti sulla Quattordicesima dopo che nel cedolino della pensione di luglio la cifra della mensilità aggiuntiva era finita sotto la dicitura riferita all'aumento delle pensioni minime.
Tavolo tecnico
Il confronto sarà solo tecnico e dovrebbe limitarsi alle proiezioni sulla spesa senza che si entri nel dettaglio delle misure da inserire nella legge di Bilancio per il 2024. L'Osservatorio, infatti, dovrebbe, entro 60 giorni dalla sua istituzione presentare una relazione introduttiva sul monitoraggio della spesa previdenziale. "Abbiamo fatto un incontro a gennaio e uno a febbraio e uno due settimane fa nel quale siamo ripartiti da zero - sottolinea la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione - sono incontri finti. Il sentore è che sulla previdenza ci sia poco più di niente".
Verso conferma Quota 103 e Ape
Gran parte delle risorse continuerà ad essere drenata dal recupero dell'inflazione che anche se in discesa resta elevata mentre sarà difficile fare un intervento significativo sulla legge Fornero. Si cercherà di confermare la cosiddetta Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi per uscire dal lavoro in anticipo rispetto all'età di vecchiaia e alla pensione anticipata fissata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne, oltre a tre mesi di finestra mobile) e l'Ape sociale mentre si tenterà di fare qualche aggiustamento a Opzione donna dopo la stretta decisa per quest'anno. Appare esclusa la possibilità di uscita con 41 anni di contributi senza altre condizioni perché troppo costosa mentre sembra poco conveniente per i lavoratori l'ipotesi di uscire con 41 anni di contributi ricalcolando tutto il montante precedente il 1996 con il calcolo contributivo. Per Quota 103 la Cgil calcola che saranno accolte quest'anno meno di 20mila domande.
Il tema dei giovani
Potrebbe essere invece rafforzato il contratto di espansione che comunque può essere penalizzante per i lavoratori e dovrebbe essere previsto un intervento sulla previdenza integrativa con l'avvio di un nuovo semestre di silenzio assenso per l'iscrizione ai fondi. Il tema principale, comunque, del tavolo è quello del raggiungimento di una pensione adeguata per i lavoratori che oggi sono giovani. "Ribadiremo al governo che bisogna pensare da subito alle future pensioni dei giovani. La precarietà dei rapporti di lavoro di questi anni ha generato buchi di contribuzione previdenziale che, se non sanati, condanneranno queste generazioni a pensioni molto basse", afferma la Uil. Il tema dei 41 anni di contributi sarà superato dal fatto che saranno pochissimi quelli che potranno vantare periodi così lunghi di contributi mentre diventa centrale quello della possibilità di anticipare la pensione di vecchiaia per chi ha un importo pari ad almeno 2,8 volte il minimo e i contributi versati interamente con il calcolo contributivo. Poiché per i 30enni di oggi l'orizzonte ' della pensione sarà a 70 anni (con l'aumento dell'età legata all'aspettativa di vita) diventerà un tema la riduzione di quel 2,8 per rendere possibile l'anticipo di tre anni a una fascia più ampia. Secondo il simulatore dell'Inps Pensami una persona nata nel 1990 potrebbe andare in pensione di vecchiaia a 70 anni con 20 anni di contributi o in anticipata con 45 anni di contributi a prescindere dall'età.
La pensione di garanzia
La “pensione di garanzia” per i giovani lavoratori, una misura ideata per prevenire pensioni insufficienti nel futuro per chi attualmente è occupato con contratti precari. Il documento esamina la situazione dei lavoratori quarantenni, a cui si applica il calcolo contributivo introdotto dalla riforma Dini. Stando al rapporto, il 28% dei giovani guadagna un salario lordo inferiore a 20mila euro annui.
Il vecchio sistema retributivo integrava le pensioni fino a un livello minimo. Nel sistema contributivo, questa integrazione è assente e la pensione risulta esattamente proporzionale ai contributi versati. Questo significa che chi ha avuto una carriera discontinua, con periodi di precariato, rischia di ottenere pensioni molto basse.
Qui sorge la difficoltà: la pensione di garanzia, così come altre proposte per la riforma, sono costose. Per i giovani, le soluzioni più probabili riguardano l’incremento della contribuzione figurativa per i periodi di studio e l’incentivazione della previdenza integrativa.