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[L'inchiesta] Una taglia sui piromani. Soldi a chi denuncia: così la costiera amalfitana vuole fermare i roghi

La catena di incendi ha svelato un sistema di controllo, di prevenzione e di pronto (si fa per dire) intervento colabrodo

Antonio Mennadi Antonio Menna   
[L'inchiesta] Una taglia sui piromani. Soldi a chi denuncia: così la costiera amalfitana vuole...

Una taglia sui piromani. Soldi a chi aiuta a individuare gli incendiari che stanno distruggendo boschi e patrimonio naturale. La proposta arriva da Amalfi, da un gruppo di operatori economici, che denuncia assenza e abbandono da parte delle istituzioni e vuole fare da sé. Controllo del territorio, vigilanza, e denaro per incentivare collaborazione e denuncia. E' il segno estremo di una esasperazione che, sul fronte incendi, ha attraversato un po' tutta l'Italia, attonita, sbalordita di fronte a una catena di fuoco che ha distrutto oltre 13mila ettari, ed è apparsa inarrestabile, soprattutto in alcune regioni.

Estate di fuoco

Con un brutto gioco di parole, per la Campania in particolare, si potrebbe definire quella in corso una estate di fuoco. Di fiamme e di distruzione, a essere precisi. Decine gli incendi divampati in tutta la Regione, tra luglio e agosto. Focolai sul Vesuvio, che hanno arso decine di ettari del parco alle pendici del Vulcano; ma fiamme anche a Posillipo, ai Camaldoli, agli Astroni, perfino al Vomero, nel cuore della città: praticamente in tutti le piccole sopravvissute selve che ancora resistono al cemento. E poi il Monte Faito, la costiera sorrentina, e quella amalfitana. Incendi che sono stati domati a fatica, dopo giorni di devastazione, e che continuano a divampare su loro stessi, come un fuoco greco della maledizione. 

Chi c'è dietro?

Fin dai primi inneschi, la domanda è corsa insieme all'indignazione. Chi c'è dietro questa incredibile catena di falò? Alcuni hanno gridato al grande disegno di speculazione, ordito non si sa bene da chi: poteri oscuri e occulti, forse palazzinari, imprenditori corrotti, forse la camorra. Una qualche organizzazione che a tavolino avrebbe deciso di dare il via alla distruzione per aprire lo spazio a una catena di profitti, che a dire il vero si fa fatica anche a definire. Speculare su cosa? Sul rimboschimento? Sulla bonifica dei suoli? Sullo smaltimento delle ceneri? O su cos'altro?

La banalità del male

A volte il male, in realtà, è più banale di come immaginiamo. Uno degli autori dei roghi sul Vesuvio, individuato dai carabinieri grazie a un sistema di videosorveglianza, era un abitante della zona e aveva dato fuoco a una porzione di bosco solo per “divertimento”. Ha perso, però, il controllo delle fiamme ed è arrivato a minacciare la sua stessa villetta. Un altro rogo era scaturito, a Giugliano, dal falò di alcune sterpaglie, appiccato da un contadino, che poi – causa la vegetazione secca per la siccità e il vento – aveva perso il controllo del falò. Di recente, poi, si è saputo che il mega rogo di Posillipo, che aveva lambito le case di via Manzoni, era stato causato da alcune lanterne cinesi liberate in cielo da una famiglia napoletana per festeggiare un compleanno. Altro che speculatori, incoscienti.

Farci male da soli

Insomma, più che disegno strategico e terrorismo ambientale, molta sciatteria, molta superficialità, molti comportamenti assurdi e scriteriati, a cui probabilmente si saranno sommati anche azioni dolose e speculative (sono in corso indagini complesse) ma di certo nulla che somigli a quel grande complotto esterno a cui spesso ci si attacca per non vedere la durissima realtà: e cioè che siamo bravissimi a farci male con le nostre stesse mani.

Le falle del sistema

Di sicuro la catena di incendi ha svelato, però, un sistema di controllo, di prevenzione e di pronto (si fa per dire) intervento che ha fatto acqua (se anche questa metafora non risultasse azzardata). Qualcosa non ha funzionato, è evidente: sia nella manutenzione del territorio sia nella prevenzione sia nel monitoraggio sia nella capacità di intervenire tempestivamente e spegnere sul nascere i focolai. Proprio per questo cresce sui territori un senso di abbandono, insieme alla tentazione di un fare da sé, sia controllo sia giustizia.

La taglia sui piromani

Nasce da qui, probabilmente, la proposta di Salvatore Aceto, l' imprenditore di Amalfi che ha lanciato una raccolta fondi per mettere la taglia sugli incendiari. Una ricompensa, insomma, su chi fornirà alle forze dell'ordine notizie utili per individuare i piromani. “In realtà i fondi – aggiusta un po' il tiro l'imprenditore, in una dichiarazione alla Stampa – servirebbero anche per fare prevenzione e controllo del territorio, sempre ovviamente insieme alle autorità pubbliche”.

Domande inquietanti 

Intorno all'imprenditore si stanno radunando altri cittadini e operatori della zona, che vogliono costituirsi in associazione, creare un fondo economico, e dare la caccia ai piromani. Ma non dovrebbe farlo lo Stato? Questo è il punto. “Ci sentiamo abbandonati”, si sfoga coi giornalisti Aceto. “Ad Amalfi  - dice alla Stampa, Carlo Cinque, albergatore della costiera – il primo incendio è divampato il dieci luglio. E' andato avanti per giorni, e poi ne è scoppiato un altro, che ha distrutto molta zona boschiva. Cosa accadrà quando pioverà? Ci saranno frane?”. Domande a cui si spera di non rispondere con nuove emergenze o, subito dopo, con nuove collette.

Antonio Mennadi Antonio Menna   
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